Franca Loguercio Camardo, ovvero, la sensibilità interiore dell’animo e dell’anima. Il suo cuore pullula di sentimenti incontaminati dalla “frettolosità” del quotidiano vivere del quale lei è diretta ed acuta sensibilità riportandone le essenze dei pensieri in versi facendone divenire sublime poesia dell’incanto. In lei c’è la poesia dell’osservare e la poesia dell’osservazione e la poesia che è il fluire dell’interiorità dell’anima. I suoi versi sono componimenti dell’anima, carichi di senso vissuto, interpretato, agito. Ne parla con passione nel guardare se stessa, che è sempre avviata in un cammino di ricerca interiore, quello “dell’isolarsi” dal rumore cosmico, per essere sommersa da emozioni e sublimazioni, che sono propedeutici al raggiungimento di una cultura spirituale, pura, dell’anima, per essere sempre pronta a dare, a fare ed a colloquiare, parlare in una dimensione propria in cui l’anima si genera e rigenera per essere sempre in pienezza d’armonia che la vita le da e dalla cui vita prende, tutto il bene, con infinito amore. La poesia di Franca, dilata il cuore, prende con la freschezza dei versi e con la profondità dell’anima. La poesia di Franca naviga, fluttua verso la catarsi per approdare verso l’esistenza delle voci interiori che parlano, dicono, parlano alla coscienza, dispiegano l’io immacolato casto e ricco di quella vitalità unica, candida che porta diritto al cuore, alla coscienza e che arricchiscono il senso della vita. E allora la sua poesia si incanta in una produzione ovattata, fuori dal Kaos originando “Le voci del silenzio” voci che sono parlate con il grande rispetto alle variegate esistenze delle cose della vita e che da queste fluiscono e fanno palpitare il perno centrale dell’amore: il cuore. Franca Loguercio va per i meandri della poesia per i vicoli del pensiero e si sofferma in un alone di forte romanticismo e, guardando la luna le chiede quasi un dialogo: “Opalescente/la luna nel suo lago/ come dea bendata / non vede i miei affanni/lascia frastornate /le mie illusioni/che fanno a brandelli /L’io sbrindellato/ (…) e conclude “Riflessa nello specchio /della vita/gioco a dadi la sorte/penso di burlare /il mondo/burlone il mondo/gira intorno a me”. Franca guarda, osserva raccoglie e inserisce nello scrigno prezioso della sua mente, della sua memoria, le bellezze estasianti della vita “Il salice è verde/ la terra è brinata/ il fuoco scotta/ bruciano i miei pensieri/raccolgo stelle/ intreccio fili/la vita è bella/nella mia vita/il sole”. Il suo sorriso fissato sulle labbra, sin dalla nascita, esprime entusiasmo, ottimismo, apertura all’altro, al sociale alla vita che reclama, che soffre “Giostra, baldoria/bollettini/ aria eccitata/grida di libertà/sospiri allagati/occhi che non vedono/parole ovunque./ Si è perso l’uomo?” . E, tutto il mondo, quel mondo che è al border-line di un profondo baratro della perdita dei sentimenti, dei valori, che manda segnali inquietanti, la catturano, e la prendono nella mente, nei pensieri e descrive in pochi versi la triste realtà “ Scorrono immagini/sullo schermo di plastica/ laggiù/ in un luogo lontano/ in un mondo diverso/qualcuno muore/un ragazzo esulta/una mamma prega/un uomo piange/. Dilaga il disagio/nella mia mente /l’ansia della fretta in agguato/mi confonde/c’è un bimbo/ che mi chiama /un libro da scrivere /un figlio al telefono/sullo schermo di plastica/occhi sgranati/chiedono…”.La poetessa è protesa all’ascolto continuo dell’ esistente intorno a sé, nel suo sovrano silenzio che l’acquieta e che la rinvigorisce per alimentare l’essenza della sua parola che si fa poesia della vita, fiume del suo magico dire e “creano versi poetici che sono fiori dell’anima”: “Ascolto sorpresa –la mia anima?- /il silenzio dei vicoli che si snodano tortuosi/sullo sperone panoramico/in una cornice d’azzurro./ Proiettato in un angolo di cielo/-il mio io?- /il canto dell’universo/che si accompagna/ ai ricordi impolverati/di antiche memorie,/” . I suoi pensieri “fluttuano nell’aria tersa come panni sciorinati su fili tesi tra bianche case screpolate che sono testimoni del vigore e della caducità della vita”. La poetica le mette piena vitalità e nella sua variegata esistenza fatta di soddisfazioni, di gioie, di amore, della pienezza della vita, avverte un rifiorir di gioventù in cui si ha necessità della presenza dell’altro nella corrispondenza di sentimenti, di pensieri, opinioni, pareri che possono essere concordi, discordi, fuori da qualsiasi panegirico esistenzialismo “ Vivere un silenzio di quiete/ per la mia anima smarrita/sorridere al giorno nascente/con gli occhi colmi di risposte./ …i perché sono tanti/spesso non hanno risposte”. Loguercio si lascia prendere dal senso della vita improntata alla pacatezza, alle considerazioni, e a tutto dà il giusto senso con quella sobrietà che la rende immutata nel tempo e le connota quel parlare dolce, soave e sempre gradevole all’ascolto. E per lei i ricordi “sono coriandoli di una festa passata /tanti e sparpagliati/come le emozioni/che non vedono l’età/e il corpo sciupato”. Gli abbracci sono ricordi rubati alla memoria. Il suo umore, che traspare dalla gioia che la vita le dà in una variabile straordinaria in pieno positivismo, lo si vede nella scorrevolezza rapida dei versi e diventa essere leggera, soave incanto di vita. Si lascia prendere dal vortice della contentezza interiore che è “Passione, fuoco di parole/raggio di sole tra le fronde/ di una foresta incantata/amore,amore, amore amore amato e sussurrato/vissuto a piedi nudi /con l’urlo dell’anima./ Presente nell’attimo /nell’eternità /nel soffio di un alito/nel volo di un gabbiano/ mai ricordo/ingiallito tra due pagine./ Per sempre amore./” Una cosa è certa: Lo guercio, come dice in “l’iridescenza dell’arcobaleno” “ Sono la fragranza /di un profumo/chiamato Vita ( e scrive Vita con la lettera maiuscola a significare quanto lei ami la stessa!! Il suo spirito libero, fluttuante naviga nell’aria, dove raccoglie al volo “cianfrusaglie di idee,/riannodo i fili della ragione/mi tuffo nella realtà. /Ho voglia di cantare!”,. Lei ama, ama infinitamente e i mille perché sono il motore della vita, dell’esistenza:
“sul letto dell’anima/
infiniti perché,
turbano la quiete
della mia solitudine.
Nel lago della luna
specchio del cielo,
vedo riflesso/il tuo viso.
Placato è il chiasso
del mio cuore”.
La poetessa ha un rapporto collaterale e importante con il telefono che la mette in linea, in corrispondenza con chi le sta nel cuore e la tiene in agitazione, in ansia:
“ Senza lo squillo
l’attesa è vana” (…);
“Dilaga il disagio/
nella mia mente
l’ansia della fretta/
in agguato/
mi confonde
c’è un bimbo
che mi chiama
un libro da scrivere
un figlio al telefono…..”
e ne fa un quadretto dinamico quando dice:
“ Frugo ovunque
con la testa altrove
perdo tempo nell’ansia
delle cose quotidiane
squilla il telefono
allungo i miei pensieri
cerco, l’ho smarrito.
Guardo l’orologio, scappo
prendo al volo il mio io
l’anima mi sfugge
un momento, un momento
devo riorganizzare
la mia vita turbata.
Mi fermo e la memoria
Che sempre s’incanta
Mi fa sorridere.
L’ho trovato
Il mio sorriso”.
: La sua acuta osservazione si fa concretezza quando è diretta nei confronti di chi appartiene ad altra etnìa , e lei considera amico, persona come altre, e coglie l’essenza di di come “l’uomo” nella società dell’opulenza, diviene un oggetto, un accessorio
“Viso scuro
tra una folla bianca
ciarliera e disattenta
che si agita al sole di agosto.
Sguardo paziente
Che comprende l’indifferenza
di chi lo vede accessorio
Di quella spiaggia variopinta.
Collane ed amuleti
Appesi alle sue mani
Mi porge l’amico pachistano
Con un sorriso pregno di dignità”.
La poetessa è permeata da parole, le utilizza, le compone, le confeziona in un articolato mondo magico ma anche in quello che rende l’effetto importante all’orecchio di chi ascolta. Per Loguercio, le parole possono essere :
“Sussurrate al miele
Graffiate dall’ira
Arroganti vaganti
Raccontano esprimono
Gioia dolore orgoglio
Sono cultura
Voglia di aprire il cuore
Appropriate gentili
Scorrette
Ammassate a due a tre
Con libertà di scelta
Vincolanti
Pronte a farti sorridere
Ad inumidire di lacrime gli occhi
Premeditate
Non pensate
Capaci d’interrogare
Il destino e l’anima invisibile
Incantare sogni e realtà
Svelare segreti
Passioni
Stati d’animo reconditi
Adulare
Ah, le parole!”
La poetessa procede nel suo entrar per poesia nel cuore della sua anima e ancora una volta si trova in piena osmosi con l’inconscio con cui vive quel rapporto quasi di reciprocità e si lascia andare in una dimensione, oltre:
“Inseguo un sonno
con gli occhi aperti
cancello il passato
con la leggerezza della foglia che cade in autunno
lascio andare il futuro
pregno d’immagini virtuali.
Cerco la libertà
ago nel pagliaio della vita
abbasso le palpebre
e svelo all’inconscio
l’incanto del mio presente”.
La sua poesia è ricchezza espressiva, figurativa, e originale considerazione del pensiero poetico molto incisiva quando si interroga: “
(…)
Amerò domani
Le stesse cose
Che mi circondano oggi?
O, fluiranno nel lago
Dell’oblio e smarrita
Cercherò l’aria
Per colmare i miei pensieri?
Franca Loguercio scruta il suo cielo, il mare, ritrova se stessa, quel suo io e pennella versi come:
“Nella sua scia
mi lascio cullare
agili pensieri
seguono il volo
di un gabbiano
il mio io
è in armonia
con l’universo.
Ha la pienezza delle emozioni e la coscienza di essere una donna in cui il mondo osservato e vissuto, immaginato e sognato la considera ricolma e ridondante di parole magiche e nutritive, e carica di
“emozioni
che fanno della vita
un’eterna primavera”.
In questo appagamento interiore fatto di versi, con straordinario senso del suo amore per il componimento, per la silloge che le dà la giusta energia, scrive:
“La penna ferma
il mio pensiero
la poesia
mi regala l’ardire
di spiccare il volo”
e il suo animo chiede di nutrirsi sempre più di parole sempre più nuove per alimentare la sua Musa che è dentro di lei e la incontra ogni notte, quando da “grande insonne rimesta tutto nella sua mente ed accompagnata dalla sua solitudine scrive e sente molto forti e decise :
“Le voci del silenzio”
Le sento dentro di me
Arruffate, agitate sempre
Come vita che pulsa
In acque profonde.
Sono impenetrabili
A chi non sa cogliere
A chi distrattamente vive
La frenesia del fare.
Lontane dalla folla
Chiassosa e distratta
Fanno emergere l’io
Tra i crinali dell’inconscio.
Nell’alba dirompente
Le voci s’illuminano
Creano versi poetici
Fiori dell’anima
Profumi di ginestre
Mi ubriacano.
Queste poesie della Loguercio, che danno vita a questa raccolta sono
“Sussurrate al miele, cariche di Immagini che scorrono, di Ricordi, di Foglie smosse e di Profumi di Prati, di Gelsomini in fiore, di Abbracci, di Viso scuro, di Canzoni stonate che Fluttuano nell’aria, Libera ascoltando “Le voci del silenzio” Il presidente così scrive nella introduzione: “ Nell’ambito delle attività svolte da questa Università si colloca il lavoro della socia Franca Loguercio CAmardo, autrice di poesie suggestive e delicate, espresse con sincerità di sentimenti e scrittrice di pregevoli racconti”.
Carlo Abbatino