CRITICHE ALLA FICTION “IL GENERALE DEI BRIGANTI” TRASMESSA DA RAI 1. GRAVI ERRORI SEGNALATI DA UN UTENTE SUL BLOG RAI. SBAGLIATA ANCHE LA FIGURA DI CARMINE CROCCO.
Sul “Blog RAI” alla pagina dedicata allla fiction TV “Il Generale dei Briganti”, andata in onda il 12 e 13 febbraio scorso, ed ambientata nella zona del Vulture-Melfese, impazzano le discussioni sull’attendibilità delle informazioni proiettate in video sul personaggio di Carmine Crocco. Ecco il giudizio su questa fiction di un attento lettore, Giuseppe Maggi: “ Come già commentato sul “Blog RAI” ci sono tre grandissimi errori che volevo segnalare direttamente alla RAI FICTION, ma il sito per motivi “tecnici” non mi ha lasciato inviare la lettera di protesta. La prima riguarda il prologo d’apertura in cui si usa il termine “dispotismo borbonico”. Il termine “dispotismo” indica una forma di governo in cui il potere è di una sola persona, esercitato senza alcun rispetto della legge. Bene, sul fatto che il Regno delle Due Sicilie fosse una forma di governo in cui il potere è di una sola persona è giusto, essendo stata una delle più grandi monarchie dell’800, ma che essa fosse una forma di monarchia assolutista e totalitaria da definirsi dispotica no. Il rapporto tra sovrano e suddito era marcato e definito da leggi come in tutte le monarchie esistite nel periodo ed in precedenza. La seconda segnalazione riguarda la figura di Carmine Crocco. Nella fiction lo si vede con la divisa dell’esercito di Francesco secondo a difendere Napoli dall’arrivo dei Mille nel 1860, ebbene, in realtà lui in quegli anni fece parte della truppa garibaldina. Fece parte dell’esercito borbonico durante in moti del 1848, in cui gli venne asseganto un posto nella guarnigione di Palermo. Poi venne imprigionato per tradimento a causa delle sue idee unitarie repubblicane di stampo mazziniano. Fuggì e si unì ai Mille per poi tornare nella sua terra d’origine, la Basilicata. Terza ed ultima segnalazione, riguarda sempre la figura di Crocco, incentrata nel suo inserimento nei “briganti”. La storia (quella vera) ci insegna che all’arrivo a Napoli, Garibaldi promise ai contadini la consegna delle terre confiscate ai contadini durante la “guerra unitaria”. Quella promessa non venne mai mantenuta e il Regno Sabaudo mise delle tasse da pagare per riavere le terre. Crocco sentito deluso dai suoi stessi ideali decise di abbracciare il mondo della resistenza, dando vita a quelli che oggi vengono chiamati “briganti”, quando in realtà li dovremmo chiamare “partigiani” perchè hanno difeso con la vita quelle fonti di vita e sostentamento che erano state derubate in puro stile coloniale. Mi fermo qui perchè mi sono trovato costretto a spegnere la televisione per non sentirmi preso in giro ulteriormente”. Infine, Giuseppe Maggi manda un consiglio a “Mamma Rai”: “Se si voleva mandare un prodotto televisivo veramente attendibile e inattaccabile su questa figura storica, si poteva mandare in onda il film “Li chiamarono…briganti” del 1999 diretto da Pasquale Squitieri, in cui viene raccontata la storia post-unitaria così come andrebbe fatto. Qualcuno mi dirà che tale fiction è stata basata sul libro di Francesco Luigi Pietrafesa, come da suo commento sul “Blog RAI”, ma su personaggi storici di tale rilievo per la nostra storia, io sono dell’opinione che le informazioni andrebbero date con un certo peso, perchè il mezzo televisivo, con le fiction su base storica, modella il livello di cultura delle persone, dando vita così ad una serie di immagini distorte. Mi spiego meglio; con le immagini proiettate domenica e lunedì scorso, da martedì la gente che avrà guardato la fiction e che magari non sapeva nemmeno dell’esistenza di Carmine Crocco, avrà solo l’immagine di un delinquente fanatico che aveva provato ad ostacolare l’Unità d’Italia con la violenza, accollandosi il nome di “brigante”. Agli italiani non serve più la filastrocca del Savoia salvatore della Patria, di un Garibaldi eroe nazionale e dei “briganti” sovversivi al nuovo potere. Agli italiani serve conoscere con quali sacrifici e quali decisioni crudeli è stato costruito un regno dispotico contro la colonia borbonica, immagine che oggi si riflette dopo 151 anni dall’astio continuo tra Nord e Sud. Poi, se le truppe di Crocco sono “briganti”, le truppe di liberazione della Seconda Guerra mondiale perchè li chiamiamo “partigiani”? D’altronde non hanno agito alla stessa maniera, cercando di liberare le proprie terre dall’invasore? Spero che questa mia lettera aiuti a capire meglio che cosa può provocare la divulgazione di messaggi sbagliati su coloro che hanno inciso sulla nostra storia. Ringraziando, porgo cordiali saluti”.
Lorenzo Zolfo
Nella fotogallery Michelangelo Volpe di Maschito insieme a Carmine Crocco ed il Municipio di Venosa durante una scena della fiction.
Quale appassionato di storia materana e lucana posso solo aggiungermi a quello che ha già commentato Lorenzo Zolfo in questa lettera in maniera più che esaustiva. Anch’io ho visto la fiction per non più di mezz’ora perchè l’ho trovata inguardabile per il suo messaggio storicamente distorto. Carmine Crocco non è stato un puro e semplice delinquente come lo si dipinge in questa fiction.
tutto prevedibile!!!
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