Il Consigliere Regionale Vincenzo Acito, in quota Forza Italia, è intervenuto oggi nell’ambito della seduta straordinaria del Consiglio Regionale della Basilicata, dando una sua lettura strategica sul tema della Sanità, che è tornato all’ordine del giorno, grazie ad una Relazione di Rocco Leone, Assessore alle Politiche della Persona, che ha voluto dare una lettura di scenario di quello che è il Sistema Sanitario Regionale.
Il Consigliere Acito, nell’ambito della discussione che ne è seguita, ha scelto di partire dalle criticità del nostro Sistema Sanitario Regionale, per arrivare ad individuare poi delle aperture e delle risposte sui periodi breve, medio e lungo termine.
Partendo proprio dalle criticità, Acito sottolinea come l’impostazione data fino ad oggi alla gestione della Sanità lucana stenti a dare delle risposte ad alcune nuove, emergenti patologie: “Penso ad esempio ai Bisogni educativi speciali (BES), ai Disturbi dell’apprendimento (DSA), alle patologie correlate al Gioco d’azzardo (GAP), ai Disturbi dell’alimentazione, alle varie e complesse Disabilità psico-fisiche, all’Autismo, all’Obesità infantile, alle numerose Malattie Rare, alle Sindromi Neuro-degenerative, per non parlare di quella mina vagante rappresentata dalla mancata, particolareggiata conoscenza dello stato di salute dei nostri immigrati, che ad oggi non hanno avuto nessun segno di attenzione da parte del comparto sanitario regionale. Tutte queste patologie hanno la stessa dignità di trattate negli ospedali, e vanno quindi inserite nei piano di finanziamento in maniera adeguata”.
Ripensare il Sistema Sanitario, in modo che gli ospedali possano alleggerirsi del “peso” dei così detti codici “bianchi”, e lasciare alla gestione dei Pronto Soccorso solo le effettive urgenze ed i traumi che richiedono un primo intervento ed una ospedalizzazione. Questo potrebbe avvenire, ad esempio, dando una maggiore “centralità” al ruolo dei Medici di Base, oltre che alle stesse Farmacie, che potrebbero essere ricollocate come “Punti di Prima Assistenza” per le urgenze meno gravi. Questo consentirebbe un sicuro vantaggio soprattutto nei centri minori, con pochi abitanti, che scontano anche il fatto di essere lontani dagli Ospedali, e penalizzati da tragitti impervi che dai paesini portano fino a nosocomi posti nei centri urbani più popolosi.
“Molti spunti mi sono arrivati dall’ottimo Piano della cronicità del Ministero della Sanità, del 2016, che di fatto sposta l’attenzione dalla centralità degli ospedali all’assistenza domiciliare, ed al potenziamento dei servizi sanitari di base e del territorio. Valorizzare quindi il servizio di prossimità al cittadino, l’assistenza territoriale e del 118. Sarebbe interessante, pur alla luce di una Sanità gestita a livello locale, poter immaginare un approccio interregionale alla materia, con accordi di confine e con i grandi poli universitari per le patologie più complesse” Un “sostegno” alla sanità pubblica potrebbe, paradossalmente, venire anche dal Privato “In passato non si è creduto nella necessità di coinvolgere l’imprenditorialità privata per una sanità accreditata di buon livello ed in competizione con la sanità pubblica, che viene ridotta al 2/3% della spesa sanitaria attualmente destinata a questo settore, e che dovrebbe invece essere ampliato, oltre a rideterminare i Manuali per l’autorizzazione, l’accreditamento e la contrattualizzazione delle strutture private e rivedere con questa nuova mentalità le Delibere assunte nella scorsa Legislatura. Insomma nuove soluzioni per i servizi sanitari da offrire ai cittadini che vivono tanto nelle città più grandi e meglio collegate, quanto nelle zone più periferiche della nostra Regione”. Altre problematiche sono poi legate a temi generali che interessano la Sanità in tutta Italia, ma che da noi sono ancora più “sentiti”: la scarsità di Medici Specialisti, come pure segnalato da tempo dall’Ordine dei Medici.
“Ed in particolare il tema della “povertà” rientra prepotentemente in questa questione, perché questa spesso viene determinata, in alcuni casi specifici, anche alle volte dalla presenza, nel nucleo familiare, di soggetti con patologie o esigenze di assistenza socio-sanitaria, come anche di incapacità ad instaurare relazioni soddisfacenti e continuative con il proprio ambiente di vita, che genera esclusione sociale ed abbassamento della qualità della vita” sottolinea ancora Acito, che comincia a tracciare delle soluzioni concrete: Più Assistenza Domiciliare “Ciò significa migliore qualità della vita e risparmi nella spesa sanitaria, ma per farlo occorre spingere al massimo le politiche di formazione, messa in rete ed inclusione dei Care Giver, dei familiari in condizione di assumere impegni assistenziali e terapeutici, magari anche con incentivi economici; Potenziare i Consultori, per favorire le nascite, per la genitorialità. Più Assistenza sanitaria oltre gli ospedali. Una concreta politica di sanità sul territorio, finalizzato ad alleggerire il lavoro degli ospedali e dei Pronto Soccorso. Ruolo unico dei Medici di Medicina Generale, Riforma della Continuità assistenziale e del 118, potenziamento dei Distretti, Realizzazione di Case della salute, valorizzazione delle Farmacie, soprattutto nei piccoli comuni, quali “Punto salute” per il cittadino, servizi di informazione e consulenza, assistenza ai malati cronici. Occhi vigili verso la Disabilità. Deve affermarsi la mentalità della “presa in carico” nell’assistenza ai disabili, con una riabilitazione eminentemente sanitaria nelle prime fasi della vita e prevalentemente di tipo sociale e lavorativo nelle fasi successive. Rivalutazione e potenziamento della Fondazione Basilicata ricerca biomedica e del Registro tumori, prevedendo anche il coinvolgimento dei comitati di cittadini e delle associazioni dei territori interessati.
Questo potrebbe consentire di attivare un Turismo Sanitario verso la nostra Regione, se la si dotasse si adeguate strutture ed un sistema efficace come descritto. Si parta quindi col riformare il sistema delle prenotazioni attraverso un CUP (Centro unico per le prenotazioni) più efficiente, per favorire la prevenzione e le diagnosi precocissime, riducendo drasticamente i tempi per visite specialistiche ed accertamento diagnostico.
In attesa che prenda forma un’idea precisa di come la Basilicata voglia rilanciare la sua Sanità, Ci sono poi dei punti già attivi ed all’attenzione dell’attuale amministrazione Regionale: il Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale, che è già stato ammesso a finanziamento (DGR n 856 del 4/7/2017 – PO FESR Asse II) per un importo di € 6.000.000, come anche Il progetto ” Attivazione di un sistema di telemedicina per le attività di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) e di presa in carico del paziente cronico, finanziato per l’importo di € 9.825.000 (DGR n. 227/2017) e su cui si sta lavorando, con l’assessore Leone, per la conseguente attivazione. Si sta provvedendo inoltre ad attivare la Centrale Operativa per il servizio di telemedicina regionale finalizzata ad una più efficiente integrazione Ospedale –Territorio già finanziata (delibera di GR n. 840 del 4/8/2017, sull’ asse PO FESR 2014-2020 asse 7) per un importo complessivo di € 800.000 avente come beneficiario l’ Azienda Sanitaria di Potenza.
“Vorrei concludere con un appello, visto che le malattie, il benessere e la qualità della vita non sono né di destra, né di sinistra.Tutti dobbiamo accettare la sfida che ci viene lanciata da questi problemi che ho velocemente elencato: Politici, Amministratori, operatori sanitari, medici, ma anche Opinione pubblica ed associazioni di volontariato, tutti insieme in una specie di Patto per la sopravvivenza di quel diritto fondamentale che si chiama Salute, così come la mia generazione l’aveva immaginata all’inizio degli anni ’80”