In merito alla contestata delibera della Asm con cui si chiede ai medici di restituire le indennità ricevute per il servizio di reperibilità si registra l’intervento dell’ex Direttore Sanitario Asm Andrea Sacco, che spiega finalità e utilità dell’istituto. Di seguito la nota integrale.
I contratti collettivi nazionali dei medici prevedono che la reperibilità di un medico debba essere sia notturna che festiva. L’ultimo contratto nazionale, quello appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, prendendo atto della difficoltà che si registra da decenni in tutte le aziende sanitarie, ha ampliato le reperibilità anche al pomeriggio. Il motivo è semplice: non ci sono medici e quando ci sono non si possono assumere per vincoli di legge (salvo chiudere i reparti).
Nella ASM, quando ero direttore sanitario, abbiamo sottoscritto un regolare contratto integrativo con i sindacati medici, nel quale sono previsti turni di reperibilità notturna e festiva. L’articolo 29 di quel contratto, ciò che è previsto praticamente in ogni azienda sanitaria di Italia, dice che in caso di carenza di medici e per garantire la sicurezza delle prestazioni, la reperibilità può essere fatta anche di pomeriggio. Facciamo qualche esempio: se c’è da fare un trasferimento urgente di pomeriggio è impossibile dire all’unico medico in servizio di allontanarsi dal reparto e lasciarlo così sguarnito. L’istituto che abbiamo attivato e reso trasparente con i sindacati, prevedeva che il medico, non in servizio, svolgesse questo compito fondamentale, senza lasciare il reparto sguarnito. Né, ammesso che si potesse coprire le carenze organiche (cosa quasi impossibile come vedremo), non è logico o solo utile tenere in ogni reparto un medico in più solo per l’eventuale caso di urgenza.
Facciamo un secondo esempio: la direzione sanitaria dell’ospedale di Policoro conta solo due medici. Chi avrebbe dovuto nelle ore pomeridiane assicurare i servizi che ogni ospedale eroga a tutte le ore? Chi avrebbe dovuto rispondere alle richieste frequentissime delle forze dell’ordine?
Da moltissimi anni vi sono norme restrittive in tema di assunzioni di personale.
La situazione è così grave, da anni, che la stessa Aran (agenzia nazionale che rappresenta la pubblica amministrazione nei contratti collettivi), ha, contrariamente a quanto prevede il contratto nazionale, consentito che la reperibilità venisse svolta anche dai primari.
Tutti sanno che in sanità non si può superare la spesa del 2004 ridotta dell’1,4%, che significa praticamente zero o poche assunzioni. Nel 2012 la situazione si è ulteriormente aggravata con i limiti introdotti dai decreti del governo Monti. In più, la Regione Basilicata, per rispettare fedelmente le prescrizioni nazionali, negli anni scorsi ha fortemente limitato e contingentato le assunzioni, limitandone sostanzialmente ad un ridotto turn over. In pratica è andata via più gente di quanta se ne è assunta. Lo prescrive la legge.
Ma non basta. Si sa che da diversi anni molti concorsi vanno deserti o quasi. Specie nella fascia ionica gli avvisi a tempo determinato ed i concorsi non registrano partecipanti, e quando si presentano, ci sono rifiuti a prendere servizio.
Quando ho rivestito il ruolo di direttore sanitario abbiamo perseguito un unico obiettivo: l’interesse dei pazienti, la continuità e la sicurezza delle prestazioni degli operatori. L’abbiamo fatto, noi come tutte le precedenti e successive direzioni strategiche, avvalendoci di strumenti contrattuali e in assoluta trasparenza. Consci del fatto che non un solo euro in più di quello che la spesa prefissata e tassativa per legge è stata o sarebbe stata spesa. È un dato inconfutabile che l’Asm abbia rispettato al millesimo di euro le norme in tema di spesa e costi del personale.
Nella foto www.SassiLive.it Andrea Sacco