“Ci sono alcune migliaia di persone nella nostra regione considerate troppo giovani per andare in pensione (ammesso che abbiano maturato contributi previdenziali adeguati per una pensione dignitosa) e “troppo vecchi” per essere chiamate a lavoro. Quando nel Manifesto di Cgil, Cisl, Uil per il lavoro e la Basilicata 2030 pensiamo ad un modello di sviluppo più sociale che economico a ‘marca lucana’ pensiamo principalmente a questa platea di persone”.
E’ quanto sostiene il segretario generale della Uil della Basilicata Carmine Vaccaro sottolineando che “l’impegno del sindacato va rafforzato su due fronti: la protezione sociale e la nuova occupazione. Intanto in occasione della nuova Legge di Stabilità abbiamo salvaguardato Quota 100 impedendo l’introduzione di ulteriori finestre. Positiva la proroga dell’Ape Sociale e di Opzione Donna. Per il resto il governo non ci ha ascoltato.
La conferma della Quota 100 e la proroga dell’Ape Sociale e del regime sperimentale donna anche per il 2020 è stato un passo decisamente fondamentale anche se mancano ancora alcuni interventi riguardanti alcune categorie di lavoratori come gli esodati rimasti privi di una copertura previdenziale, i lavoratori precoci e soprattutto le donne. Ci sono in particolare nel Paese circa sei mila esodati rimasti esclusi dalle precedenti misure di tutela che – dice Vaccaro – hanno necessità di superare la situazione di incertezza.
Quanto ai lavoratori precoci, invece, occorrerebbe garantire l’uscita anticipata a partire dai 41 anni di anzianità contributiva indipendentemente dall’età anagrafica visto che, molti lavoratori, nonostante abbiano una lunga carriera contributiva alle spalle non sono riusciti tuttora a beneficiare del pensionamento.
C’è poi la “questione ritorno al lavoro” che per gli over 50 ha aspetti di particolare difficoltà che la cosiddetta fase due del Reddito di Cittadinanza sta evidenziando perchè sinora da parte degli otto Cpi lucani non c’è stato nemmeno un avviamento al lavoro. Lo sforzo del sindacato – e il Manifesto lo testimonia – è di non lasciare solo nessuno. Serve un patto tra una forte comunità di cura ,un sistema di protezione sociale, cosi felicemente intravisto nelle riforme degli anni 70 ed il mondo dell’impresa e del lavoro”.
Ott 24