“L’efficacia progettuale della Bonifica lucana ha permesso di finanziare 3 progetti irrigui col Fondo Sviluppo e Coesione ed 1 progetto per il risparmio della risorsa idrica dal Piano Nazionale Invasi per un importo complessivo di oltre 39 milioni di euro con circa 200 nuovi posti di lavoro. Questo deve essere un esempio per tutto il Sud Italia a testimonianza di una positiva riforma regionale dei Consorzi di bonifica.”
Ad indicarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto alla tappa dell’“Acqua Tour”, svoltasi a Matera.
In Basilicata, secondo i dati I.S.P.R.A., in zone a rischio frane insistono 33.469 persone (5,8% della popolazione), 13.998 edifici (7,5%), 2.063 imprese (5,4%), 232 beni culturali (11,7%); sono altresì a rischio alluvione: 3.771 abitanti (0,7%), 1.730 edifici (0,9%), 353 imprese (0,9%), 30 beni culturali (1.5%).
A fronte di questa situazione, oltre a quanto già assegnato, il Consorzio di bonifica della Basilicata ha pronti, in attesa di finanziamento, ulteriori 28 progetti (17 già esecutivi) per la riduzione del rischio idrogeologico; l’importo complessivo è di circa 341 milioni di euro, capace di attivare oltre 1.700 nuovi posti di lavoro.
“E’ la testimonianza – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – di una riuscita riforma della Bonifica lucana che, nel rispetto dell’Intesa Stato-Regioni del 2008, ha accorpato in un unico consorzio i 3 enti preesistenti, valorizzandone la funzione di presidio territoriale grazie anche all’integrazione con il servizio di forestazione.”
La sicurezza idrogeologica della Basilicata è oggi sorvegliata da oltre 12.000 chilometri di canali consorziali e 3.700 opere idrauliche, a cui si devono assicurare una costante manutenzione e adeguamento all’estremizzazione degli eventi meteo, come recentemente dimostrato proprio a Matera.
“Il nostro impegno – conclude il Presidente di ANBI – è di lavorare per ridurre il gap fra Nord e Sud del Paese. Ogni anno le calamità naturali costano, all’Italia, 7 miliardi di danni; è necessario passare dalla logica della proclamazione degli stati di calamità naturale a quella della prevenzione civile, che costa 7 volte meno. D’altronde dal 1° Maggio 2013 al 13 Maggio 2019 sono stati proclamati ben 87 stati di emergenza sul territorio nazionale con danni riconosciuti rimborsabili dallo Stato per oltre 9 miliardi di euro; in realtà sono stati trasferiti importi per soli 911 milioni, pari a circa il 10%.”