“La riforma con cui si vuole restringere il Parlamento va contro quel principio di rappresentatività che è il sale della democrazia, così come è stata immaginata dai padri costituenti. Questo antiparlamentarismo mascherato da lotta alla casta evoca sinistramente l’‘Aula sorda e grigia’ dalla quale ci eravamo liberati una volta e per sempre con la Costituzione nata nel dopoguerra, una carta costituzionale che sanciva una serie di garanzie fondamentali, tra le quali la rappresentanza territoriale. Se questa discutibile riforma dovesse passare diverse regioni si ritroverebbero invece fortemente ridimensionate e ridotte alla quasi totale irrilevanza, specialmente al Senato”.
È quanto dichiara il senatore Saverio De Bonis commentando il sì della Commissione affari costituzionali della Camera alla riduzione da 600 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori eletti.
“La battaglia per il taglio dei costi della politica, istanza originaria del Movimento Cinque Stelle, dopo l’esperienza di governo con la Lega è stata trasfigurata in un taglio dei parlamentari che non ha nulla a che vedere con la trasparenza, e rischia di compromettere seriamente il pluralismo. Quelli che nel 2016 gridavano ‘Giù le mani dalla Costituzione’ sono gli stessi che oggi sono pronti a sacrificare interi territori e fasce di elettorato”.
“Regioni come Basilicata, Molise, Val D’Aosta, ma anche Friuli Venezia-Giulia, Liguria, Umbria e Sardegna vedrebbero una intollerabile compressione della rappresentanza e dunque del pluralismo. È assurdo, per esempio, che un territorio strategico come quello lucano rischi di perdere il sacrosanto diritto di far sentire la propria voce su questioni fondamentali e di consegnare le decisioni sul suo futuro a soggetti terzi”.
“Come si intende porre rimedio a questi paradossi antidemocratici resta tutto da vedere. Non mi sembra che ci siano idee chiarissime nemmeno sulla legge elettorale, rispetto alla quale entrano in azione giochini e calcoli che poco hanno a che fare con il bene del Paese. E a tal proposito, la proposta di Calderoli o di chicchessia, che vorrebbe spingere verso il maggioritario, mi trova assolutamente contrario, come lo sono sempre stato, fin da quando lo portava avanti Marco Pannella. L’unica forma sensata, e rispettosa del principio pluralista su cui è stata costruita la nostra nazione all’indomani della guerra, rimane il proporzionale, possibilmente con una bassa soglia di sbarramento, diciamo al 3%. I giochi di prestigio li lascio ad altri”.