Nei suggestivi Ipogei Motta è andata in scena per tre volte consecutive a partire dal pomeriggio di domenica 22 settembre la rappresentazione teatrale “La strage di Matera”, a cura di Ulderico Pesce, ispirata ai tragici avvenimenti del 21 settembre 1943.
Lo spettacolo è il risultato di un laboratorio teatrale tenuto nel Campus universitario da Ulderico Pesce ed altri professionisti, che ha coinvolto attori e musicisti materani e una parte della comunità di Matera. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con il Centro Mediterraneo delle Arti, con il sostegno del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione e il patrocinio di: Ministero per i Beni e le attività culturali, Regione Basilicata, Comune di Matera e Circolo La Scaletta.
In scena gli attori Ulderico Pesce, Patrizia Gorga e Lara Chiellino e i protagonisti del laboratorio teatrale: Adele Catalano, Alberico Larato, Anna Gravela, Antonella Centonze, Antonella Petrazzuolo, Antonio Lifranchi, Brunella Lamacchia, Chiara Zaccaro, Daniela Ippolito, Emanuele Cristallo, Esther Santarsiero, Gabriele Agamennone, Giuseppe Frega, Giuseppe Calia, Ines Schiavone, Laura Arleo, Lucia Laterza, Maddalena Bonelli, Monica Petrara, Nicola Cardinale, Patrizia Minardi, Roberto Pietracito, Rosa Di Pede, Simona Albanese e Vincenzo D’Orsi.
Nelle note di regia Ulderico Pesce scrive: “La memoria è la chiave del futuro. Matera ha una grande memoria. Ha molte chiavi per aprire il futuro. Tra queste c’è la prima rivolta italiana contro i nazisti quando, il 21 settembre del 1943, riuscirono a cacciare i nazisti invasori. Le scintille della rivolta scoppiarono nell’oreficeria Caione in via San Biagio e nella barberia Campanaro in Piazza Vittorio Veneto. A proposito di memoria, di porte e di chiavi, dobbiamo impegnarci affinché questi due luoghi diventino due importanti simboli della “lotta italiana” contro il nazismo. Vedere che in questi luoghi oggi ci sono un bar e un locale di “macchinette” che vendono i “cavatappi alla amatriciana” in busta e “la pasta al pesto”, è un po’ triste. Questi luoghi sono, con altri, i più alti simboli della nostra terra. Dovrebbero essere “case della memoria”. Questo nostro lavoro vuole dare un piccolo contributo alla costruzione di un percorso da compiere”.
Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione Matera Basilicata 2019 e dal Centro Mediterraneo delle Arti in sinergia con l’Università di Basilicata, è frutto di un laboratorio tenuto nel Campus universitario da Ulderico Pesce ed altri professionisti, che ha coinvolto attori e musicisti materani e una parte della comunità di Matera. Sono state fatte interviste ai discendenti dei materani uccisi dai nazisti, ai discendenti dei protagonisti della rivolta, ai familiari delle persone coinvolte nella sparatoria avvenuta nella oreficeria Caione in via San Biagio, e ai familiari delle persone che nella barberia di Nicola Campanaro, in Piazza Vittorio Veneto, assistettero al ferimento del soldato tedesco di origine austriaca. Attraverso piccoli monologhi ogni attore diventa protagonista di uno degli episodi che hanno segnato la storia di Matera, prima città del Sud a ribellarsi all’oppressione nazi-fascista. Oltre all’episodio dell’oreficeria Caione, si ricordano le stragi dei tedeschi compiute a Matera, al palazzo della Società Elettrica in via Lucana e alla Milizia, fatto esplodere mentre c’erano all’interno sedici materani. Solo uno riuscì a salvarsi, Giuseppe Calderaro, classe 1922, originario di San Donato, centro della provincia di Lecce. Uno spettacolo di memoria storica nel quale Ulderico Pesce inserisce anche riflessioni divertenti sull’effetto Matera 2019 nella città dei Sassi, grazie ad un divertente “siparietto” che coinvolge due massaie, una di Potenza e una di Matera, sul tema legato a “Matera capitale europea della cultura”.
La ricerca effettuata è confluita in un copione teatrale scritto da Ulderico Pesce, che ha diretto lo spettacolo e lo ha concluso con un commovente intervento teatrale insieme a Chiara Zaccaro.
Ulderico Pesce: “La memoria è la chiave del futuro. Matera ha una grande memoria. Ha molte chiavi per aprire il futuro. Tra queste c’è la prima rivolta italiana contro i nazisti quando, il 21 settembre del 1943, riuscirono a cacciare i nazisti invasori. Le scintille della rivolta scoppiarono nell’oreficeria Caione in via San Biagio e nella barberia Campanaro in Piazza Vittorio Veneto. A proposito di memoria, di porte e di chiavi, dobbiamo impegnarci affinché questi due luoghi diventino due importanti simboli della “lotta italiana” contro il nazismo. Vedere che in questi luoghi oggi ci sono un bar e un locale di “macchinette” che vendono i “cavatappi alla amatriciana” in busta e “la pasta al pesto”, è un po’ triste. Questi luoghi sono, con altri, i più alti simboli della nostra terra. Dovrebbero essere “case della memoria”. Questo nostro lavoro vuole dare un piccolo contributo alla costruzione di un percorso da compiere”.
La fotogallery dello spettacolo (foto www.SassiLive.it)