“Come ha scritto Josefa Idem, ex canoista tedesca campionessa mondiale e olimpica, fino a quando le donne saranno tenute ai margini dei processi decisionali e politici in materia di sport, sarà impossibile veicolare una nuova immagine in cui sono protagoniste”. Un pensiero che la presidente della commissione Pari Opportunità del Consiglio regionale, Angela Blasi, condivide in pieno. “Pur apprezzando i passi in avanti con la rappresentanza femminile ai tavoli decisionali, un esempio recente è la nomina del difensore civico della Basilicata, Antonia Fiordelisi, nella Corte federale della Figc, questo non basta – sottolinea Blasi – perché la normativa nazionale sui rapporti di lavoro nello sport (Legge 91 del 1981) continua a essere carente. Secondo le nostre istituzioni migliaia di atlete praticano sport solo per hobby. La Commissione pari opportunità della Regione Basilicata, da tempo sta portando avanti la battaglia per il riconoscimento del professionismo femminile in tutti gli sport. Certo, in Basilicata, ci sono esempi virtuosi di sportive che ce l’hanno fatta: Francesca Palumbo, vincitrice della medaglia di bronzo ai Campionati europei di scherma 2019, il ‘Futsal Episcopia’ che ha vinto la coppa Italia femminile di Calcio a 5, la ‘Bcc Basilia Basket’ e tutte le atlete che riempiono le pagine sportive. Un plauso va anche agli organizzatori di eventi pensati per veicolare concetti quali l’importanza dello sport come strumento di inclusione. ‘Basket in Rosa’, realizzato a Potenza dalla ‘Bcc Basilia Basket’, approdata in serie B, è un esempio che va in tale direzione”.
“La legge 91 del 1981, pensata per regolare i rapporti di lavoro in ambito sportivo, dice ancora Blasi – lascia alle Federazioni la possibilità di scegliere se aprire le porte al professionismo in base alle direttive del Coni. A 38 anni di distanza, non sono state emanate le direttive di attuazione e soltanto quattro discipline sportive sono regolamentate. Le federazioni hanno sempre inquadrato le donne tra i dilettanti. Anche nei campionati più importanti, i pagamenti esistono sotto forma di rimborsi spese o assunzioni fittizie da parte di uno sponsor, le cui scelte spesso vengono fortemente condizionate dall’aspetto fisico delle atlete. Le sportive che raggiungono traguardi importanti guadagnano meno della metà dei colleghi uomini e paradossalmente più si sale di livello e più il differenziale cresce. A livello nazionale – conclude Blasi – sono state presentate alcune modifiche alla legge. Ci auguriamo che vengano recepite o che si possa scrivere una nuova normativa che rispetti la professionalità e l’impegno di tutti gli sportivi.