Si è conclusa con la sesta puntata trasmessa su Rai 1 domenica 27 ottobre la prima serie televisiva di “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore” ambientata a Matera. La recensione sulla puntata finale è affidata a Vincenzo Viti.
Imma si congeda. Ma tornerà. Ha vinto la scommessa per una felice congiura di audience e di empatia. Perfino il nordismo più supponente le ha riservato un sorriso non sappiamo se più complice o indulgente. Poiché Imma incarna un Sud che ce la fa con un dialetto ambiguo e allusivo, procedendo sul terreno minato dal pregiudizio con una gestualità spregiudicata e innocente, quindi vera. Questa la chiave del successo.
Non saprei dire poi quanto Imma somigli alla Mariolina Venezia, nostra gloria nazionale, nella dura essenza del carattere e nella vitale ricchezza della scrittura ( che vediamo tuttavia temperata dalle esigenze della traduzione scenica). Le due,la Imma e la Mariolina, certamente si intendono, si dividono gli spartiti e si danno voce Partecipano così all’impresa di conquistare una platea, una volta tanto solidale, intorno allo stereotipo femminile che buca lo schermo irrompendo da un mondo antico che rivela tutta la forza del senso comune.
Imma si congeda quindi con onore. Dopo sei puntate rientra negli antichi ambienti della Procura materana, destinati da tempo ad altre nobili incombenze, per immergersi in una stagione sabbatica. Verranno altri intrighi, altri delitti da svelare combinando buonsenso popolare e intuizione femminile. E Matera continuerà a prestarvi una volubile cornice, ad un tempo luminosa e diafana, alle vicende del crimine. Che non appare mai apocalittico od efferato se vive dentro storie di varia umanità, animate di conflitti rossori e turbamenti dentro un racconto misurato e civile.
Rivedremo la Vanessa Scalera e con lei gli ottimi attori materani,tutt’altro che comparse, fra questi Nando Irene e Carletto De Ruggieri. Torneremo a immergerci in afmosfere neorealiste per la veracità dei caratteri, filone che marca la originalità di un registro diverso assai da quelli riveriti dal consumo corrente.
Commentando la sua ultima fatica, “Via del Riscatto” la Venezia esorcizza la retorica del “riscatto” come controcanto al mantra della “vergogna” fin troppo coltivato nelle celebrazioni festivaliere di Matera Capitale. ” Non c’è niente di cui riscattarci” … “importante è esserci” ,afferma replicando alle rappresentazioni tra dionisiache e psichiatrizzanti della storia materana messe in scena questa estate. Per di capire che Imma sia destinata a recitare una controstoria ch’è una protostoria. Destinata perciò a non finire.
Ottima la performance degli attori lucani e pugliesi nella serie di Imma Tataranni. Credo che la produzione non debba mandare delusa e inutilizzata la platea degli attori, in ispecie quelli reclutati in Basilicata e Puglia, che si sono esibiti nella celebrata fiction di Imma. Si tratta di un patrimonio, quello dei Montemurro, De Ruggieri, Irene, Stano e potremmo citarne altri, che va considerato un valore cui attingere nel futuro di Matera Capitale del Cinema. Un segno della vitalità di un mondo che pretende politiche adeguate e luoghi di formazione”.
Vincenzo Viti