Giovedì 19 dicembre 2019 alle ore 11 nella sala consiliare di Ferrandina, alla presenza del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano è in programma il convegno, promosso dall’ Amministrazione comunale di Ferrandina sul tema “ZES interregionale jonica: quali opportunità di sviluppo per il territorio”.
Un’occasione utile, alla luce dell’avvenuto insediamento del Comitato di Indirizzo della ZES Jonica, per avviare un confrontosulle modalità di attuazione del Piano strategico di sviluppo, che ha nel Porto di Taranto lo sbocco principale del sistema logistico regionale, e su i criteri di individuazione di un “pacchetto localizzativo” con le annesse agevolazioni amministrative e fiscali a favore degli operatori economici interessati ad insediarsi nelle aree ricomprese nel perimetro ZES.
In proposito si registra l’intervento di Pierluigi Diso, Coordinatore Associazione Zes Lucana.
L’Associazione Zes Lucana continua ad ascoltare i validi interventi tecnici sulle Zes che si sono susseguiti il 13 dicembre a Bari con il professor Claudio De Vincenti e il giorno successivo a Bisceglie con il professor Giuseppe Catalano, coordinatore della Segreteria Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’arch. Roberto Traversi, Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, insieme e ai due presidenti dell’AdSPSergio Prete e Ugo Patroni Griffi.In entrambi gli incontri è stato fatto cenno allo stato di sofferenza che sta traversando il tessuto produttivo di alcune aree del Mezzogiorno, che rende urgente riattivare strumenti di politica industriale varati nella precedente legislatura e poi inspiegabilmente messi da parte nell’ultimo anno e mezzo: dagli investimenti infrastrutturali previsti nei Patti per il Sud alle Zone economiche speciali (Zes). Ambedue gli strumenti sono stati per lunghi mesi abbandonati a sé stessi da una sostanziale assenza di direzione politica. Le Zone economiche speciali, pur rimaste ancora al palo, hanno dimostrato di avere una credibilità intrinseca. Il sistema bancario ha messo a disposizione fondi consistenti – a oggi 2,6 miliardi di euro – per le imprese che investiranno nelle Zes: dopo Banca Intesa, che fin dall’inizio ha sostenuto il programma, sono entrate in campo ora anche altre banche a cominciare da UniCredit.E’ mancata invece altrettanta convinzione da parte delle istituzioni che sul fronte semplificazioni – decisivo per il decollo delle Zes –si è limitato a disporre il dimezzamento dei tempi delle procedure, senza che la norma abbia natura realmente vincolante, come del resto non ce l’hanno i termini procedurali rispetto ai quali dispone il dimezzamento. Sul fronte Credito d’imposta per gli investimenti privati nelle Zes, si è perso più di un anno appresso a una discussione surreale interna alle amministrazioni centrali e regionali sulla natura automatica o meno dell’incentivo, quando era chiaro fin dalla norma istitutiva del 2017 il risultato cui quella discussione è infine approdata nel settembre scorso: l’incentivo ha natura automatica esattamente come il più generale Credito d’imposta Sud.Nella Legge di bilancio oggi in discussione è previsto un incremento della dotazione di risorse per questo strumento e l’istituzione della figura di un Commissario governativo per ogni Zona. Il Presidente Bardi già nella relazione programmatica del 29 maggiorimarcò l’opportunità di favorire le zone economiche speciali, contestualmente, ad un programma per lo sviluppoindustriale edè adessogiunto il momento della concertazione istituzionale e sociale, coinvolgendo le associazioni imprenditoriali, le componenti sindacali e i sindaci, ma soprattutto discutendone con esperti della materia per capire se sarà mai possibile uno snellimento delle procedure tecnico-amministrative e rendere attrattiva la nostra regione. Occorre partire quindi dal tema delle infrastrutture – viarie, ferroviarie e anche aeroportuali (aviosuperficie di Pisticci)–necessarie per favorire investimenti produttivi non solo nell’area Zes Jonica ma anche negli altri nuclei industriali e nelle aree per gli insediamenti artigiani. Vanno subito indicate le aree immediatamente disponibili e gli strumenti attuativi per reperire i finanziamenti per poterleinfrastrutturare.Servono adesso azioni programmate al rinnovamento della base produttiva. In coerenza con i più recenti orientamenti europei, le azioni previste per lo sviluppo occupazionale e produttivo delle ZES in Basilicata devono mirare a favorire tutte le condizioni per l’attrazione degli investimenti e, nel contempo, sostenere percorsi in grado di riattivare/riqualificare/diversificare le produzioni e gli asset (stabilimenti produttivi, servizi reali, competenze industriali, capitale umano) presenti in tali aree. Anche la rete delle Micro e PMI sul territorio potrebbe favorire il coordinamento tra i soggetti preesistenti e attirare nuovi soggetti nelle aree di intervento, magari con investimenti produttivi a carattere innovativo. Per far ciò c’è sempre la porta aperta degli strumenti innovativi come quelle previsti dal Piano Junker, l’impiego di strumenti finanziari tradizionali e quelli della finanza alternativa per lo sviluppo, allo scopo di sostenere la crescita dimensionale e la competitività delle imprese. I programmi territoriali devono essere elaborati, avviati e implementati attraverso un percorso di coinvolgimento attivo degli stakeholders interessati a procedure negoziali in grado di favorire un approccio integrato finalizzato ad intervenire sui fattori di svantaggio territoriale.Ecco l’urgenza di una politica industriale definita sulla base di una visione strategica della crescita territoriale. Ecco la necessità di puntare sui facilitatori degli investimenti esterni, sul credito di imposta automatico e su tutte le forme di sgravio fiscale che possono rappresentare un vantaggio per gli interventi produttivi da effettuare in Basilicata. Gli effetti di queste strategie produrranno quella ripresa che, come riportato nell’ultimo Rapporto Svimez, sta interessando le regioni del Sud Italia nel loro insieme e che permetteranno anche di pianificare e sostenere interventi di politiche attive al lavoro tese allo sviluppo socio-economico dei territori. Il 2019 volge al termine e qualche paletto va subito fissato: il Ministro Provenzano vigili e la Regione Basilicata imbocchi la strada dello sviluppo industriale.