Consigliere comunale di Miglionico, Giuseppe Dalessandro: “A Miglionico i servizi postali sono disservizi”. Di seguito la nota integrale.
A quanto pare, nonostante l’intervento dell’Amministrazione Comunale e le lamentele di numerosi cittadini, e nonostante le rassicurazioni ricevute dai dirigenti di Poste Italiane, la consegna della corrispondenza sul territorio di Miglionico continua a far registrare gravi criticità, e sotto certi aspetti la situazione è decisamente peggiorata dal momento che anche le raccomandate, che dovrebbero avere un canale preferenziale, vengono consegnate con grave ritardo e, in qualche caso, mai consegnate.
La situazione è diventata intollerabile perché consegnare con notevoli ritardi, quasi sempre dopo la scadenza, bollette, atti giudiziari, convocazioni e altre importanti comunicazioni danneggia i cittadini e svilisce il servizio di pubblica utilità che Poste Italiane dovrebbe svolgere, su cui percepisce lauti guadagni, in molti casi in condizioni di assoluto monopolio, contravvenendo a obblighi contrattuali per cui riceve una rilevante integrazione del corrispettivo.
Tutto questo si protrae da troppo tempo e se il sindaco, bontà sua, pensa che il decalogo diramato dal Comune per invitare i cittadini ad adottare alcuni accorgimenti e attenersi a delle regole, seppure opportuno, possa risolvere il problema, evidentemente non ha ben chiara la reale situazione in cui vivono gli Uffici Postali. Difatti, il disservizio della ritardata consegna della corrispondenza investe anche aree più progredite dal punto di vista della toponomastica, della numerazione civica e della sensibilità dell’utenza, fino a sfiorare livelli di efficienza, che sono pari allo zero nel sud e nelle isole dove, tra l’altro, sono in corso anche inchieste della magistratura. È indubbio che a seguito della privatizzazione il core business di Poste Italiane sia diventato più quello del settore finanziario che quello postale, con il risultato di aver creato uffici postali senza servizi postali non riuscendo a conseguire punte di eccellenza in alcuno dei due settori.
Soprattutto nei piccoli paesi, storicamente, questi uffici hanno sempre assolto a una funzione fondamentale, che sotto certi aspetti era anche sociale. Difatti, era il tradizionale “postino” ad avere il ruolo centrale; portatore di buone e di cattive notizie, amico di tutti e conoscitore di ogni sperduta abitazione del territorio era, nella comunità, riferimento privilegiato per la fruizione dei vari servizi postali. Ora, seppure occorre confrontarsi con l’avvenuto cambiamento culturale, con l’avvento dei social e la modernizzazione dei servizi, se Poste Italiane non comprende la necessità di praticare politiche aziendali differenziate, e tarate sui vari territori a seconda dello sviluppo economico-culturale di ognuno, i cosiddetti servizi postali essenziali continueranno a essere sempre più disservizi.
Non occorrono fantasiose strategie per risolvere il problema dei ritardi nella consegna della corrispondenza, ma molto semplicemente un postino che sia parte integrante della comunità in cui lavora o, almeno, che sia radicato sul territorio. È solo un problema di organico adeguato che non necessariamente deve rispondere a criteri di economicità e redditività che l’avvenuta privatizzazione impone, e ciò anche perché la popolazione non è fatta solo da fasce forti, è fatta soprattutto da fasce deboli, che vivono il disagio maggiore. Del resto, se nello scorso 2018 Poste Italiane ha conseguito utili netti per 1,399 miliardi di euro, con un rialzo del 33,5% rispetto all’anno precedente, circostanza che ha consentito finanche di incrementare il dividendo agli azionisti della ragguardevole cifra del 5% rispetto al periodo precedente, è stato solo per l’eccessiva attenzione ai costi e alla leva finanziaria.
Alla luce di tutto ciò, al netto dei solleciti e della interlocuzione istituzionale che non deve mai mancare, i comuni dovrebbero promuovere un’azione risarcitoria dei danni subiti dai singoli cittadini, ricorrendo, se è il caso, anche ad azioni forti.