Attenzione condivisa tra Cia-Agricoltori e ARCI Caccia sul tema della gestione della fauna selvatica che hanno deciso di tenere tavoli di lavoro a livello nazionale e locale per affrontare seriamente la questione e sollecitare il giusto intervento istituzionale. L’iniziativa è stata concordata nel corso di un incontro tra i rispettivi presidenti nazionali Dino Scanavino e Piergiorgio Fassini che si dicono d’accordo sulla necessità di individuare forme adeguate al contenimento e di tutela delle colture, come sull’importanza di aprire tavoli ad hoc tra parti coinvolte, istituzioni, enti e associazioni per ragionare sulle soluzioni e valutare tutte le azioni possibili da intraprendere sia a livello regionale, nazionale che europeo.
La Cia-Agricoltori Basilicata – che nei giorni scorsi ha incontrato prima il presidente dell’Anci Salvatore Adduce e successivamente il Prefetto di Potenza Annunziato Vardè – prosegue la mobilitazione sul territorio, sottolineando che non passa giorno che associati non denuncino danni provocati da branchi di cinghiali che arrivano nei centri abitati con pericolo diretto per i cittadini.
“Il confronto rinnovato con l’ARCI Caccia rientra pienamente tra gli intenti che Cia sta concretizzando attraverso ‘Il Paese che Vogliamo’ e il suo roadshow da Nord a Sud Italia -ha commentato il presidente di Cia-Agricoltori Dino Scanavino. Solo così possiamo costruire un dossier valido da presentare al governo che ponga tra gli altri temi, quello della gestione della fauna selvatica nella giusta rilevanza a salvaguardia dell’agricoltura e degli agricoltori, come -ha concluso Scanavino- di tutti i cittadini dalle aree interne ai centri urbani”.
Tra le proposte ribadite la possibilità da parte degli agricoltori possessori di regolare porto darmi di concretizzare azioni di autotutela e di salvaguardia delle colture e del patrimonio fondiario e degli allevamenti; nelle more delle modifiche della legge 157/92 che regola la materia il governo centrale emani un dispositivo autorizzativo a favore delle Regioni che dia la possibilità alle stesse di dar vita, di concerto con le autorità sanitarie e ambientali, a piani straordinari di gestione degli abbattimenti definendo controlli, utilizzo e smaltimento dei capi abbattuti.
Sono 7 i punti chiave per invertire la rotta sulla questione animali selvatici: sostituire il concetto di protezione con quello di gestione; ricostituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato tecnico faunistico venatorio, a cui dare le competenze oggi divise in diversi ministeri; distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria; prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario, adeguatamente preparato e munito di licenza di caccia; rafforzare l’autotutela degli agricoltori sui propri terreni; prevedere un risarcimento totale del danno subito dagli agricoltori; rendere tracciabile la filiera venatoria per la sicurezza e la salute pubblica.