Si è concluso un 2019 movimentato per i pensionati. Un anno, quello appena trascorso, scandito da numerose iniziative di mobilitazione: dalla grande manifestazione nazionale di Cgil Cisl Uil del 9 febbraio alla manifestazione unitaria dei pensionati del 1° giugno, entrambe a Roma in Piazza San Giovanni; dal corteo di Reggio Calabria per rivendicare politiche di sviluppo per il Mezzogiorno alla mobilitazione #InvisibiliNO che è culminata lo scorso 16 novembre nell’iniziativa unitaria del Circo Massimo; per finire, i presidi in Piazza Montecitorio in occasione dell’iter di approvazione della legge di bilancio. A questo intenso calendario di mobilitazioni, hanno fatto da corollario iniziative più istituzionali, a partire dalla presentazione degli emendamenti in Senato sulla rivalutazione piena delle pensioni, l’estensione della 14ma fino a 3 volte il minimo, la separazione tra assistenza e previdenza e soprattutto per sollecitare una legge quadro nazionale sulla non-autosufficienza. Ai tantissimi pensionati lucani va un sentito ringraziamento per aver contribuito anche con la loro presenza, nonostante il sacrificio di pesanti viaggi notturni, al successo di tutte queste iniziative.
A livello locale la situazione non si è certamente presentata più semplice. Nel mese di marzo abbiamo, infatti, presentato uno studio sulla condizione degli anziani in regione evidenziando le criticità e gli enormi disagi che gli anziani lucani affrontano quotidianamente. Basti pensare che in Basilicata le pensioni medie non superano i 1.000 euro e spesso le rette delle case di riposo sono molto maggiori. Altro tema, la necessità di intervenire sulle liste di attesa: senza una riduzione dei tempi di attesa le persone con bassi redditi che non riescono a curarsi privatamente o in intramoenia spesso sono indotte a rinunciare completamente alle cure.
Non si contano le assemblee su tutto il territorio lucano e le iniziative a sostegno della raccolta firme per una legge nazionale sulla non autosufficienza. La Fnp CISL Basilicata, insieme alle altre sigle di categoria, si è sempre mostrata disponibile al dialogo con le amministrazioni locali e il confronto, laddove c’è stata la possibilità di esercitarlo, ha prodotto degli ottimi accordi, come la riduzione della TARI e la rimodulazione delle addizionali comunali, i contributi per le cure termali e gli interventi sui trasporti urbani. Insomma, molte delle richieste avanzate dai sindacati dei pensionati sono state accolte in diversi comuni, mentre registriamo, ancora una volta, difficoltà nell’avvio dei piani sociali di zona. Così come stenta a decollare il dialogo con la Regione. Il risultato di questa assenza di dialogo è che si perdono risorse per la mancata pubblicazione dei bandi, come quello relativo alle disabilità gravi, disattendendo anche le direttive nazionali: penso alla legge sull’invecchiamento attivo, al manuale sull’accreditamento delle case di riposo, alle liste d’attesa e all’avvio concreto dei piani sociali di zona.
Dentro questo scenario il sindacato rimane baluardo – spesso l’unico – contro scelte politiche miopi che guardano solo al consenso nel breve periodo: su oltre 4.000 emendamenti presentati da governo e opposizione alla ultima legge di bilancio nessuno ha riguardato la categoria dei pensionati, che continua ad essere considerata il bancomat delle finanze italiane e sopratutto l’unico vero ammortizzatore sociale per i figli e a volte i nipoti. La politica, tanto nazionale quanto locale, non può continuare ad ignorare i 16 milioni di pensionati, di cui 220 mila lucani, che contribuiscono attivamente al benessere di questo paese. La sfida che ci attende nel 2020 è molto impegnativa poiché se le risposte alle nostre rivendicazioni tarderanno ad arrivare dovremo essere in grado di mettere in atto nuove iniziative di protesta, senza escludere lo sciopero generale nazionale e regionale.