Meritava un contenitore più ampio il concerto di questa sera con il compositore e premio Oscar Nicola Piovani ma quest’anno la città di Matera, nonostante il titolo di capitale europea della cultura, non ha potuto contare su un vero teatro. A fine ottobre non si poteva certamente rischiare di far eseguire un concerto del genere all’aperto a Cava del Sole e così la Fondazione Matera-Basilicata 2019 ha organizzato questo concerto nell’auditorium Gervasio, che può ospitare circa 380 persone. Un vero peccato anche perchè sono centinaia le persone che pur dotate di passaporto hanno dovuto rinunciare ad un grande evento musicale, quello con Nicola Piovani, in scena con “La musica è pericolosa – Concertato”, un racconto musicale narrato dai musicisti che lo accompagnano in questo tour teatrale: Marina Cesari al sax e clarinetto, Pasquale Filastò a violoncello, chitarra e mandoloncello, Ivan Gambini a batteria e percussioni, Marco Loddo al contrabbasso, Rossano Baldini a tastiere e fisarmonica e Nicola Piovani al pianoforte.
L’evento è stato inserito nell’ambito degli appuntamenti legati alla grande mostra di Matera 2019 “La poetica dei numeri primi”, coprodotta da Fondazione Matera Basilicata 2019 e Polo Museale della Basilicata con la direzione scientifica del matematico Piergiorgio Odifreddi,
A scandire le stazioni di questo viaggio musicale in libertà, Nicola Piovani ha raccontato al pubblico il senso di questi frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro di De André, di Fellini, di Magni, di registi spagnoli, francesi, olandesi, per teatro, cinema, televisione, cantanti strumentisti, alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di brani più noti, riarrangiati per l’occasione.
Nel racconto teatrale la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare. I video di scena integrano il racconto con immagini di film, di spettacoli e, soprattutto, immagini che artisti come Milo Manara hanno dedicato all’opera musicale di Piovani.
Che ogni accordo musicale si configuri come un rapporto numerico è consapevolezza che viene da lontano, addirittura dalla Repubblica e dal Timeo di Platone. Per Cassiodoro (VI sec.), «la musica è una disciplina in cui si parla di numeri». Agostino (IV sec.) afferma che la musica è una «emanazione sensibile di strutture matematiche». Non stupisce dunque che nelle arti liberali la musica sia inclusa, insieme ad aritmetica, geometria e astronomia, tra le scienze del quadrivio, che con le discipline letterarie del trivio hanno costituito lo standard educativo occidentale dal medioevo all’Ottocento.
“La musica è pericolosa”, titolo del concerto, è la frase che Federico Fellini disse un giorno a Piovani. “È pericolosa come lo sono le cose belle quando hanno a che fare con l’indicibile, come quel senso di spaesamento che ti coglie negli amori adolescenziali”. “Anche se, secondo me”, asserisce Piovani, “gli amori sono tutti adolescenziali”. E questo racconto in musica parte proprio da Fellini, che piangeva sempre quando ascoltava una melodia. Sul grande schermo alle spalle dei musicisti si susseguono fotogrammi dei film per i quali Piovani ha composto le colonna sonora, “L’intervista” e “Ginger e Fred” di Fellini, “Il marchese del grillo” e “Speriamo che sia femmina” di Mario Monicelli, “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo.
Dopo aver suonato al pianoforte questi grandi capolavori, Nicola Piovani racconta con la sua ironia alcuni testi mitologici. Ecco il canto delle sirene “che in origine erano creature spietate dell’isola di Capri, metà donna e metà uccello, mentre dal Medioevo in poi diventano metà pesce”. Ricorda la loro sconfitta nel duello con Orfeo che le spiazzò con il controtempo, spingendole al suicidio. Da questo mito nasce “Partenope”, brano segnato da un pianoforte struggente, da archi cupi e dall’eco malinconica del sax.
Segue “La danza dei sette veli”, il ballo con cui Salomé ammaliò Erode per chiedergli su un piatto la testa di Giovanni Battista. E poi rievoca Marcello Mastroianni che cantava “Caminito” sul set di “De eso no se habla”, film argentino del 1993. Piovani svela anche l’anedotto del re-mi-fa delle campane del convento delle suore di Ivrea, che diventò la “miccia” per far nascere il “Bombarolo” di De André. Piovani ricorda anche quando Benigni gli chiese di scrivere una canzone sentimentale per concludere uno spettacolo comico. “Benigni – ricorda Piovani – mi chiese una melodia semplice, di quelle che ti sembra di aver già sentito, che dica solo ‘quanto t’amo!’”. In realtà “Quanto t’amo” per una questione di metrica, è diventata poi “Quanto t’ho amato”. Il pubblico apprezza e si alza in piedi per applaudire uno dei più grandi musicisti italiani e Piovani regala al pubblico le sue intramontabili composizioni: “In amor le parole non contano, conta la musica”, “La vita è bella” e “Buongiorno Principessa”. Davvero un peccato concedere uno spettacolo del genere a meno di 400 persone. Matera 2019 sarà pure un esempio di buone pratiche secondo la Commissione cultura del Parlamento Europeo ma se spettacoli del genere possono essere fruiti solo da poche centinaia di spettatori quest’anno Matera ha perso la grande occasione di condividere con il maggior numero di persone concerti come quello con Nicola Piovani. Un vero peccato.
Michele Capolupo
Il video del concerto (SassiLive Tv)
La Fotogallery dell’evento”La Musica È Pericolosa – Concertato (Foto Www.Sassilive.it)