Una spesa media pro capite per i regali di Natale identica al Natale 2018 (169 euro), leggero incremento di acquisti ai mercatini natalizi e in quelli tradizionali di ambulanti. E’ la tendenza prevista da Confcommercio Imprese Italia Potenza. Intanto la corsa agli acquisti natalizi avverrà a partire da questa settimana perchè le giornate di Black Friday sono avvenute nei giorni scorsi con spese consistenti nei comparti dell’elettronica, abbigliamento, calzature, accessori e profumeria. Per alimentari, oggetti da regalo, bigiotteria e gioielleria, prodotti tessili ma anche casalinghi, libri, musica e cosmetici sono 1.045 (533 in provincia di Potenza e 512 in quella di Matera) al terzo trimestre 2019, le attività di ambulanti presenti in Basilicata e impegnate per le proposte di regalo in vista di Natale. Le bancarelle più numerose sono quelle di prodotti alimentari (327 di cui 282 in provincia di Potenza e 115 in quella di Matera), seguite da abbigliamento-calzature (298 di cui 166 nel Potentino e 132 nel Materano) e da giocattoli (104 di cui 61 in provincia di Matera e 43 in quella di Potenza) che negli ultimi cinque anni segnano un incremento del 130 per cento.
“Camminare nei mercatini natalizi dei nostri comuni e acquistare pezzi unici e personalizzati, realizzati con cura e sapienza – commenta il presidente di Confcommercio Fausto De Mare – vuol dire scegliere il tipico e tradizionale quale dono di questo Natale. E questo non vuol dire solo dare valore alla manualità e alla creatività racchiusa in ogni oggetto, ma apprezzare e condividere un modello d’impresa che sta nel territorio, nella comunità e coniuga tradizioni con innovazione”.
Ma il problema vero – per Confcommercio – è che nonostante l’aumento della quota delle tredicesime disponibile per i consumi la spesa media pro capite per i regali di Natale non cambierà tra il 2018 e il 2019 fermandosi a quota 169 euro. Il totale della spesa che sarà destinata ai consumi, il 14,7% in più dello scorso anno, e ogni famiglia spenderà 1.278 euro, un dato che calcolato a prezzi costanti genera però un calo effettivo dell’1%,rispetto al 2018. Cala la percentuale degli italiani che prevedono un Natale dimesso (68,7% contro 70%), mentre aumenta quella di chi effettuerà regali (86,9% contro 86,3). Da segnalare infine che la spesa media reale pro-capite sarà inferiore del 30,7% rispetto al 2009.
“Le famiglie italiane ancora oggi scontano gli effetti della crisi con la perdita del reddito e una nota marcata di sfiducia. Ciò nonostante, grazie anche al mancato aumento dell’Iva e ad una leggera crescita della tredicesima c’è da segnalare un’inaspettata vitalità di consumi a dicembre”.E’ evidente – ha concluso il presidente di Confcommercio -che bisogna sostenere la domanda interna che da sola vale l’80% del Pil e per farlo bisogna ridurre le tasse”.
la perdita del potere d’acquisto dei redditi è dovuta esclusivamente allo sciagurato cambio lira-euro, da quel momento i commercianti hanno duplicato e triplicato i prezzi, gli stipendi invece sono rimasti fermi, un chilo di pane tanto per fare un esempio il giorno dopo l’introduzione dell’euro da mille lire è passato a un euro, i lavoratori invece non hanno il potere di aumentarsi gli stipendi, il risultato è stato che oggi 1500 euro di stipendio equivalgono a 1.500.000 delle vecchie lire, hanno letteralmente massacrato e distrutto il ceto medio, che oggi fa la fame e 40 anni fa con uno stipendio del genere ci campava una famiglia di 5 persone.
Il vero problema sta nel cambio lira euro che sarebbe dovuto essere 1000 lire=1 euro, invece i politici sciagurati di 30 anni fa e non faccio nomi hanno calato le braghe e hanno provocato una crisi che dura ormai dall’anno 2000 da quando si è introdotto l’euro, i commercianti ovviamente non ci hanno pensato due volte e hanno afferrato al volo l’euro duplicando e triplicando prezzi in maniera ingiustificata, già perchè non si comprende come mai tanto per tornare all’esempio di prima 1 kg di pane del costo di 1000 lire il giorno dopo è passato a 1 euro, invece di tenerlo a 50 centesimi, per non parlare di tutti gli altri beni aumentati in modo allucinante e ingiustificato.
In tutto questo discorso, si possono trarre due conclusioni: primo, una generazione di politici sciagurata e senza midollo, ha provocato una crisi ormai ventennale dalla quale credo non ci si riprenderà mai, secondo il commercio con l’avvento dell’euro ha piegato definitivamente il ceto medio, con aumenti di prezzi in ogni categoria merceologica allucinanti, oggi i commercianti si lamentano, ma dimenticano di essere stati i primi a innescare una crisi senza precedenti, a partire dal 2000 quando hanno falsato palesemente i costi delle loro merci.