Sulle trattative che riguardano petrolio in Basilicata si registra l’intervento del Consigliere regionale del PD, Roberto Cifarelli. Di seguito la nota integrale.
Solo perché richiesto dalle minoranze, finalmente abbiamo potuto parlare pubblicamente e nel giusto contesto del Consiglio regionale di un tema estremamente importante per la Basilicata qual è il petrolio. E siamo riusciti anche, confesso con un po’ di stupore, ad avere la presenza in aula del presidente Bardi che, contrariamente ai suoi silenzi rumorosi, questa volta ha anche parlato.
Dalla viva voce del Presidente i lucani hanno potuto apprendere, e noi con loro, che la vicenda petrolio è nelle sue mani e non in quelle degli schiamazzatori alla Rosa o dei leghisti che in campagna elettorale indossavano la felpa dell’Eni.
Abbiamo appreso che la trattativa con Total è stata condotta nel solco di quanto tracciato dal centrosinistra in innumerevoli incontri sia riguardo alle garanzie occupazionali a favore dei lavoratori lucani, sia per la tutela della salute e dell’ambiente, sia per le compensazioni ambientali più adeguate rispetto a quanto previsto nel 2006 e sia, e questo era stato il mio personale “chiodo”, rispetto all’impegno di Total ad effettuare ulteriori investimenti in Basilicata ma questa volta in settori no-oil.
Abbiamo anche potuto constatare che non c’è stata, almeno fino a questo momento, alcun tentativo di vedersi riconoscere da Eni un risarcimento per il danno d’immagine procurato alla Basilicata a seguito degli sversamenti e dell’inquinamento degli anni scorsi, per il quale il centrosinistra aveva chiesto 100 milioni di euro di risarcimento.
Abbiamo fatto notare a Bardi l’errore strategico commesso in questi mesi dal momento che ha voluto privilegiare la trattativa con Total (che ancora non estrae petrolio), rinviando quella con ENI che invece il petrolio lo estrae da vent’anni e la cui concessione è scaduta il 26 ottobre scorso. Il risultato che da quasi dieci giorni ENI continua ad estrarre in proroga, ma non versa più neanche un euro per le compensazioni ambientali. Ciò che è peggio è che così facendo Bardi ha indebolito la forza della regione nella trattativa, perché è evidente che se ENI continua ad estrarre impunemente ora la regione sarà costretta a rincorrerla senza avere il coltello dalla parte del manico.
Ultima considerazione, ma forse la più importante. Al governo regionale manca una strategia ed una visione. Messa da parte la oramai stanca liturgia delle accuse al centrosinistra, questa maggioranza non riesce ad esprimere nulla per il futuro. E non risponde ad alcune domande semplici.
La prima: posto che il petrolio non è una risorsa infinita, e posto che il mondo sta viaggiando verso l’affrancamento dal fossile, quando termineranno le estrazioni in Basilicata?
La seconda: in questo periodo che va dal rinnovo della concessione ad ENI e per la durata della concessione Total, come si attrezza la regione per traguardare la chiusura dei pozzi e quindi fare in modo che vi sia un corretto “smantellamento” di quanto costruito in questi anni, che non si perdano i posti di lavoro diretti ed indiretti legati alle estrazioni petrolifere, e che il bilancio della regione, e quindi i servizi (università, trasporti, sanità) non ne risentano?
In altre parole questa fase di transizione energetica è contemplata in una vera e propria pianificazione strategica?
Ecco, la mia impressione dopo il Consiglio di ieri è che a queste domande non vi sia ancora risposta. Di qui la mia insoddisfazione che diventa inquietudine allorquando, alla nostra richiesta di approvare una risoluzione con la quale si chiedevano queste cose e si chiedeva di tornare in Consiglio per approvare i contenuti delle intese con ENI e Total e quindi autorizzare Bardi alla firma, la maggioranza ha risposto proponendo semplicemente che il Presidente tornasse in Consiglio ma solo per riferire dell’esito. Come dire: voglio le mani libere e non voglio fare discussioni (inutili?).
Un ulteriore punto di criticità riguarda, infine, lo scarso coinvolgimento non solo del Consiglio e quindi delle minoranze, ma anche dei vari soggetti sociali quali gli Enti locali, le associazioni ambientaliste, i sindacati, le associazioni imprenditoriali, tutte ritenute quasi un fastidio per il manovratore.