Giovedì 24 ottobre 2019 alle ore 17,30, nella Sala Joseph Ratzinger in Piazza Sant’Agnese a Matera il Premio Nazionale Città Cristologica alla sua IV edizione verrà assegnato a Cristina di Lagopesole. La cerimonia prevede una “lectio magistralis” di Mons. Ciro Fanelli, Vescovo di Melfi – Rapolla – Venosa. E ancora una testimonianza e un “reading” della premiata. Il riconoscimento le sarà consegnato dal Sindaco di Matera, Raffaello de Ruggieri.
Nunzia Rizzi, accompagnata dall’arpista Anna Scammacca, eseguirà da par suo arie di Verdi, Durante e Stölzel’s. Isabella Lotito, dedita al canto gregoriano, proporrà “Iesu, dulcis memoria” e “Sub tuum praesidium”.
La Fondazione Lucana Antiusura qui anticipa la motivazione che spiega l’assegnazione del Premio alla scrittrice di Lagopesole:
I promotori del Premio Città Cristologica, che è nazionale e, insieme, materano e lucano, sentono il dovere di onorare Cristina di Lagopesole, quando da tempo viene celebrata dappertutto in Italia e fuori.
Matera, Città Europea della Cultura, che eleva con sé l’intera Basilicata, è giustamente il palcoscenico dove assegnare un riconoscimento proveniente dalla nostra piccola patria.
Cristina di Lagopesole è fuor di dubbio la donna più colta di Basilicata. Saggista, poeta, ascesa in maniera irrevocabile alla poesia sacra e, perciò, innografa e omileta, scrittrice di Filotee e esegeta e ermeneuta delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa soprattutto orientali, ha pubblicato circa cinquanta libri.
Sono innumerevoli le personalità sia ecclesiastiche sia laiche che si sono interessate alle sue opere e ne hanno scritto con pertinenza teologica e critica. Compatto è il covone dei premi da lei conseguiti.
Mette conto citarne qualche titolo: “Il libro del pellegrino. Cantica graduum” (1999) “Ad crucem” (2001), “Flos Sanctorum. Peregrinatio per annum” (2005), “Il giardino segreto” (2018), “Estasi” (2018).
I libri più preziosi di Cristina sono in edizioni limitate ad alcune centinaia di esemplari numerati e firmati, impressi su carta avoriata Palatina di Fabriano, talora stampati in rosso e nero, le copertine in pelle con impressioni in oro a caldo e illustrati da immagini, icone e miniature a colori.
È che per Cristina la parola autentica, quella che non fa piangere la carta, deve essere in gloria. Da leonessa dello Spirito si adopera che i suoi parti vengano alla luce, per quel che è possibile, in una mandorla di perfezione.
Nessuno ignori che a simile strepitosa perizia editoriale sono sottesi gli anni fra il 1985 e il 2000 in cui è stata operosissimo Direttore della redazione lucana della benemerita Casa Editrice Piero Lacàita di Manduria.
Ma la “parrhesia” che, secondo il filosofo Michel Foucault, esige che si dica quel che è necessario, utile e vero, impone una lettura più alta di Cristina e della sua opera. Fornita di leve creative straordinarie e di mirabile resistenza al lavoro creativo, lei non ha nessun penchant per la mondanità. Metodica e produttiva qual è, ci si potrebbe chiedere che cosa trattenga ancora nelle casse del suo archivio. Ma “essere famoso non è bello, / non è questo che ci leva in alto” ha appreso da Boris Pasternak.
A che cosa tiene Cristina dalla penna generosa ? È noto che vive in un singolare complesso, Eremo Tempio Giardino, dedicato al Divin Crocifisso, ai piedi del Sacro Monte del Carmelo e del Castello federiciano di Lagopesole, in quel di Potenza, luogo elettivo da cui ha tratto il nome distintivo e la deliziosa figurazione araldica che sigilla i suoi libri.
A che cosa tiene, allora ? È il Viaggio santo: è l’ “Itinerarium mentis et animae in Deum”: sono i pollini per il miele della divinizzazione, la “theosis” dei Padri d’Oriente, che stanno a cuore a quest’ape industre della parola. Cristina vive in intimità con Colui che trasmuta l’acqua in vino, in giorni in cui vige la trasformazione del vino in acqua, e dell’acqua in un deserto spesso offuscato da un’ abominevole ecpirosi.
Cristina ha i piedi ben piantati nel nostro mondo babelico. Condivide con Aldous Huxley che “the only progress is a progress in charity”, ma è consapevole che senza la grazia ciò resta una mera velleità retorica. Lei ha scelto la parte migliore.
La media degli uomini non esclude l’esistenza di Dio, ma la considera come qualcosa d’insicuro, che non ha alcun ruolo essenziale nella propria vita. Cristina riconosce che le cose stanno al contrario, proprio come Benedetto XVI ha rilevato meditando sulla conversione di John Henry Newman: “Dio e l’anima, l’essere sé stesso dell’uomo a livello spirituale, costituiscono ciò che è veramente reale, ciò che conta […].”
Cristina di Lagopesole è testimone di questa conversione che cambia la forma fondamentale della vita mutandola in ringraziamento, lode e adorazione davanti a Dio e in benedizione slargata su tutte le creature.
In purissima umiltà la sua “Confessio”: “Porto in salvo dal freddo le parole, / curo l’ombra dell’erba, / la coltivo alla luce notturna delle aiuole, / custodisco la casa dove vivo, / dico piano il tuo nome, / lo conservo per l’inverno che viene, / come un lume”.
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