“Contrastare la firma delle dimissioni in bianco è un atto di civiltà a difesa non solo delle donne ma, più in generale, a difesa dei diritti umani”. Lo ha detto il sindaco, Salvatore Adduce, intervenendo alla conferenza stampa convocata dalla presidente del Consiglio comunale, Brunella Massenzio, al fine di sostenere la campagna dell’iniziativa “188 firme per la legge 188”.
“La legge 188 del 2007 sulle dimissioni in bianco – ha spiegato Massenzio – fu presentata in parlamento con il consenso delle donne di tutto il centrosinistra e del centrodestra che insieme presentarono un ordine del giorno, premessa al voto unanime con il quale il disegno di legge fu approvato alla Camera. Nel giugno 2008 la legge venne abrogata dal Governo Berlusconi facendo fare un enorme passo indietro al nostro Paese in termini di diritti civili. Costringere le donne a firmare le dimissioni in bianco al momento della loro assunzione e tirarle fuori al momento della nascita di un figlio significa mortificare i più elementari diritti sanciti dalla nostra Costituzione”.
“Il Partito democratico – ha ricordato Simona Guarini, segretaria cittadina del Pd – nel 2010 ha presentato in Parlamento una proposta per il ripristino della legge 188. E’ un tema, quello della firma delle dimissioni in bianco che riguarda non solo le piccole imprese, meno soggette alle pressioni delle organizzazioni sindacali, ma anche le grandi aziende. Il Pd è impegnato nella costruzione di nuove politiche di welfare connesse alla maternità e alla conciliazione fra lavoro e famiglia”.
Per Manuela Taratufolo, segretaria provinciale della Cgil, “la legge 188 nasce a difesa non solo della donna, ma di tutti i lavoratori più deboli. E con l’iniziativa di oggi vogliamo ricordare che il lavoro si crea con il lavoro e non attraverso i licenziamenti”.
All’iniziativa hanno partecipato anche alcuni consiglieri comunali: Angelo Cotugno e Nunzia Antezza (Pd) e Mimmo Fiore (Udc).
“La richiesta di dimissioni firmate in bianco al momento dell’assunzione, ovvero nel momento in cui il rapporto di forza tra i contraenti è a favore del datore di lavoro – ha detto Antezza in una nota – è un abuso che mette la lavoratrice o il lavoratore nell’impossibilità di far valere i propri diritti e la propria dignità, pena la certezza di un licenziamento in tronco, ammantato dalla finzione della volontarietà. Tale pratica riguarda in particolare le donne, alla nascita di un figlio. Secondo l’Istat, negli anni più pesanti della crisi, il 30% delle madri, contro il 4% dei padri, ha dichiarato di aver interrotto il lavoro per motivi familiari e 800.000 sono le donne che hanno affermato di essersi dovute dimettere a causa della gravidanza e per aver firmato una lettera in bianco”.
Altrettanto preoccupanti i dati in provincia di Matera resi noti da Tonia Giacoia, consigliera di parità della provincia. “Nell’ultimo anno nel Materano – ha detto Giacoia – sono stati circa cento i casi di donne che nel periodo della gravidanza o del primo anno di vita del figlio hanno presentato le dimissioni. La firma in bianco è un atto gravissimo che richiama anche la necessità di risolvere i problemi della conciliazione fra famiglia e lavoro”.
Giacoia ha anche ricordato l’accordo integrativo sottoscritto da alcune organizzazioni sindacali alla Fiat di Melfi che lega il premio di produttività alla presenza sul posto di lavoro. “Una grande ingiustizia che riguarda soprattutto le donne”.
E sulla Fiat di Melfi si è soffermato anche l’assessore comunale al Bilancio, Rocco Rivelli: “Credo che la magistratura debba approfondire quello che sta accadendo in queste ore allo stabilimento Fiat lucano dove si registrano ormai quotidianamente atti vessatori nei confronti di alcuni lavoratori. E questo rientra perfettamente nel tentativo di indebolire ulteriormente i lavoratori così come accaduto con l’abrogazione della legge 188”.
“Con la firma delle dimissioni in bianco si precarizza anche il lavoro a tempo determinato” ha aggiunto Cinzia Bottalico della Uil.
Sulla stessa lunghezza d’onda Marina Festa, dell’Adiconsum Cisl, che ha espresso pieno sostegno alla campagna.
L’assessore comunale alle politiche sociali, Antonio Giordano, ha sottolineato come sia ancora difficile, anche nelle istituzioni, superare le differenze di genere. “Occorre accelerare sul ripristino della legge 188 e mi auguro che si possano trovare idonee soluzioni per contrastare il fenomeno della firma delle dimissioni in bianco, magari attraverso procedure on-line”.
Al termine della conferenza stampa è intervenuta l’assessore alle Attività produttive, Silvia Vignola: “La presenza numerose a questo tavolo di tante donne con responsabilità sociale, culturale e istituzionale mi lascia ben sperare che qualcosa stia cambiando in senso positivo per le donne, ma anche per gli uomini”.
Al termine dell’incontro con i giornalisti una delegazione guidata da Brunella Massenzio si è recata dal Prefetto di Matera per consegnare una lettera di richiesta di ripristino della legge 188 inviata al Governo.
INTERVENTO DEL SEGRETARIO GENERALE CGIL MATERA MANUELA TARATUFOLO
Come il 13 febbraio di un anno fa, oggi le donne sono tornate a mobilitarsi.
Una giornata, quella odierna, di mobilitazione spontanea delle donne.
Oggi, come un anno fa, di nuovo in febbraio, le donne sono tornate in piazza per affermare che la dignità femminile non ha prezzo e che una società è realmente civile se riconosce alle donne spazi per esprimersi nei partiti, nelle istituzioni, nel mondo del lavoro, in famiglia.
Le donne oggi si mobilitano perché rivendicano il ripristino della legge 188/2007, abrogata dal Governo Berlusconi nel 2008, come suo primo atto.
Una legge che aveva l’obiettivo di eliminare la pratica ingiusta e aberrante delle dimissioni in bianco, che aveva come fine quello di limitare il fenomeno troppo frequente e consolidato di fare firmare, all’atto dell’assunzione, un foglio in bianco da utilizzare in caso di maternità, malattia o infortunio dei lavoratori e delle lavoratrici in particolare.
Tale ricatto, infatti, riguarda soprattutto le donne in età fertile, le quali vengono considerate un costo per l’azienda, quando decidono di mettere al mondo dei figli.
E quindi, il datore di lavoro si mette al riparo, facendo anticipatamente firmare un foglio in bianco per potersi facilmente liberare del “peso”.
Oggi le donne scendono in piazza per fare arrivare la loro voce al Governo, al Ministro Fornero affinchè si pongano le basi per ripristinare una legge che impediva tale illegalità.
Una legge che consenta alla donna lavoratrice di non dover cedere al ricatto del suo datore e di decidere liberamente se essere madre.
Le donne possono creare altro lavoro: una madre lavoratrice ha esigenze che possono creare un indotto di altri lavori (asili nido,servizi) e così generare altra occupazione.
Il parlamento italiano deve legiferare in questa materia, ripristinando quanto aveva disposto la legge 188/2007.
Le 188 donne promotrici di questa giornata a difesa della legge 188 ritengono che le donne non sono un problema, ma una speranza di presente e futuro migliore per il nostro Paese.
Se migliora la vita delle donne, migliora la vita di tutti.
E in un Paese che ha bisogno di crescita, sviluppo, rigore, la CGIL è convinta che il futuro nasce dalle donne e che non c’è futuro certo senza un lavoro garantito e tutelato.
Solo puntando su lavoro competente e di qualità, con diritti e doveri, ci potrà essere ripresa e competitività.
Le donne di questo vogliono essere protagoniste attive ed esserci per contare! Non vogliono rinunciare né sono scoraggiate.
IL tempo è maturo perché le donne ci siano senza essere relegate a lavori precari e sottopagati, senza essere costrette alle dimissioni per avere scelto di essere madre e lavoratrice.
Questo è quello che hanno sostenuto oggi donne del sindacato, dei partiti, delle associazioni e delle istituzioni che, anche a Matera, si sono riunite nel Palazzo di Città dibattendo alla presenza del Sindaco e che poi sono state ricevute dal prefetto di Matera.
Il segretario generale di Cgil Matera Manuela Taratufolo