Con 11 nuove imprese (8 in provincia di Potenza e 3 in quella di Matera) iscritte alla Camera di Commercio nei primi 20 giorni dell’anno anche nell’anno appena iniziato si conferma la voglia dei lucani di fare impresa. Ma – avverte Confcommercio Potenza – attenzione alla durata di vita delle nostre ditte siano esse individuali, familiari, srl o di altra natura. Solo nel terzo trimestre 2019 hanno cessato l’attività 74 imprese di cui 39 in provincia di Potenza e 35 in provincia di Matera. Il totale di imprese che sono cancellate dagli albi della Cciaa è in media di 250 unità l’anno. Un fenomeno – quello del turnover tra matricole e cancellazioni – che necessità di approfondimenti per individuare tutte le azioni e misure che la Camera di Commercio Basilicata può mettere in campo per garantire “lunga vita alle imprese”. Soprattutto tra i giovani: in media ogni trimestre si iscrivono alla Camera di commercio 150-160 nuove imprese giovanili della provincia di Potenza e 110-120 della provincia di Matera. Ma di 100 imprese giovanili nate nel 2011, a 3 anni, ne sono sopravvissute il 77%, e a 5 anni il 68%. Una nuova impresa su 10 è dunque guidata da un under 35. Tra aprile e giugno 2018, i giovani imprenditori hanno messo a segno un saldo di 50 unità in più tra aperture (200) e chiusure di imprese (150), e nel complesso il peso dell’imprenditoria giovanile sul totale delle imprese è del 10,23%, superando la media italiana (che si attesta sul 9,1%).
Per Confcommercio la situazione di generale incertezza economica “rema contro la voglia di impresa”. Siamo di fronte un inizio d’anno debole in linea con gli andamenti dell’ultimo biennio: commenta Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza. Dopo una chiusura del 2019 all’insegna della completa stagnazione (+0,1%), con sintomi di deterioramento del quadro congiunturale, si stima un’apertura del 2020, in termini di Pil, sostanzialmente piatta. Anche l’inflazione si mantiene sui minimi storici. L’unico elemento positivo continua ad essere rappresentato dalla crescita delle persone, ma non delle ore lavorate, impiegate nel processo produttivo. Situazione che, con il perdurare della stagnazione, rende sempre più evidenti i problemi di produttività del sistema Italia. Il bimestre novembre-dicembre dovrebbe essersi chiuso con una dinamica dei consumi piuttosto deludente.
ICC (INDICATORE CONSUMI CONFCOMMERCIO)
A dicembre 2019 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha confermato il protrarsi di una situazione di estrema debolezza della domanda delle famiglie, con un incremento dello 0,1% su base congiunturale e una diminuzione dello 0,4% su base annua. In termini di media mobile a tre mesi prosegue la tendenza al ridimensionamento.
L’aumento dello 0,1% registrato in termini congiunturali dall’ICC nel mese di dicembre è sintesi di un analogo incremento della domanda relativa ai servizi e di una stazionarietà di quella per i beni.
Il dato dell’ultimo mese è espressione di una generalizzata tendenza alla stagnazione con contenuti spunti di crescita solo per alcuni segmenti. In particolare per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa e per l’abbigliamento e le calzature si registra una moderata tendenza al miglioramento (+0,3%). In lieve recupero è risultata anche la domanda per i beni e i servizi per la mobilità (+0,2% sul mese precedente), dato che segue, peraltro, la pesante riduzione di novembre (-2,5%). In territorio debolmente negativo si sono mantenute le variazioni dei consumi di beni e servizi per la casa e degli alimentari, le bevande e i tabacchi (-0,2%). Le altre funzioni di consumo sono stazionarie rispetto a novembre.
LE DINAMICHE CONGIUNTURALI
A dicembre 2019 l’ICC ha mostrato, nel confronto annuo, una diminuzione dello 0,4%, valore analogo a quanto rilevato a novembre, determinando un deciso peggioramento nel quarto trimestre dell’anno. Il dato dell’ultimo mese è derivato da una crescita dello 0,9% della domanda per i servizi e da una diminuzione di analoga entità per i beni. Nel confronto con lo stesso mese del 2018 si confermano andamenti articolati delle diverse macro-funzioni di spesa. Il segmento più vivace si mantiene quello relativo alla spesa effettuata dalle famiglie per i beni e i servizi per le comunicazioni (+4,5%). In moderato recupero sono risultate la domanda per l’abbigliamento e le calzature (+1,3%) e le spese per gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori casa (+1,0%). Per contro, i consumi di beni e servizi per la mobilità amplificano la tendenza al ridimensionamento (-5,6%). In riduzione, decisamente più contenuta, sono risultate le spese per i beni e i servizi per la cura della persona (-0,4%) e gli alimentari, le bevande e i tabacchi (-0,3%).
PREZZI: LE TENDENZE A BREVE TERMINE DEI PREZZI AL CONSUMO
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di gennaio 2020 si stima una variazione nulla in termini congiunturali. Nel confronto con lo stesso mese del 2019, i prezzi crescerebbero dello 0,4%, in diminuzione di un decimo di punto rispetto a dicembre.