“La congettura di Ravà”. Questo il tema del dialogo tra Federico Giudiceandrea e Tobia Ravà organizzato nel tardo pomeriggio all’interno della Chiesa di Santa Maria de Armenis.
Federico Giudiceandrea e Tobia Ravà sono due dei protagonisti della grande mostra “La poetica dei numeri primi” coprodotta da Fondazione Matera Basilicata 2019 e Polo Museale della Basilicata con la direzione scientifica di Piergiorgio Odifreddi, allestita nel Palazzo Acito, in via Fiorentini, nei Sassi di Matera.
Federico Giudiceandrea è il curatore della sezione “Riempire il vuoto. Le simmetrie da M.C. Escher ai contemporanei” allestita presso il Museo Archeologico di Metaponto mentre Tobia Ravà ha curato gli “Elementi di calcolo trascendentale” esposti a Palazzo Acito a Matera. i incontreranno per un dialogo dal titolo “La congettura di Ravà”.
Le opere di questo artista sono innervate di cultura esoterica ebraica, la cabala, e in particolare di un metodo di analisi delle scritture chiamato ghematria. Questo metodo sfrutta la proprietà della notazione numerica ebraica che rappresenta i numeri non usando simboli speciali, ma alla pari dei Greci, usa le lettere dell’alfabeto in una notazione additiva. Ogni parola scritta, quindi, oltre a rappresentare un concetto rappresenta anche un numero. Questo permette lo studio delle parole e dei testi anche dal punto di vista numerologico. Ogni numero associato ad una parola può inoltre essere ridotto ad un unico numero minore di 10 sommandone le cifre ed ottenendo così un numero derivato. Se questo risulta maggiore o uguale di 10 questo processo viene ripetuto fino ottenere un numero ad una solo cifra. Ravà chiama questo numero “numero teosofico” della parola o del numero di partenza. In matematica questo processo è definito come la radice digitale di un numero e trova applicazione nei criteri di divisibilità e nella “prova del nove” usata per il controllo della correttezza delle operazioni aritmetiche. I cabalisti, invece, usavano questi numeri per interpretare le scritture sacre. Secondo loro, la struttura numerica della lingua ebraica e delle sacre scritture ne rivela la provenienza divina. Infatti, alcune coincidenze svelano un ordine nascosto nella lingua ebraica. Ravà ha inoltre uno spiccato interesse per le sequenze numeriche, specialmente per la sequenza di Fibonacci. Aveva scoperto che se calcolava i numeri teosofici della sequenza, questi si ripetevano ogni 24 numeri della sequenza. Aveva inoltre testardamente verificato la veridicità di questa regolarità della sequenza fino ad indici elevati e supponeva che questa regolarità si potesse protrarre all’infinito. La verifica numerica, anche se protratta per indici molto elevati della sequenza, chiaramente non dimostrava nulla, ma si poteva solo congetturarne la veridicità.
Federico Giudiceandrea, imprenditore e ingegnere di formazione, ma anche collezionista di opere d’arte con contenuto matematico nonché curatore di mostre su Escher in tutto il mondo e autore di diversi saggi su Escher e in generale su arte e matematica, spiegherà al pubblico “la congettura di Ravà” da lui dimostrata. L’incontro sarà moderato dalla prof.ssa Maria Luisa Trevisan, storica dell’arte e critico d’arte contemporanea.
La fotogallery del dialogo “La congettura di Ravà” con Federico Giudiceandrea e Tobia Ravà (foto www.SassiLive.it)