La Presidente del Centro Antiviolenza Italiano di Matera, Ivana Giudice, è stata candidata al Premio Internazionale per i diritti umani, civili e l’impegno sociale, che si svolgerà il prossimo mese di dicembre a Lecce. L’impegno umano e sociale, profuso in prima linea dalla presidente del Centro Antiviolenza, nella lotta contro la violenza sulle donne e i minori, e più in generale, contro ogni forma di violenza, è ormai conosciuto in tutta Italia. Basti pensare che la pagina Facebook del C.A.I., cui si rivolgono donne di tutte le nazionalità e da tutta Italia, è una delle più seguite.
“E’con sorpresa ed emozione – ha commentato Ivana Giudice – che accolgo questa inaspettata e bella notizia. Sono anni che seguo come professionista le donne vittime di violenza da parte degli uomini, ancor prima che venisse costituito il C.A.I. e conosco bene le sofferenze legate alle dinamiche della violenza, e i devastanti effetti che la violenza assistita ha sui figli minori. Purtroppo, quando si parla di violenza contro le donne non si può prescindere dalla considerazione del contesto storico e culturale attuale e delle società passate. Un dato storico comune e imprescindibile è che le manifestazioni delle relazioni di potere tra uomini e donne si sono sempre basate sulla diseguaglianza tra i due sessi, producendo come effetto consequenziale le discriminazioni delle donne da parte degli uomini. In tal modo, le donne non solo sono state relegate in una posizione subordinata, ma addirittura al ruolo di semplici oggetti di possesso. E, questa realtà che definisco “atavica” è come un marchio sulla pelle delle donne, che con il trascorrere del tempo, sta divenendo sempre più pervasiva, assumendo forme più brutali. Si pensi all’efferatezza di alcuni femminicidi degli ultimi anni, ad opera di partner od ex partner, o branchi di uomini. Certo, il dibattito pubblico negli ultimi anni, con ritmo crescente, si sta interrogando sempre più su questo tema, con i mezzi di informazione pubblica e privata. Ma la violenza contro le donne persiste, ed anzi si è inasprita, interessando ogni strato sociale, economico e culturale, senza distinzioni di razza, di religione e di età. Le donne continuano ad essere massacrate e uccise. Secondo le stime nazionali – prosegue la presidente – ogni 72 ore una donna viene uccisa, solitamente dal partner o ex partner, mentre il 63% delle violenze sessuali avviene per mano conosciuta. Dinanzi a questa realtà ogni volta parliamo di iniziative concrete, possibili, per arginare il fenomeno. Ma ogni volta che una donna viene violata, solo un silenzio assordante fa da padrone. E’ per questo motivo che la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne per noi del C.a.i. Centro Antiviolenza Italiano ha assunto un significato diverso. Abbiamo voluto ripercorrerla soffermandoci a scandire i numeri della violenza sulle donne, che sono davvero tragici. Basti ricordare che solo due giorni prima del 25, una donna di 30 anni, mamma di un bimbo di 11 anni, è stata barbaramente uccisa a colpi di coltello dal suo amante, perché, rimasta incinta, minacciava di raccontare tutto alla moglie di lui. Ed è ancora questo il motivo per cui abbiamo deciso di pubblicare in rete il Cortometraggio prodotto e realizzato dal C.A.I. dal titolo “Solo per Te… ”. Un cortometraggio nato in assenza di finanziamenti o sovvenzioni di sorta. Realizzato in 8 ore di riprese e pochi giorni di montaggio cd. artigianale. Ma “vivo” grazie alla sensibilità di ciascuno dei soci che vi ha partecipato. Il cortometraggio è un concentrato di violenza psicologica, maltrattamenti, violenza fisica, per poi concludersi con il femminicidio. Racconta di una famiglia come tante che, agli occhi della società, sembra vivere una apparente normalità. In realtà, dentro di sé, nasconde il dramma della violenza che, ora dopo ora, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, si consuma all’interno delle mura domestiche. La protagonista, Bianca, vive una condizione di agonia familiare, dovuta alle continue vessazioni fisiche e psicologiche subite dal coniuge. Ma, nonostante le sue fragilità emotive, ha il coraggio di dire basta. Un coraggio nato dalla consapevolezza dell’alternativa che ha nell’optare per una vita diversa, non più costruita sull’apparenza”.