Negli ultimi cinque anni le strutture sanitarie accreditate lucane sono state considerate alla stregua di sterili centri di costo, e come tali, ad essi sono state imposte norme penalizzanti in conseguenza di necessità di contenimento delle finanze pubbliche teoricamente introdotte da leggi nazionali, sminuendo, di fatto, il valore e il ruolo che il comparto privato-accreditato riveste nel sistema della sanità regionale in termini di prossimità verso il cittadino, di integrazione dei servizi sanitari erogati dalle strutture pubbliche e di forza lavoro. Si sono cosi determinate una serie di criticità importanti che, solo grazie al senso di responsabilità professionale dei titolari di strutture sanitarie ed alla loro capacità di adattamento gestionale sono state attenuate affinché non sortissero effetti negativi sulla qualità delle prestazioni e sui livelli occupazionali. E’ questa la posizione dell’Anisap illustrata da presidente regionale Roberto Cicchetti e dal vice presidente nazionale Antonio Flovilla alla Quarta Commissione.
Le criticità, in sintesi, possono essere così elencate
1.DETERMINAZIONE DEI FABBISOGNI REALI DI PRESTAZIONI E COPERTURA FINANZIARIA. Si consideri – ha detto Cicchetti – che ad oggi il settore registra un “fabbisogno non soddisfatto”, così come definito dagli uffici ASP/ASM, del 25-30 % ovvero le risorse per finanziare l’intero fabbisogno che le strutture sanitarie registrano ed erogano quotidianamente in termini di prestazioni di fatto non sono sufficienti a coprire il 100%, ma soltanto un 70-75% circa. Ad oggi, nonostante l’annullamento delle DGR relative ai tetti di spesa, la totalità delle strutture sta erogando senza la dovuta copertura finanziaria sacrificando proprie risorse economiche e mettendo a rischio la tenuta delle proprie attività, ma salvaguardando il diritto del cittadino ad accedere a percorsi diagnostici e di cure. In alternativa a questa situazione non più procrastinabile, ovvero la insufficienza di risorse che, ricordiamo, si è ripetuta nel quinquennio precedente, si va concretizzando se pre di più un blocco della erogazione delle prestazioni da parte delle strutture sanitarie accreditate con conseguenziale ripercussione sulle liste di attesa e sulla spesa sanitaria diretta a carico del cittadino. In questo contesto, però, la DGR 432 riafferma e blocca per i prossimi due anni (2019-2020) le risorse totali, che, ricordiamo, sono cristallizzate dal 2014, il cui valore, pari alla spesa del 2011 meno il 2%, si è dimostrata, negli anni precedenti, e si dimostrerà nel 2019 ampiamente insufficiente per circa un 25-30%%. Il fondo integrativo previsto dalla DGR n. 67, poi, pari al 1.5%, non può assolutamente compensare il fabbisogno di prestazioni che già viene soddisfatto dalle strutture al difuori del budget totale. Nel merito della DGR n.432, quindi, nulla di nuovo sul fronte dei tetti di spesa per le strutture sanitarie private accreditate alle quali purtroppo solo a parole si riconosce il ruolo di cooperazione paritaria con il sistema pubblico, dimostrando scarsa consapevolezza circa il valore e l’efficacia del lavoro che i nostri centri svolgono per contribuire allo snellimento delle liste di attesa, questa Commissione, infatti, ne ha richiesto la revoca giustamente.
2. DEFINIZIONE DI NUOVI CRITERI PER LA ASSEGNAZIONE DEI TETTI DI SPESA.
Con la DGR 432 i criteri si basano su dati puramente economici ovvero sul dato medio relativo al fatturato delle strutture private accreditate nell’ultimo triennio. Tale meccanismo, non tiene conto delle peculiarità delle strutture e non è correlato ai fabbisogni reali espressi dai cittadini in termini richiesta di prestazioni.
Il meccanismo, applicato nell’ambito di risorse insufficienti e fisse, premia maggiormente le strutture con maggiore tendenza ad incrementare la propria produzione, ma, purtroppo, a scapito di quelle strutture la cui produzione si mantiene stabile. SI genera, in questo modo, una competizione anomala tra le strutture in quanto le stesse concorrono alla assegnazione delle risorse previste (€ 25.7 milioni circa) in un gruppo estremamente eterogeneo nel quale coesistono strutture completamente diverse tra di loro sia per tipologia di prestazioni erogate che di volume di produzione, afferenti cioè alle diverse branche.
A conferma di ciò, estrapolando i dati relativi dal prospetto elaborato dall’ufficio Strutture Convenzionate/accreditate della ASP, che ha già dato applicazione operativa alla DGR 432, si rileva una distribuzione assolutamente sbilanciata delle risorse verso alcune branche (FKT) a danno di altra (Laboratorio) e vale a dire che:
• Vengono assegnati alla branca Laboratorio soltanto € 6.243.074 rispetto ad un fabbisogno calcolato in proiezione sul 2019 di € 9.282.887; vale a dire -33% rispetto al fabbisogno totale, un dato estremamente penalizzante che non trova riscontro in altre branche.
In questo modo non viene rispettato il fabbisogno reale (calcolato come incidenza % delle prestazioni di laboratorio rispetto al totale delle prestazioni) del 27.5 % della branca laboratorio (ma soltanto il 24% di € 25.738.00), con un decremento della relativa assegnazione di circa € 700.000. Sotto-finanziare una branca come quella del laboratorio non ha senso logico se consideriamo che le prestazioni di laboratorio, come scientificamente avvalorato da autorevoli studi, sono alla base del 75% delle decisioni cliniche.
3. NUOVA CONTRATTUALIZZAZIONE DI STRUTTURE GIÀ AUTORIZZATE ED ACCREDITATE.
Alcuna risorsa è stata destinata a quelle strutture che, pur avendo superato gli step dell’autorizzazione ai sensi della legge 28/2000 e dell’accreditamento, da tempo (anni) aspettano di poter erogare prestazioni per conto del SSN ovvero vedersi assegnare un budget ed accedere al contratto.
A fronte di queste problematiche che impattano fortemente sulla operatività delle strutture sanitarie accreditate che, ricordiamo, sono costituite da persone/operatori specializzati del settore (se ne contano circa 600, una forza lavoro non indifferente capace di assorbire anche giovani professionalità nel settore della medicina), le strutture si ritrovano a dover assolvere ad una richiesta di prestazioni ben superiore alla loro capacità economica e finanziaria di erogazione in ambito extra-budget. Pertanto il rischio di interruzione della erogazione delle prestazioni si va configurando sempre più concretamente in questo anno 2019. Ne deriverebbe un inevitabile allungamento delle liste di attesa o, addirittura, l’introduzione di liste di attesa per la richiesta di prestazioni che per loro peculiarità non l’hanno mai avute, si pensi alle prestazioni di laboratorio. In alternativa, per ovviare a questo scongiurabile inconveniente, il cittadino dovrà sostenere una spesa aggiuntiva a suo carico gravando oltre misura sul proprio budget familiare, procrastinare le cure o addirittura, in alcuni casi, rinunciarvi.
Flovilla ha insistito perchè il piano dei fabbisogni sia reale e non rinveniente da calcoli meramente statistici utili – ha detto – solo a far quadrare i conti ma non a risolvere i problemi. Tra i tanti nodi da sciogliere il vice presidente nazionale FederAnisap ha citato: la non applicazione della LR che prevede la disponibilità del ricettario ai medici delle strutture; i nuovi contratti per le stesse strutture per specialità careni, mai realizzati; la LR 28/2000 da aggiornare perchè è stata “strattonata” da più parti e per le più svariate esigenze. I tetti di spesa – ha affermato ancora Flovilla – vanno calcolati su parametri economici “validati” tenendo conto che ci sono risorse destinate all’ospedalità (ex Clinica Luccioni) che restano da due anni “parcheggiate”.