Il presidente Avis nazionale Gianpietro Briola in una nota replica alle dichiarazioni rilasciate in una conferenza stampa a Potenza da Genesio De Stefano, già vice presidente dell’AVIS Nazionale per oltre 25 anni, membro dell’Esecutivo Nazionale per 35 anni, fondatore di AVIS Regionale di Basilicata. Di seguito il testo integrale di Gianpietro Briola e la nota già pubblicata di Genesio De Stefano.
In riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal sig. Genesio De Stefano alla stampa, vorrei precisare innanzitutto che lo stesso parla a titolo personale essendo sospeso dalla nostra Associazione dagli organi giurisdizionali interni.
Tralasciando le ragioni di questa decisione, desidero porre l’accento sulle accuse mosse dal sig. De Stefano nei confronti della nostra Associazione colpevole, a detta sua, del calo delle donazioni.
In Italia, ormai da anni, si sta facendo strada un modello di donazione basato sulla programmazione e sulla chiamata del donatore. Questo, da un lato, consente agli ospedali di rispondere in modo sempre più puntuale al fabbisogno di emazie del proprio territorio, raccogliendo la quantità di sangue che effettivamente serve ed evitando così di raccoglierne in eccedenza.
L’eventuale necessità di importare sacche da altre Regioni è, quindi, imputabile a situazioni di emergenza che non sono prevedibili e programmabili sulla base di quanto sopra. A questo si aggiunge il percorso di accreditamento delle unità di raccolta che, negli scorsi anni, ha richiesto un significativo impegno anche da parte delle nostre sedi. Questo iter, dettato dalla necessità di conformare i centri di raccolta sangue agli standard europei di qualità e sicurezza, ha comportato in alcuni casi difficoltà organizzative, logistiche e strutturali che hanno avuto ripercussioni sulle normali attività di raccolta.
Non posso che plaudire il lavoro condotto dai volontari di Avis Basilicata negli ultimi anni, e dai suoi dirigenti, mossi da un profondo senso di responsabilità, senso civico ed economicità che risponde alle esigenze illustrate pocanzi.
Le sfide che AVIS si trova a dover affrontare sono certamente diverse da quelle di quando il Sig. De Stefano era alla guida della nostra Associazione (sia a livello nazionale, sia locale) e per questo le critiche da lui mosse devono necessariamente essere inserite nell’attuale contesto che ho cercato di illustrare in queste mie riflessioni.
La sede nazionale ha sempre svolto i suoi compiti con attenzione e supporto alle sedi regionali in un sistema sanitario, quale quello italiano, la cui gestione e organizzazione è demandata alle singole Regioni e pertanto la responsabilità della rete è individuata in quel livello istituzionale.
Colgo l’occasione, infine, per puntualizzare che non conosciamo le fonti dei documenti presentati dal Sig. De Stefano, essendo stato sospeso da AVIS e quindi impossibilitato ad accedere alla documentazione ufficiale. Proprio alla luce di questa situazione, vorrei ricordare l’importanza di controllare sempre le fonti e la veridicità delle informazioni prima di procedere alla loro diffusione.
Stiamo parlando di un gesto nobile, compiuto da quasi 1.700.000 persone, che con grande senso civico e spirito di solidarietà, mettono a disposizione degli altri una parte di sé.
INTERVENTO DI GENESIO DE STEFANO
Questa mattina nella sede della redazione di Ufficio Stampa Basilicata in via Di Giura n. 115 a Potenza, Genesio De Stefano, già vice presidente dell’AVIS Nazionale per oltre 25 anni, membro dell’Esecutivo Nazionale per 35 anni, fondatore di AVIS Regionale di Basilicata ha incontrato i giornalisti per discutere della persistente carena di sangue in Basilicata.
Si è discusso delle responsabilità politiche, tecnico–sanitarie ed associative che hanno portato una regione come la nostra da una situazione di totale autosufficienza ad una situazione di estrema carenza.
Si è discusso degli scandali delle responsabilità anche attraverso la consegna di documenti probatori su tutti i temi in discussione.
Di seguito le dichiarazioni rilasciate da Genesio De Stefano
Sono Genesio De Stefano, per circa quaranta anni mi sono occupato della donazione di sangue sia a livello regionale che nazionale. Sono stato donatore attivo con oltre 120 donazioni e dirigente della più grande organizzazione del settore.
Il giorno 06 gennaio gli organi di informazionehanno diramato un comunicato a firma della Presidente di detta grande organizzazione dal titolo “La cultura del dono deve continuare a crescere”. Affermazione che mi trova perfettamente d’accordo visto il crescente bisogno di emazie, di plasma e di prodotti farmaceutici derivati dal plasma, alcuni dei quali essenziali per la sopravvivenza dei malati ematologici.
Quello che non condivido sono alcune affermazioni riportate nel comunicato e soprattutto i dati delle attività pubblicizzate. Poiché tali inesattezze virgolettate corrispondono alle dichiarazioni fatte e sottoscritte dal massimo responsabile dell’associazione, resto perplesso in quanto ritengo che le stesse siano fuorvianti, inesatte e rispondenti all’esigenza di un accreditamento ad appannaggio dei singoli e non già nell’interesse generale degli ammalati.
Non è polemica la mia bensì l’irrinunziabile esigenza di fare gli interessi del servizio sanitario sia sotto il profilo politico che economico e sanitario.
Vero è che sono state effettuate 18.000 donazioni, per cui vanno ringraziati tutti coloro, uomini e donne, che hanno donato in maniera anonima e gratuita parte di se stessi a favore dei bisognosi ma è anche vero dichiarare di aver effettuato 5550 donazioni di piastrine (a fronte delle poche centinaie reali) fa sorridere chi come me si è occupato da sempre di tale volontariato.
Affermare che il 2019 è un anno da incorniciare per i risultati raggiuntiquando si sono perse circa 2000 donazioni rispetto all’anno precedente e circa 14.000 negli ultimi cinque anni, mi sembra veramente fuorviero della realtà.
Ho fatto delle verifiche 21 situazioni di emergenza ematica hanno portato alla importazione di circa 1700 unità di sangue da vari centri trasfusionali d’Italia alcuni dei quali distanti oltre mille chilometri con grave “esposizione” per gli ammalati e grosso dispendio di risorse economiche per la Regione.
Si pensi che fino al 2013 eravamo capaci di produrre 31.800 unità esportando circa 5.000 nella regione Lazio. L’aver perso in così poco tempo questo grosso potenziale donazionale non è certamente attribuibile al calo demografico o al flusso migratorio dei tanti giovani che lasciano la nostra regione (questo avveniva già nei primi dieci anni del duemila, eppure la Basilicata era in testa a tutte le rilevazioni statistiche del centro nazionale sangue).
Io credo piuttosto che sia dovuto alla chiusura dell’infopoint presso l’Università, alla incapacità di tenere in vita le convenzioni con vari Enti e con gli Organi Polizia, al mancato processo di fidelizzazione dei donatori, alla mancata pubblicizzazione del bilancio sociale e del periodico associativo e a tante altre iniziative finalizzate alla pubblicizzazione dei bisogni ematici
La Presidente dice ancora “da sottolineare poi l’accreditamento Udr Berign fino al 2021”. Il lettore si sarà chiesto di quale grosso traguardo trattasi, non si tratta altro che della visita di verifica della idoneità biennale da parte della ditta di lavorazione del plasma sui locali atti al prelievo. Cosi come si dichiara che tutte le sedi sono state accreditate mentre gli stessi dati associativi della scorsa assemblea regionale, ovviamente sempre della stessa associazione si lamentava la inattività di circa 40 sedi sulle 96 preesistenti.
In buona sostanza sarebbe stato opportuno utilizzare lo spazio messo a disposizione e la disponibilità dei media per invogliare la cittadinanza a donare il sangue, sarebbe stato opportuno riprendere a fare volontariato e non “dirigenza fine a se stessa”.
Abbiamo tutti l’obbligo di arginare l’importazione di sangue da altre regioni. Domani potrebbe essere non disponibile. La Basilicata è una terra generosa che non ha bisogno di altri per tutelare i propri ammalati. Meraviglia non poco come la Regione Basilicata e con essa l’assessorato regionale non intervenga visto i costi stratosferici che è costretta a sostenere.
In allegato alla presente le tabelle riepilogative dei concetti espressi se letti con attenzione se ne individuano responsabilità e azioni da intraprendere.
La presente per una corretta informazione nell’esclusivo interesse degli ammalati.
attività afferenti ai centro trasfusionali di Potenza e di Matera