Sabato 30 novembre 2019 alle 18.30 al Circolo La Scaletta di Matera, in via Sette Dolori 10 si inaugura la mostra “Guerricchio e la Stamperia Tomacelli, che propone una collezione di cinquanta opere grafiche e disegni realizzati dall’artista materano tra il 1977 e il1996, anno della sua improvvisa scomparsa. Le opere per molti anni sono state raccolte e custodite da Lina, proprietaria insieme a suo marito Lorenzo della Stamperia d’Arte Tomacelli di Cerignola, in provincia di Foggia, che Luigi Guerricchio, per gli amici Ginetto, ha frequentato per vent’anni. Dopo la morte di Lina la raccolta è stata ritrovata, quasi per caso, dai figli Antonio, Rita, Giuseppe e Mimmo Tomacelli che,con i soci del Circolo La Scaletta, hanno voluto organizzare un’esposizione che ripercorre la storia di una profonda amicizia, una storia di arte e vita che finalmente può essere raccontata.La mostra, aperta al pubblico fino al 12 gennaio 2020, comprende anche vari lucidi e lastre, che permettono di comprendere le varie fasi di realizzazione di un’opera grafica. Nel percorso espositivo i Sassi, le donne e il mondo contadino, alcuni dei temi più cari a Guerricchio, straordinario interprete di Matera e del Meridione.
“Guerricchio (facendo sua la lezione degli antichi)- ha sottolineatoEdoardo Delle Donne, curatore della mostra, -aveva ben compreso che l’arte poteva (doveva!) nobilitare la vita, e che la bellezza, sebbene non nella sua accezione più classica, bensì intesa piuttosto come valore morale, avrebbe restituito dignità ad una storia (quella della sua terra) ingrigita ed oscurata dall’oblìo”.
Alla serata inaugurale dopo i saluti di Francesco Vizziello, presidente del Circolo La Scaletta, interverranno Raffaello De Ruggieri, sindaco di Matera, Antonio Guerricchio, nipote del pittore, Edoardo Delle Donne, curatore,e Antonio Tomacelli, serigrafo.
L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Matera.
Orari mostra Lun-dom: 10-13; 17-20. Ingresso libero.
Testo critico di Edoardo Delle Donne
Il disegno come una geografia interiore
“Non si vede una cosa
finché non se ne vede la bellezza”
O. Wilde
Una delle ragioni dell’essere artista è rivelare il mondo e le cose della vita.Rivelare qualcosa che tutti i giorni vediamo, passandoci accanto,ma non notiamo.
Guerricchio (facendo sua la lezione degli antichi) aveva ben compreso che l’arte poteva (doveva!) nobilitare la vita, e che la bellezza, sebbene non nella sua accezione più classica, bensì intesa piuttosto come valore morale, avrebbe restituito dignità ad una storia (quella della sua terra) ingrigita ed oscurata dall’oblio.
Così nei temi a lui più cari, le donne, il lavoro, ed il cibo quotidiano,
egregiamente rappresentati nelle opere in mostra (in un percorso espositivo che vuole essere anche indicativo di un processo creativo, che dal lucido, o velina, arriva sino al disegno ed alla serigrafia), l’artista materano con delicata passione ridisegna un orizzonte illuminato da tutti i colori, senza più polvere che profetizza polvere.
Questa esposizione dedicata al maestro materano Luigi Guerricchio
è composta da un corpus di circa 50 opere tra lucidi, disegni, serigrafie e lastre (realizzate tra il finire degli anni ‘70 e la prima metà degli anni
‘90, in un clima di amicizia e collaborazione), di proprietà della Stamperia d’Arte Tomacelli di Cerignola, è un piccolo racconto, la traccia di un grande artista che avvertiva quale suo unico dovere quello di creare.
L’arte intesa come un ulivo (i suoi ulivi…) che cresce sulle sponde del foglio, in un intreccio di segni e colori senza argini, liberi di fissare tutto quello che si è vissuto e che non sempre gli occhi hanno visto, ma solo il cuore.
Come una delicata nostalgia che si raduna in penombra sul mondo,
sulle case della terra.
Una giornata particolare: Ginetto Guerricchio nella Stamperia Tomacelli. Intervento di Antonio, Rita, Giuseppe e Mimmo Tomacelli
Il primo gesto della giornata Ginetto Guerricchiolo dedica alla caffettiera che Lina gli ha preparato la sera, mentre accende la sigaretta da fumare sotto il sole del balcone.
Sarà la prima di una decina che il medico gli ha vietato.
Ha dormito, come sempre, tra pennelli e trementina nell’appartamento di Cerignola che Lorenzo usa come studio di pittura con annessa cucina e camera per gli ospiti.
Alle nove è già in strada, anzi, nel bar per il cornetto caldo. Pochi passi ancora poi apre la porta del “laboratorio” dove lo attendono Lina, Lorenzo e Antonio Tomacelli che già trafficano intorno alla macchina da stampa. Lina sta preparando l’emulsione per i telai di seta che lavoreranno in giornata e mentre stende la gelatina viola chiede a Ginetto se vuole mangiare qualcosa di particolare a pranzo.
“Spaghettino al pomodorino” sarà la solita risposta dell’artista innamorato della cucina pugliese semplice e condita di rosso. Ginetto ama la pasta, le verdure e il pesce, magari fritto o sotto forma di puntuti ricci da mangiare col pane.
Sistemato il menù si passa al programma della giornata che viene discusso con Lorenzo: “Oggi stampiamo cinque o sei colori, se teniamo il ritmo in tre giorni finiamo tutto”. Parlano al grande tavolo in legno della stamperia su cui è steso il disegno di un’anziana signora che tira la pasta per le orecchiette. Ginetto lo sta rifinendo con rapidi colpi di una matita nera e grassa alternata al pennino a china. Il supporto è una carta da lucido semi trasparente che poi Lina stenderà sui telai in seta emulsionati con la gelatina fotosensibile.
Si stampa per primo il nero in quattro o cinque copie che poi il Maestro colorerà a tempera o acquerello fino a che non avrà trovato la traccia giusta per la stampa delle altre copie. Ogni colore verrà separato sui lucidi e riportato sui telai di seta fino a che l’anziana signora che tira la pasta non si ricomporrà sui fogli.
Lorenzo sistema il telaio sulla macchina e, dopo averlo centrato sui registri, lo inchiostra e avvia la stampa, governata dagli stantuffi ad aria compressa. Per le 200 copie della tiratura servirà una mezz’ora, un po’ di più per ripulire telaio e spatole.
In queste fasi Ginetto non permetterà a nessuno di intervenire o lavorare sui colori al posto suo, geloso com’è del suo tratto così originale e unico. Disegnerà o pennellerà vuoti e pieni e sceglierà personalmente i colori con Lina che mescola gli impasti.
Una passeggiata per Lorenzo abituato a non vedere quasi mai gli artisti in stamperia.
Ginetto invece no, Ginetto conosce tutte le tecniche di stampa d’arte e passa con naturalezza da un telaio serigrafico a una lastra in zinco per l’incisione, da un cartoncino Fabriano spesso ad una carta morbida per l’acquaforte.
Dopo la pausa pranzo e mezz’ora sulla poltrona con gli occhi chiusi, si ricomincia a lavorare su quei fogli che stanno prendendo forma e colore. Si ammazza la routine delle duecento copie da stampare parlando d’arte e di cosa mangiare per cena mentre, foglio dopo foglio, la sera s’avvicina.
Lina apparecchia per sette, ché Zio Ginetto è, dopo tanti anni, uno di famiglia. Tubettino con le cozze, stasera, mentre il telegiornale snocciola politica e notizie.
Dopo altri due giorni si firmano e numerano le copie, mentre Lina e Lorenzo “sparecchiano” la stamperia. Lina, prima che Ginetto parta, stende il lucido del segno nero su di un foglio di carta e glielo fa firmare. Lo sistemerà insieme a tanti altri in un cassetto perché un giorno qualcuno possa ritrovarli e, magari, farne una mostra a Matera per raccontare tutto questo.
Ginetto intanto è partito sulla sua vecchia Lancia, costeggiando la Murgia dalla parte di Gravina e catturando con gli occhi il prossimo quadro. Non ama le statali trafficate delle zone industriali.
Quanti mesi passeranno fino alla prossima “tiratura”? Tre, quattro, forse meno, per quasi 25 anni Luigi Guerricchio, Lina e Lorenzo Tomacelli hanno condiviso arte e vita, tanta vita.
Abbiamo avuto il privilegio di viverla con loro e siamo sicuri che, da qualche parte nell’universo, stanno stampando un disegno dei Sassi o di una donna che un artista di Matera amò in gioventù.