Un piccolo campanello d’allarme utile ad avviare una riflessione sullo stato dell’agricoltura biologica in Basilicata: al 31 dicembre 2018, la superficie coltivata ad agricoltura biologica per la prima volta dopo anni segna una diminuzione dell’1,1 per cento attestandosi di poco sotto i 101mila ettari e rappresenta il 5,6 per cento della superficie complessiva (le aziende invece pesano per il 20,6 per cento sul totale). Lo riferisce Anabio-Cia Basilicata sulla base delle elaborazioni effettuate dal SINAB. C’è però da segnalare – è scritto nella nota – che gli operatori bio da noi aumentano dell’1,6 per cento. Sono in totale 2.271 di cui 2.064 “esclusivi” nel senso che si occupano solo di coltivazioni biologiche. Quanto alle tipologie di produzioni in Basilicata i cereali si confermano al primo posto con 35.600 ettari, seguiti dalle colture foraggere (17.300 ettari); l’olivo è a quota 5.500 ettari a conferma della crescente domanda di olio bio e poi ortaggi (quasi 4 mila ettari), frutta (1.700 ettari) mentre il vino biologico a noi è solo una”nicchia” produttiva con meno di 1000 ha di vite. A livello nazionale, rispetto all’anno 2017, le Superfici biologiche sono aumentate del 3% con 49 mila ettari in più. Nel 2018, come per l’agricoltura italiana, anche per l’agricoltura biologica i 3 principali orientamenti produttivi restano i Prati pascolo, le Colture foraggere ed i Cereali (326.083 ha). A queste categorie seguono, per estensione, le superfici biologiche investite ad Olivo e a Vite .L’analisi della distribuzione regionale delle superfici biologiche, nel 2018, indica che le estensioni maggiori si trovano in Sicilia (385.356 ha), Puglia (263.653 ha), Calabria (200.904 ha) ed Emilia-Romagna (155.331); in queste 4 Regioni è presente il 51% dell’intera superficie biologica nazionale. L’Anabio che raccoglie l’adesione di circa 600 aziende bio lucane sul piano organizzativo è impegnata in cinque comprensori e in una dozzina di filiere di produzione che variano dall’olio, al vino, al miele, al grano, sino all’ortofrutta. Si punta a rafforzare i distretti biologici che si inseriscono nel dibattito sulla capacità di integrazione tra agro-alimentare e territorio, al fine di migliorare la qualità della vita nelle comunità rurali. Sono un vero e proprio fenomeno territoriale connotati dalla forma di sviluppo endogeno che ha preso vita in seguito all’azione combinata di alcuni elementi quali la presenza di un piano di sviluppo, la partecipazione degli attori locali e la presenza di forti attitudini imprenditoriali.
Inoltre, sono 34 le imprese agricole della Filiera BIO+ promossa da Agrinsieme Basilicata (Cia, Confagricoltura, Cooperative Italiane, Copagri), di cui 28 che coltivano cereali e leguminose da granella con metodo biologico, 3 che coltivano uve di varietà aglianico nella zona del Vulture, 2 coltivano il fungo Cardoncello e una sulla produzione di frutta secca con particolare riguardo alle mandorle dolci. L’investimento del progetto supera i 10milioni di euro. Queste imprese fanno una Produzione Lorda di oltre 63.000 quintali, di cui gran parte proviene dal settore cerealicolo ma buone sono anche le produzioni delle uve, dei funghi e di frutta secca. Sono aziende professionali con una media di oltre 50 ha – azienda investiti a coltura biologica e con una produzione media di oltre 1.700 quintali cadauna.
Ott 07