Tre misure cautelare sono state eseguite a Potenza nell’ambito di una inchiesta della Procura su un presunto sistema di corruzione legato al dossieraggio di politici rivali. Ai domiciliari sono finiti il noto avvocato Raffaele De Bonis, il sottufficiale della Guardia di Finanza, Paolo D’Apolito e il consigliere regionale Biagio Di Lascio. Nell’ambito dell’operazione è stato acquisito anche il telefono dell’ex governatore, Marcello Pittella nella cui segreteria operava il politico colpito da ordinanza. Secondo le prime notizie, gli indagati cercavano di avere notizie sulle indagini in corso anche al fine di raccogliere notizie sui politici rivali.
Di seguito il testo integrale sull’operazione diffuso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Potenza.
Nel corso di una più vasta indagine (ancora in pieno svolgimento) – diretta da questa Procura della Repubblica e condotta dalla Polizia di Stato, Squadra Mobile di Potenza, Sezione contro al PA – riguardante estese, reiterate ed illecite collusioni fra pubbliche amministrazioni, professionisti ed imprenditori in Basilicata, in data odierna, è stata data esecuzione, ad un’ordinanza applicativa di 3 misure cautelari personali degli arresti domiciliari, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Potenza e a decreti di perquisizione emessi da questo Ufficio, nei confronti di D’Apolito Paolo Luogotenente ‘della Guardia di Finanza della Compagnia di Potenza addetto all’Ufficio “I” del Comando Regionale• della G.d.F Basilicata, De Bonis Cristalli Raffaele Mario Avvocato del Foro di Potenza e Di Lascio Biagio geometra, già componente dello staff del Governatore della Basilicata Marcello Pittella, attualmente Consigliere Regionale.
In pari data è stata data esecuzione ad ulteriori decreti di perquisizione disposte da questa Procura della Repubblica nei confronti di altri indagati.
Questo primo ed iniziale filone d’indagine ha consentito a questo Ufficio di delineare un quadro indiziario di indubbia gravità a carico degli indagati, in relazione a condotte di corruzione, corruzione in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, di cui agli artt. 319, 319-ter e 321, 326 e 346-bis c.p., reati commessi in un più ampio contesto di collusioni con Pubblici Ufficiali, capace di condizionare l’attività amministrativa della Regione Basilicata e di altre Pubbliche Amministrazioni.
In particolare sono emerse dazioni di denaro del De Bonis, in favore dei due vuoi per ottenere, dal D’Apolito, informazioni riservate, da utilizzare per scopi vuoi per ottenere, dal Di Lascio, le necessarie entrature per condizionare lo sviluppo di procedimenti amministrativi riguardanti, per quanto riguarda il caso oggetto di contestazione, una società facente capo all’imprenditore pugliese Vito Barozzi.
Durante l’attività d’indagine — che ha disvelato un sistema di comunicazione fra gli indagati attraverso canali riservati – hanno assunto rilevanza investigativa i conúlui contatti telefonici ed i successivi incontri, tutti di persona, tra Di Lascio Biagio e e l’avvocato De Bonis Cristalli Raffaele Mario e fra quest’ultirno e il D’Apolito durante i quali sono state versate, dal predetto legale, somme di denaro contante destinate a remunerare i predetti coindagati.
In sostanza è emerso che il De Bonis, oltre alla normale attività di assistenza legale nelle fasi contenziose, era divenuto il referente ed il tramite con le PA di una vasta cordata di imprenditori, fra i quali il predetto Barozzi Vito Matteo, che è amministratore della società COBAR S.p.a., già beneficiaria di un appalto di circa 100 milioni di euro in Basilicata, che si rivolgeva, in più occasioni, proprio all’avvocato De Bonis Cristalli Raffaele Mario per i diversi “affari” da portare a termine in Basilicata e non solo.
Tra gli affari della COBAR rilevava, nel presente contesto l’opera C.d. “Schema idrico Basento Troco di Acerenzd’ e, soprattutto, il pagamento dei lavori realizzati — invero con successive varianti – dalla citata impresa del Barozzi.
In particolare l’iter amministrativo relativo a tale pagamento risultava bloccato negli uffici della Regione Basilicata, motivo per il quale De Bonis chiedeva al Di Lascio — individuato in virtù del suo rapporto molto stretto con il Pittella Marcello che pure aveva rapporti diretti con il Pittella- di intervenire personalmente – ed a mezzo del predetto politico – in modo da intercedere e caldeggiare lo sblocco della pratica riguardante il pagamento dei lavori in variante eseguiti dalla COBAR S.p.a. .
Sblocco che effettivamente si realizzava proprio in seguito dell’intervento del Di Lascio Biagio, del Pittella Marcello e di altri soggetti .
In tale contesto e proprio in occasione dei contatti finalizzati a sbloccare la pratica della COBAR, è stata documentata, anche visivamente, la consegna di 25 mila euro in contanti da parte dell’avvocato De Bonis Raffaele al Di Lascio Biagio (asseritamente per sostenere la campagna elettorale di Pittella)
Come poi sopra anticipato, lo svolgimento dell’attività investigativa – cui, per questo aspetto, ha egregiamente collaborato nell’acquisizione dei riscontri, il Nucleo di Polizia econornico-finanziaria della G.d.F. di Potenza – ha fatto emergere anche la condotta delittuosa posta in essere dal luogotenente della G. d. F. D’Apolito Paolo.
In particolare, costui, che era responsabile del delicatissimo ufficio infomzazioni della
G.d.F in Basilicata, vendeva stabilmente al éo-indagato avv. De Bonis Raffaele la sua funzione pubblica e in particolare atti e informazioni riservate relative sia all’attività d’intelligence svolta dal suo Ufficio, sia ad indagini giudiziarie in corso, sia tratte dalla Banche in uso al Corpo.
In particolare, nel corso delle indagini, venivano documentate, anche visivamente, più dazioni di denaro contante di De Bonis al D’Apolito per un ammontare complessivo di circa 10.000 euro.