«Che l’Italia stia soffrendo meno rispetto agli altri paesi sul fronte del commercio extra Ue in parte è confermato anche dai dati in nostro possesso, che attestano a livello nazionale una stabilizzazione degli ordini per circa il 44% delle piccole e medie imprese e un aumento per quasi il 12%. Questo però non significa essere fuori dalla crisi». Così Nunzio Oliveri, Presidente dell’API, commentando i dati diffusi dall’Istat sul commercio estero.
«Stabilizzazione non è sinonimo di ripresa, tutto il 2009 sarà difficile per le pmi italiane. Per questo bisogna concentrarsi su come usciremo dalla crisi. Anche se il prodotto concepito e realizzato in Italia è ancora apprezzato in tutto il mondo, corriamo seriamente il rischio che la sua eccellenza sia impoverita dall’effetto crisi. Questo perché la congiuntura sfavorevole ha imposto un drastico taglio degli investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche delle risorse umane, come testimonia il crescente ricorso alla cassa integrazione».
«Su questo fronte, chiediamo alle istituzioni un impegno concreto per scongiurare la scomparsa del prodotto italiano dai mercati internazionali. Servono interventi urgenti affinché non sia svenduto il patrimonio di conoscenze e di internazionalizzazione delle nostre imprese. Infatti, senza misure coraggiose e immediate, il nostro sistema produttivo rischia di subire danni irreparabili e di non riuscire a salire in sella alla tanto agognata ripresa».
«Infine, riteniamo che impiegare in attività formative le ore di cassa integrazione potrebbe rappresentare un’ottima soluzione per non disperdere, ma accrescere, il bagaglio di conoscenze delle aziende. La Cig infatti, così com’è, rappresenta una boccata di ossigeno per le pmi, ma non lascia spazio a prospettive di sviluppo. Infatti, tenendo a casa i dipendenti senza accrescere le loro competenze si rischia di non essere più in grado, tra qualche mese, di aggredire il mercato, con un conseguente taglio di nuovi posti di lavoro» conclude Olivieri.