Inaugurata nel pomeriggio nella Corte San Leonardo, nel Sasso Caveoso di Matera, la mostra fotografica “Matera con gli occhi di Salvatore” dell’artista emiliana Pamela Martinelli.
Un viaggio a Matera, l’incontro con la guida turistica Salvatore Locuratolo e la voglia di descrivere i luoghi visitati attraverso gli scatti per ripercorrere con gli occhi e con il cuore le bellezze di una città unica al mondo, designata quest’anno capitale europea della cultura.
Di seguito le dichiarazioni dell’artista Pamela Martinelli che descrivono gli scatti presentati in questa mostra fotografica inaugurata nei Sassi di Matera, presso Corte San Leonardo.
“Matera è una delle città con origini più antiche ma è sicuramente l’unica ancora abitata, viva e proiettata verso il futuro”.
Salvatore pronuncia queste parole quando inizia a raccontare la sua città, lo fa con grande passione e coinvolgimento perché la sua famiglia è stata parte attiva nello scrivere un pezzo della sua storia.
Oggi fa la guida turistica e il mio intento con questo fotoracconto è di presentarvi Matera con occhi diversi:quelli di Salvatore.
Le origini sono antichissime, tutta la zona era sommersa dalle acque marine, troviamo infatti, fossili incastonati nei muri e buchi che indicano l’attività dei datteri di mare.
In un mare primordiale,su uno spesso strato di depositi organogeni più antichi (calcare depositatosi 60-65 milioni di anni fa), si deposita uno strato di calcarenite molto più tenera e debolmente cementata (chiamata volgarmente ed impropriamente “tufo”).
In seguito a movimenti tettonici che coinvolgono tutta la piattaforma mediterranea si originano i corrugamenti che portano alla emersione di questo fondo di mare con le conseguenti fratture della piattaforme (gravine).
Con il ritiro delle acque marine si origina, quindi, una emersione di queste spaccature che divide lo “strato-tutto” in due parti.
Superiormente la calcarenite con evidenti segni della erosione marina (fronti di ripa), mentre, più in basso, si presenta il calcare con evidenti segni di carsismo.
La friabilità della calcarenite ha permesso il primo “intacco” grottale sui “fronti di ripa”, successivamente, l’azione dell’uomo ha ampliato e modificato l’ambiente adattandolo alle sue esigenze…
…e dove possiamo, ancora oggi, trovare grotte primordiali utilizzate come rifugio per pastori, briganti e qualche chiesa rupestre, testimonianze di una presenza di un monachesimo con influssi orientali e tardo-medievali.
Il nucleo urbano quindi ha avuto origine dalle grotte naturali scavate nella roccia e successivamente modellato in strutture sempre più complesse all’interno di due grandi anfiteatri naturali:il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, tra i quali, svetta la Civita.
Da sempre quindi è presente la convivenza tra città costruita e città scavata.
Le grotte cambiano la destinazione d’uso secondo il periodo storico.
Erano abitazioni, stalle, cantine, chiese rupestri e cisterne che erano servite da una rete di canali predisposti per la raccolta dell’acqua piovana, spesso corredate di vasche di sedimentazione in successione.
All’inizio del 1800 inizia un periodo di forte decadenza per Matera, che perde il ruolo di Capoluogo di Regione.
Nel 1700 le classi abbienti, finora allocate nei Sassi con chiara distinzione del ceto sociale (case palazziate ed elementi architettonici ricercati), lasciano le loro case e si trasferiscono al “piano”.
I Sassi divengono il ricettacolo sovrappopolato dalle classi meno abbienti ed in condizioni igienico-sanitarie inimmaginabili.
La popolazione è esorbitante ed ammassata in condizioni di estrema promiscuità; la mortalità infantile è a livelli africani.
Le grotte diventano casa-grotta-stalla-cantina;il sistema idrico è inesistente, le strade sono fogne a cielo aperto.
I primi interventi per provare a risanare la situazione risalgono al periodo fascista con la copertura delle due linee d’acqua-chiavica trasformate nelle due strade di uscita dai due Sassi e la costruzione della strada (panoramica) che, finalmente, li collega e sotto le due strade viene intubata la linea d’acqua (fogna).
Ad opera del regime fascista viene realizzata il primo decisivo intervento di modernizzazione con delle vie di comunicazione per agevolare gli spostamenti e la costruzione dei primi impianti idrici, (le fontane ne sono la testimonianza) e viene portata l’elettricità dapprima solo esterna.
Nel 1945 Carlo Levi nel libro “Cristo si è fermato ad Eboli” denuncia lo stato di degrado della popolazione e, nel 1950, Alcide De Gasperi definisce Matera “vergogna Nazionale” e dà l’ordine di sfollare i Sassi incaricando il Genio Civile di redigere il catasto delle grotte e di tutto il costruito e di provvedere al trasferimento di tutta la popolazione negli appositi rioni di case popolari.
Il nonno di Salvatore è tra gli uomini mandati da De Gasperi e vede con i suoi occhi le terribili condizioni in cui vivevano questi ultimi abitanti dei Sassi di Matera.
La zona dei Sassi diventa, da quel momento, una città fantasma all’interno della quale non entrava più nessuno
“Grande fu il dibattito per decidere che cosa farne dei Sassi; nel 1958, a Sassi ormai già evacuati, le forze sociali cittadine proponevano un museo a cielo aperto, ma un piccolo gruppo di ragazzi “impegnati” , con forza si opposero a tale progetto di “mummificazione”.
Così racconta, infervorato, Salvatore.
Nel 1959 nasce il circolo “La Scaletta”, ne fanno parte 20 ragazzi, oltre al papà di Salvatore, allora minorenne, che lottarono tanto duramente da acquistare, con una loro colletta, un intero palazzo nobiliare e portare in questa sede il loro Circolo, creando idee e progetti per ridare vita ai Sassi.
E fu così che si insediarono nuove attività economiche e di servizi, vennero riutilizzate le vecchie abitazioni costruendo il nuovo, ma conservando il vecchio.
Nel 1993 l’Unesco dichiara i Sassi di Matera “Patrimonio Mondiale dell’Umanità
La consapevolezza delle loro origini si legge negli occhi dei materani che oggi ri-abitano nei Sassi; con orgoglio mostrano la loro abilità nella lavorazione del tufo e con altrettanto orgoglio si impegnano quotidianamente nell’accogliere i turisti che da ogni parte del mondo vengono a Matera, Capitale europea della cultura 2019.
Da Murgia Timone, guardo Matera, e ringrazio Salvatore, che ha saputo attraverso il suo racconto trasmettermi l’amore per questa città.