“Il nuovo governo appare alla ricerca di un percorso condiviso che svolga analisi e sintesi tra l’anima movimentista dei pentastellati e la matrice riformista pidiessina. E’ chiamato comunque a proporre agli elettori in temi rapidi una strategia elettorale credibile che ponga un argine fruttifero alla avanzata sovranista che ha come protagonista indiscusso Matteo Salvini”. Lo sostiene il consigliere regionale di Basilicata positiva, Piergiorgio Quarto per il quale “le incongruenze strutturali tra i giallo-rossi sono molteplici, il richiamo ai travagliati rapporti del passato appare ovvio e scontato. Necessita pertanto, proporre in pasto all’opinione pubblica una formula accattivante, facilmente digeribile di nuovo conio. Ecco che per le prossime regionali in Umbria, regione da sempre rossa, ma martoriata dagli ultimi scandali a sfondo sanitario nasce il progetto ‘giunta civica’, ovviamente sponsorizzata dai partiti di governo, con l’audace tentativo giustificatore di valorizzare in toto le perenni istanze (da sempre dimenticate) della società civile”.
“Ma le alchimie improvvisate –dice – meritano in democrazia il plauso e l’avallo del corpo elettorale, non sempre propenso e disponibile a trovare un orientamento nel ‘caos organizzato’ del antisalvinismo ad ogni costo”. Ma non basta, la ribalta politica delle ultime ore, la prima scena, spetta di diritto a Matteo Renzi, appropriatosi con dovuta dedica delle prime pagine dei quotidiani”. “Tema principe – aggiunge Quarto – il suo abbandono da tempo annunciato ma adesso attuato al Pd di Zingaretti. A farla da padrone le opinioni più disparate sull’utilità e sui tempi adoperati per conclamare l’ennesima scissione all’interno della sinistra italiana. ‘Italia viva’, questa la denominazione del nuovo soggetto politico che giura sostegno e fedeltà al Conte bis, sicuro di ritagliarsi un nuovo spazio e di guadagnarsi consensi in uno scenario politico fresco di neobipolarismo, convinto di soppiantare e sostituire in tempi rapidissimi gli schemi per nulla consolidati provenienti dalle risultanti politiche di marzo 2018. Scelta quella renziana, che anticipa sul tempo il rientro alla base e alle origini dell’anima Leu, ansiosa di ricongiungersi con il Pd nuova versione a guida Zingaretti, appena liberatosi dagli ultimi strali centristi”.
“Le considerazioni successive – continua – vertono sulle finalità dell’operato renziano, che ovviamente si ripropone di avere un peso politico superiore rispetto alla realtà passata. Di primo riflesso il neo-schieramento quotato al 5 per cento non ha margini o presunzioni governative di rilievo, aspetto secondario ma non troppo che con progetto non certo celato la neo compagine governativa abbia programmato intese che prevedano in tempi brevi un ritorno in pompa magna al proporzionale stile prima repubblica. Allora il progetto Renzi si svilupperebbe con un peso specifico ben consistente. Ebbene, personalità di rilievo della sinistra italiana e parliamo di politici del livello di Romano Prodi e Walter Veltroni hanno messo in guardia lo stesso apparato del Pd sui rischi di operatività democratica di un ritorno in toto al proporzionale”. “Il ricordo – ancora Quarto – corre ai tanti governi di centro-sinistra a formula pentapartito fine anni settanta, anni ottanta, dove la litigiosità ripetuta dei partiti compartecipi nella coalizione minava alla base l’autorevolezza e la durata degli esecutivi, costretti ad alternarsi in periodi temporali brevissimi al solo scopo di cambiare assetti insignificanti e secondari sulla valenza della compagine governativa”. “Condivido – conclude – le perplessità che il remake del proporzionale determinerebbe nello scenario politico italiano, ancor più in una situazione di crisi economica endemica come l’attuale. Non possiamo permetterci di adagiarci sulla frammentarietà e sull’alternanza ripetuta e continua di coalizioni governative”.
Set 19