“Alcune persone con mutazione dei due geni (BRCA 1e BRCA 2) sono particolarmente esposte al rischio di contrarre un tumore( in particolare della mammella, ovaio, pancreas e prostata) e nel 50% dei casi trasmettono il rischio delle mutazioni BRCA ai figli, anche se la maggior parte di questi cittadini non sa di essere portatore della mutazione e del rischio oncologico connesso a causa della scarsa diffusione dei test genetici atti ad individuarla, una lacuna che riguarda anche la Basilicata e alla quale occorre rimediare al più presto”.
A dichiararlo, in una nota congiunta, sono l’Assessore alla Salute della Regione Basilicata Rocco Leone e il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giovanni Vizziello, che intendono raccogliere il grido d’allarme lanciato in occasione dell’ultimo congresso nazionale AIOM(Associazione Italiana di Oncologia Medica) e che riguarda proprio la mancata adozione in alcune regioni, tra cui la Basilicata, di veri e propri percorsi di diagnosi, trattamento e assistenza delle persone che presentano elevato rischio ereditario di sviluppare neoplasie.
“Nel 2019 sono stimati in Italia ben 53 mila nuovi casi di carcinoma della mammella, il 5,7% dei quali legato a fattori ereditari – spiega Vizziello – parte dei quali è riferibile proprio ad una mutazione BRCA e che vogliamo scovare attraverso i test, al fine di identificare un tumore che ancora non c’è, ma che ha moltissime probabilità di presentarsi”.
“L’individuazione di questa alterazione genetica in un determinato soggetto -aggiunge Leone- ci consente di estendere il test nei confronti dei suoi familiari sani, magari inconsapevoli di essere portatori della stessa mutazione, prima che possa svilupparsi un carcinoma dell’ovaio o della mammella correlato proprio al fattore ereditario”.
“ Se oggi gli studi sui geni BRCA1 e BRCA2 rappresentano la punta di diamante dell’oncogenetica – aggiunge Vizziello- individuate in tempo utile tale mutazione consente di porre in essere efficaci strategie attraverso cui ridurre il rischio e che vanno dalla sorveglianza intensiva alla chirurgia profilattica”.
“Gli uffici del Dipartimento Salute e Politiche Sociali – conclude Leone- predisporranno programmi integrativi di prevenzione basati su questi tipi di test, con esenzione dal pagamento dei ticket per le prestazioni sanitarie connesse ai protocolli di sorveglianza,per rendere il nostro sistema sanitario all’avanguardia sotto il profilo della prevenzione, contribuendo a salvare molte vite umane attraverso maggiori diagnosi precoci”.