Lo stato delle rinegoziazioni in corso in materia petrolifera con Eni e Total e la composizione delle relative delegazioni trattanti al centro della seduta del Consiglio regionale di oggi. A far richiesta di una seduta straordinaria dell’Assemblea il consigliere Polese, istanza condivisa dagli altri consiglieri del centrosinistra e portata avanti anche dai consiglieri del Movimento cinque stelle.
In apertura di seduta il presidente della Regione, Vito Bardi, ha tenuto una relazione sull’argomento a cui ha fatto seguito l’intervento del consigliere Polese. “Sono contento che il mio appello, insieme a quello degli altri consiglieri di minoranza, sia stato accolto e che si discuta di un tema tanto delicato, quale il petrolio, nella sede deputata”. “Esprimo il mio ringraziamento per la sua dichiarazione di responsabilità sulla questione – ha sottolineato rivolgendosi a Bardi – ma, soprattutto, manifesto contentezza per alcune sue dichiarazioni che mi sembrano rilevanti, come quella del rispetto dei lucani che deve esserci sempre e del suo impegno affinché le compensazioni ambientali siano retrodatate a far data dal 27 ottobre”. “Il suo intervento- ha detto ancora Polese – ci ha risollevato. Lei ha assunto un impegno e noi vogliamo collaborare con lei, però non mantenga all’oscuro mai l’opposizione, i sindacati e le associazioni ambientaliste e datoriali perché il silenzio su questa vicenda non è garanzia di trasparenza”.
Il consigliere Perrino (M5s) ha evidenziato dubbi e perplessità in relazione alle integrazioni chieste al tavolo del Mise su aspetti tecnici e ambientali “che non risultano essere state trasmesse, ad ulteriore conferma che l’Eni si muove come fosse a casa sua”. Dopo aver criticato il comportamento della compagnia petrolifera, il consigliere ha sottolineato come “nel protocollo del ‘98, rispetto alle azioni previste ce ne sono alcune o parzialmente prese in considerazioni o altre per nulla portate avanti”. Perrino, tra l’altro, ha evidenziato che a fronte delle “compensazioni ambientali per circa 5,6 milioni di euro all’anno per dieci anni, ultimamente abbiamo sentito parlare di 38 milioni, quindi solo una parte è stata incassata dalla Regione. Non tutto quello che la Regione doveva ottenere ha ottenuto, ha concluso Perrino, citando alcuni esempi come “le azioni per lo sviluppo sostenibile, il monitoraggio ambientale, la rete sismica, il completamento della rete metano”.
Per Cifarelli(Pd)“Occorre sottolineare che la Regione prima del 1998 non aveva mai trattato con le multinazionali e ottenere quei risultati non era facile. Grazie alle associazioni e ai consiglieri regionali è stata acquisita una sensibilità diversa. E’ giusto rivedere lo stato della situazione e noi abbiamo fiducia nel presidente della Giunta regionale. Siamo al suo fianco e il nostro punto di vista non è una provocazione ma vuole costituire uno stimolo ed essere pungolo costruttivo. E’ questa una fase delicata ed è necessario dare piena trasparenza alle trattative, considerando che siamo in climadi decarbonizzazione, come previsto dalla legge regionale non ancora attuata perché approvata a fine legislatura. Il criterio ispiratore nella trattativa è porsi il problema di cosa succederà in Basilicata nei prossimi dieci anni. Con l’intesa migliore bisogna chiedersi come usciremo dal petrolio e quale sarà l’attività dei lavoratori ora occupati nelle attività estrattive e nell’indotto”.
“Abbiamo ascoltato con grande attenzione il suo intervento presidente Bardi” ha dettoLeggieri (M5s) “e le rivolgiamo un invito per noi importante:“quello di difendere, in questa fase storica, solo gli interessi dei lucani perché i giovani dalla Basilicata continuano ad emigrare e i paesi continuano a spopolarsi. Molti giovani non riescono a realizzarsi e tanti tentano la fortuna, i 500 milioni di euro spesi in scommesse sono un segnale”. A riguardo il consigliere del M5s ha colto l’occasione per stigmatizzare la proposta di legge sulla ludopatia che va ad indebolire gli strumenti di contrasto al gioco d’azzardo. Questa non è la mia Basilicata e penso neanche la sua Presidente. Le compagnie petrolifere hanno dominato in questi anni oltre quanto consentito. Saranno i giudici a giudicare, noi continueremo a denunciare e a chiedere il blocco delle attività del Cova”. “Lei -ha continuato rivolgendosi al presidente Bardi- ha un’occasione storica. Faccia prevalere l’interesse dei cittadini e non si faccia dettare l’agenda da commissari venuti dal Nord”.
“Confermo il fatto che l’appello del presidente Bardi unisce il Consiglio regionale ma anche che i dati drammatici del rapporto Svimezdevono portarci ad assumere un’azione di responsabilità univoca e contemporaneamente mirare allo sviluppo”. Così il consigliere Acito (Fi) il quale ha ribadito che “Sicuramente la tutela della salute viene prima di tutto eche dopo venti anni di royalties, in questo momento, bisogna cambiare pagina e approccio. Finora abbiamo ottenuto compensazioni e pezze per rimediare a situazioni di criticità. Ora vi è la necessità di ottimizzare il nostro operato in una dimensione importante di progettazione per la crescita del territorio, usando metodi innovativi che contemplano gli indicatori di risultato finora completamente assenti. Oggi abbiamo lo strumento per ridefinire i criteri di spesa, utilizziamoli togliendoci i colori di appartenenza e puntando all’unico obiettivo comune che è quello di creare sviluppo”.
Attestato di riconoscimento sulla relazione di Bardi anche da parte di Braia (Avanti Basilicata). “Finalmente abbiamo sentito parole nette sull’assunzione di responsabilità sulle trattative Total e Eni. Questo ci tranquillizza,ci mette al riparo dalle polemiche e diventano il miglior viatico per ottenere il meglio a difesa della nostra comunità”. Braia ha continuato sottolineando che la minoranza ha provato ad accendere i riflettori sul tema in vista del 26 ottobre “data dalla quale le compensazioni ambientali hanno terminato la loro validità”. Il consigliere, poi, ha sottolineato che “gli interessi intorno al petrolio sono crescenti in relazione al settore della petrolchimica”, per questo è necessario tenere ben presente “l’impatto che il petrolio lucano avrà nei prossimi anni”. Dal consigliere, poi, l’invito al presidente Bardi, ad aprirsi al confronto con sindacati e parti datoriali ridando, inoltre, la centralità al Consiglio regionale. Si faccia dare un mandato dall’Assemblea a firmare gli accordi rimettendo in piedi l’esercizio democratico”
“Il tema estrazione è tema sensibile e sentito dai cittadini lucani che con il referendum sulle trivellazioni, con oltre il 96 per cento, hanno pienamente dimostrato la loro volontà contraria alla perforazione del territorio”. Lo ha sottolineato il consigliere Giorgetti (M5s) ricordando che “Il petrolio non deve essere considerato una risorsa che porta ricchezza se non per chi lo estrae. Solo una parte del bilancio della Regione e del Pil regionale, l’1,6 per cento, derivano dal petrolio e sono esaustivi in merito all’economia della regione i dati Istat e le relazioni di Bankitalia. La crescita dell’attività industriale, legata al petrolio, danneggia pesantemente gli altri comparti produttivi e bisogna, inoltre, considerare che gli indici contemplati negli accordi del 1998 non sono mai stati applicati”. “La Basilicata – ha concluso il consigliere – deve poter vivere senza petrolio. In un futuro non molto lontano questa risorsa potremmo non averla più e allora diventa indispensabile un piano per la decarbonizzazione della regione, così come una visione programmatica che riguarda l’economia e lo sviluppo per gli anni a venire”.
Per Pittella (Avanti Basilicata) il presidente Bardi è stato particolarmente abile con la sua relazione. “Riprendendo lo spirito costruttivo del suo intervento, chiedo all’indirizzo della maggioranza e a lei presidente di stringere una sorta di intesa, di assoluta e reciproca responsabilità sui grandi temi della nostra regione come la sanità e il petrolio”. Per Pittella sono molte le questioni da approfondire da quella sui derivati “di cui se ne è parlato per settimane intere sui giornali” ai “tagli che il Governo nazionale ha promosso e vorrà promuovere sui bilanci regionali nei prossimi anni” e che potrebbero creare non pochi problemi. A riguardo il consigliere ha evidenziato la necessità di conoscere l’ammontare delle royalties nelle annualità anche per”capire come mantenere i servizi essenziali per la nostra regione”.In merito alle azioni messe in campo nella precedente legislatura “il monitoraggio c’è stato. Abbiamo fatto sforzi notevoli con il Po Val D’Agri. Non tutto quanto è stato fatto nel passato è da cestinare”.
Coviello (Lega) ha sottolineato di aver colto “con piacere l’approccio costruttivo dell’opposizione nei confronti di questa attività che stiamo ponendo in essere”, mentre riguardo alle osservazioni fatte durante il dibattito sulla inopportunità da parte della Lega di partecipare al tavolo delle trattative “una precisazione va fatta: non vedo perché la Lega non lo possa fare”. Coviello ha, poi, affermato di aver apprezzato “l’ottima soluzione degli accordi su Total”. Per il consigliere“il petrolio c’è e dobbiamo sfruttarlo al meglio. L’accordo con la Total sostanzialmente quintuplica le compensazioni ambientali avute con le estrazioni in Val D’Agri. Ha una logica quindi affrontare la trattativa prima con la Total così da dare una traccia a quella con Eni”. Il consigliere della Lega ha continuato dichiarando che “noi ci siamo ripiegati allo studio di quello che era successo facendo tesoro degli errori fatti” e che “ben vengano le sollecitazioni su cosa fare del nostro territorio”. “Ritengo -ha concluso- che dovremmo confrontarci ulteriormente sulle azioni strategiche da mettere in campo”.
In apertura di seduta il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, ha invitato l’Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in ricordo di Gerardo Coviello, già Consigliere e Assessore regionale, e presidente della Camera di Commercio di Potenza, scomparso ieri.
Il presidente della Regione Basilicata Vito Bardi si è soffermato su una serie di temi legati alle estrazioni del greggio nel territorio lucano. Riportiamo di seguito l’intervento di Bardi in Consiglio regionale.
“A me fa piacere che ci sia una grande attenzione sui temi legati al petrolio.
Soprattutto che ci sia da parte di chi non ha affrontato la questione al meglio in questi anni.
Sono i soliti esperti in doveri altrui, dei cui consigli facciamo volentieri a meno.
Ringrazio chi nei giorni scorsi ha ricordato che ho trattenuto la delega al petrolio.
Un segnale dell’importanza e dell’attenzione che il mio governo vuole dare a questi temi per tutelare la comunità lucana.
Tranquillizzo tutti: il Presidente sta seguendo in prima persona ogni passaggio delle trattative.
E di ogni passaggio sarà informata la comunità lucana.
Perché al primo posto, per questo Presidente, vengono e verranno sempre la trasparenza e la legalità.
In questi sei mesi di governo regionale l’esame, approfondito, del dossier petrolio in Basilicata, ha necessariamente considerato gli ultimi venti anni circa di attività estrattive.
In realtà, solo ENI ha potuto iniziare la propria attività industriale dopo il 2000, che ha proseguito con brevi interruzioni nel 2016 e 2017.
Gli accordi tra Regione ed ENI furono stabiliti proprio nel 1998, e rimodulati nel tempo con 43 (quarantatre) Delibere di Giunta che hanno di volta in volta ridiscusso le destinazioni dei fondi messi a disposizione dall’azienda petrolifera.
In pratica, ogni qualvolta vi era un problema di bilancio o un finanziamento esterno da fare, la Regione si faceva carico di indirizzare parte dei fondi dovuti per compensazione ambientale verso le esigenze sopravvenute e del momento.
Quindi: nessuna strategia, nessun impianto organico, nessuna visione.
Per quanto riguarda Total, nel 2006 fu stilato, dopo due anni di trattative, un accordo che prevedeva le compensazioni della Legge Marzano (del 2004) mai tuttavia entrato in vigore per note vicende giudiziarie.
Ad oggi non vi è stato alcun inizio delle attività.
In ogni caso Total ha versato ad oggi 4 milioni di euro ai precedenti governi, oltre a 250 mila euro all’anno per supporto a manifestazioni di promozione locale.
E’ a tutti purtroppo noto che al Centro Oli Val D’Agri (COVA) si sono avvicendate diversi gravi fatti, il più grave dei quali risulta indubbiamente essere quello accaduto nel febbraio 2017, allorquando fu individuato un grave sversamento di greggio nell’area degli impianti di oltre 400 tonnellate stimate.
Dopo circa sei mesi di chiusura, e a seguito di precisi impegni di ENI, al COVA fu permesso di ricominciare la produzione. Preciso che cessazione e ripresa delle estrazioni di idrocarburi sono autorizzate dal Ministero Attività Produttive, su imput MOTIVATI anche della Regione.
In questo ambito va sottolineato che la richiesta di proroga della concessione per ulteriori 10 anni è stata chiesta da ENI in data 27 ottobre 2017, vista la scadenza prevista lo scorso 26 ottobre 2019.
Secondo quanto previsto dal cd Decreto Monti, se il Ministero delle Attività Produttive, cui spetta il provvedimento, non si pronuncia entro i termini di scadenza, la concessione s’intende tacitamente prorogata fino alla definitiva decisione espressa – di consenso o di diniego.
Dicevamo della questione petrolifera in Basilicata e delle sue vicissitudini: in questa sede preciso e sottolineo che saranno trattate SOLO le compensazioni ambientali, escludendo la valutazione di come le royalties di competenza regionale sono state distribuite.
Anche se purtroppo ho dovuto constatare che così come le compensazioni – in assenza di qualsivoglia progetto strategico o visione a fronte di siffatte entrate – anche le royalties (quasi 2 miliardi e 400 milioni arrivate in 20 anni di COVA) sono state trattate prevalentemente allo stesso modo delle compensazioni ambientali: come tappabuchi del bilancio regionale.
Sulle compensazioni di cui tanto si è parlato, come detto, vi sono state nel tempo 43 decisioni del governo regionale, l’ultima delle quali nel 2018. Delibera che definiva il credito verso ENI della Regione per un saldo – dal 1998 – di circa 39 milioni di compensazioni ambientali. Questa Delibera è stata centro dell’attenzione del governo regionale per risolvere i problemi di funzionamento dell’ARPAB.
L’efficientamento dell’ARPAB è una priorità in assoluto.
Ancora di più, proprio per la questione petrolifera, se si considerano due gravi fatti che hanno visto l’intervento della magistratura al Centro Oli: il primo, relativo a presunti reati riguardanti lo smaltimento illecito di rifiuti avvenuto nel 2016 ed il secondo, molto più noto, che riguarda appunto lo sversamento di centinaia di tonnellate di greggio nel territorio del COVA, avvenuto nel 2017: a proposito, questa Giunta regionale si è costituita parte civile nel processo stralcio iniziato lo scorso 28 ottobre riguardante tali fatti.
Ed aggiungo: per il danno ambientale è solo lo Stato che può costituirsi parte civile.
Non altri.
Noi ci siamo comunque costituiti per gli altri tipi di danno senza tentare strade alternative di negoziati da centinaia di milioni che, in considerazione di un processo penale in corso che deve stabilire esattamente responsabilità e circostanze dei fatti, possono apparire quanto meno originali.
Così come originali possono apparire collusioni tra possibili autorizzazioni regionali – che non devono seguire altro che rigorosi procedimenti pubblici e trasparenti – e accordi di compensazione ambientale, oggetto di negoziato stabiliti comunque da norme, redatti successivamente ai fatti oggetto di processo penale in questi giorni.
Qui comunico che il governo regionale chiederà la rideterminazione dell’accordo con ENI proprio la ridefinizione dell’accordo stabilito con la Delibera 451 del 25 maggio 2018.
Le compensazioni ambientali sulle quali tanto si è parlato in questi giorni devono seguire anch’esse logiche che non possono essere improvvisate o polverizzate nel tempo.
I negoziati previsti devono essere intavolati esclusivamente tra il governo regionale e le società petrolifere interessate.
Non mi risulta e credo inoppugnabile poter affermare che nessun altro soggetto possa reclamare un interesse legittimo a tali negoziati.
Essendo negoziati, devono essere ovviamente trattati come tali in modo riservato fino all’esito degli stessi, che deve invece essere reso pubblico e condiviso.
Ed è perciò che oggi desidero ringraziare della convocazione del consiglio per trattare di queste questioni: è stata in effetti solo un’anticipazione di quanto avrei chiesto io per chiarire, proprio oggi, il risultato dell’attività del governo regionale in materia petrolifera.
I negoziati con la multinazionale italiana sono in corso, nonostante tutto quello di cui si è letto e detto.
Il mio stile è fare e non parlare. Quello lo lascio ad altri.
Abbiamo chiesto al Governo, in particolare al Ministro dello Sviluppo Economico, di incontrarci e di rivedere anche tutti gli accordi che lo impegnano per le realizzazioni di infrastrutture nel territorio sempre a compensazione delle attività estrattive di idrocarburi.
Credo comunque necessario affermare in modo netto che non è possibile in nessun caso sedere a un tavolo di negoziati apponendo pregiudiziali discutibili e affermo con certezza che le compensazioni ambientali con ENI avranno effetti dal 27 ottobre scorso.
Colgo l’occasione di questo Consiglio per informare i Lucani che il governo regionale da me presieduto in questi 3 mesi di febbrile trattativa con Total e soci, ha portato a casa il cambio di paradigma nei rapporti con le Aziende petrolifere: non più meri bancomat del bilancio regionale, ma partner nel rilancio e rinascita del territorio lucano.
Gli accordi con Total Shell e Mitsui, concessionari del Centro Oli Tempa Rossa sono in fase di definizione e sono il primo grande passo verso questa nuova strategia.
Le compensazioni ambientali devono essere negoziate per legge, la Legge Marzano, e devono avere una duplice destinazione strategica: una a supporto della difesa dell’ambiente e della salute di tutti i lucani e l’altra ad una partnership con un forte impegno che possa rilanciare l’ambiente come opportunità di sviluppo e di occupazione, soprattutto giovanile.
Nonostante gli accordi del 2006 fossero “blindati” nella rinegoziazione, la trattativa portata a termine ha consentito quasi il 60% di maggiori compensazioni da Tempa Rossa.
Gli accordi conclusi hanno portato alla regione di oltre 250 milioni di euro per i prossimi venti anni per, oltre alla fornitura gratuita di 1 miliardo e 200 milioni di metri cubi di gas, per un valore di quasi 445 milioni di euro.
Non solo, un protocollo per lo sviluppo sostenibile avrà ulteriori 250 milioni per investimenti in settori non oil come il recupero di aree abbandonate, la ricostituzione e valorizzazione di habitat naturali, le produzioni sostenibili locali, le bio plastiche.
Tutti settori in cui la tutela dell’ambiente è al centro dell’impresa che crea occupazione.
Per cui le cifre dicono che a fronte di una concessione di 50 mila barili al giorno, come Tempa Rossa, la Regione riceverà quasi un miliardo di euro SOLO di compensazioni ambientali.
Non solo, al tavolo istituito con il protocollo di sostenibilità saranno chiamati a decidere anche i sindaci, i sindacati, gli enti datoriali e le associazioni ambientaliste, per consentire a tutti di portare il proprio prezioso contributo ad un settore così determinante per il futuro della Basilicata.
Con ENI la partita avrà gli stessi identici e coerenti presupposti: l’ambiente e la salute dei cittadini lucani sono la priorità e lo sviluppo dell’occupazione può e deve essere fatto nel prossimo futuro con la centralità della sostenibilità ambientale. La concessione ENI è di 104 mila barili al giorno, per cui potete già immaginare quali saranno i termini di trattativa.
In questi sei mesi credo fermamente che il governo regionale abbia finalmente tracciato delle politiche reali e concrete per il futuro dell’industria petrolifera in Basilicata, realizzando nuove scelte e visioni strategiche mai viste prima e attribuendo valori veri alle priorità dei lucani, quali l’ambiente, la salute e l’occupazione”.