Gianni Leggieri, Consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: “La Consulta ha bocciato il referendum sulla legge elettorale. Abbiamo perso soldi pubblici e tempo per un quesito che già sapevano essere irricevibile”. Di seguito la nota integrale.
La Corte Costituzionale ha bocciato il referendum per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema elettorale in un maggioritario sostenuto dalla Lega che. La Consulta lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”.
Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali, tra cui quello della nostra Basilicata, oltre che dalle regioni: Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo e Liguria, tutte a guida centrodestra e piegate ai diktat di Salvini e Calderoli, quest’ultimo esperto di leggi elettorali incostituzionali (vedasi “Porcellum”).
Il centrodestra ha utilizzato i Consigli regionali di mezza Italia solo per fare propaganda, ma il pressappochismo e l’incapacità istituzionale hanno avuto vita breve.
Noi avevamo più volte stigmatizzato l’atteggiamento dei rappresentanti leghisti in Consiglio Regionale che, per seguire i voleri di Matteo Salvini, hanno più volte forzato la mano con i regolamenti del consiglio regionale.
Avevamo sottolineato duramente che far pervenire una richiesta di una portata del genere a una manciata di giorni dal termine previsto dalla legge n. 352 del 1970, denotava quantomeno una mancanza di strategia politica a medio – lungo termine, nonché la volontà di creare scompiglio con l’unico scopo di fare propaganda. Vogliamo ricordare agli adepti di Pontida che la legge n. 352 del 1970 prevede che le richieste di referendum vengano depositate in ciascun anno soltanto dal 1º gennaio al 30 settembre.
Non paghi del ritardo massimo, dei tempi strettissimi, dei mancati approfondimenti, i leghisti in salsa lucana, forse sollecitati da qualche chiamata dal sottufficiale di Tolve, decisero di approvare la proposta di referendum abrogativo sulla quota proporzionale della legge elettorale nazionale, ed oggi siamo qui a ribadire che avevamo ragione noi.
Ci hanno fatto interrompere per giorni i lavori su sanità, ambiente, trasporto pubblico, occupazione, sviluppo economico per obbedire ai diktat arrivati da Roma e da Pontida. Ci hanno fatto perdere soldi pubblici e tempo per un quesito che già sapevano essere irricevibile.