Esiste un effetto sostituzione dei lavoratori stranieri a quelli italiani? L´analisi della Fondazione Leone Moressa sulla presenza degli stranieri nei settori di attività e nelle professioni rielaborata dalla CNA di Basilicata
Sul versante delle dinamiche occupazionali, afferma Giovanni Coretti Presidente Regionale CNA , dal 2007 al 2010 la presenza di manodopera straniera nel mercato del lavoro nazionale si è fatta sempre più evidente: da 1,5 milioni di occupati di nazionalità straniera si è passati a poco più di due milioni. Questo ha inoltre determinato nel medesimo periodo di tempo un aumento del peso della componente straniera che dal 6,5% ha raggiunto il 9,1% del totale dei lavoratori in Italia. In termini di variazioni percentuali, se l´occupazione degli italiani è calata del -4,3% (pari a quasi un milione di unità in meno), gli stranieri sono invece aumentati con un ritmo del 38,5% (+578 mila persone).
Relativamente ai settori di attività, prosegue Leo Montemurro Segretario regionale CNA, l´occupazione straniera si distribuisce in tre settori principali: i servizi sociali e alla persona (in cui si concentra il 24,7% del totale dell´occupazione straniera), le costruzioni (16,7%) e la manifattura (19,4%). Ma sono i primi due i settori nel quale la presenza di stranieri si fa più evidente: infatti se nei servizi sociali e alla persona su cento occupati quasi 30 sono immigrati, nelle costruzioni si tratta di 18 persone. Anche il settore degli alberghi e della ristorazione mostra una preferenza nell´assunzione di manodopera straniera, dal momento che il 15,8% di tutti gli occupati in questo settore è straniero, quando in media a livello nazionale si contano 9,1 stranieri su cento lavoratori.
Per quanto concerne, la professionale ricoperta, afferma Coretti, gli stranieri sono occupati prevalentemente in lavori dalla media e bassa qualifica. In particolare oltre un terzo degli immigrati (37,7%) è occupato in professioni non qualificate, anche considerando il fatto che su 100 occupati con queste caratteristiche 33 sono stranieri. Il 28,3% degli stranieri ricopre funzioni da operaio specializzato e il 14,5% è un professionista qualificato. Dal 2007 al 2010 il numero di stranieri è cresciuto maggiormente proprio tra le professioni meno qualificate, dal momento che si contano 356mila immigrati in più in questa professione e 33mila italiani in meno. Un vero e proprio effetto sostituzione si è verificato nelle fila degli artigiani e degli operai specializzati dove a fronte di una riduzione di 174mila italiani, la crescita degli immigrati è stata di 132mila unità. Effetto molto presente in quasi tutte le realtà del centro-nord, ancora oggi poco consistente per il Sud ma in continua crescita nonostante le difficoltà del Sistema produttivo di questi ultimi anni.
Relativamente all’effetto sostituzione, conclude Montemurro, in quasi tutte le 25 professioni prese a campione per l’indagine tra le quali segnaliamo quelle di più specifica rilevanza per il mondo dell’artigianato – saldatori, montatori, lattonieri, pittori, stuccatori, laccatori, parchettisti, falegnami, autisti conduttori di veicoli, panettieri e pasticceri, manovali edili,pavimentatori, idraulici ed installatori – si rileva un avvicendamento tra manodopera italiana e straniera tra il 2007 e il 2010. Sembra infatti che molte professioni “manuali” siano state “snobbate” dagli italiani, che hanno lasciato progressivamente il posto agli stranieri. In molte categorie professionali si è infatti assistito ad un vero e proprio effetto sostituzione. L´intensità però di tale sostituzione non è però univoca. Per alcune professioni si osserva un “over sostituzione”, ossia i nuovi ingressi di stranieri hanno di gran lunga superato gli abbandoni degli italiani: si tratta in questo caso di categorie professionali legate alla ristorazione (cuochi, camerieri, baristi), ai lavori non qualificati nell´industria e alle figure di saldatori, montatori e lattonieri.