“Il giallo, il processo e la sentenza”. E’ il tema dell’incontro formativo promosso questa mattina nella palestra Area 8 di Matera dalla sezione di Matera dell’Aiga e dalla giornalista Luana Casalnuovo, editore di Metis Magazine per affrontare il caso di cronaca raccontato nel libro “L’estate di Garlasco” di Francesco Caringella.
Durante l’incontro sono state analizzate le tappe di un processo, quello del delitto di Garlasco, che ha diviso l’Italia e le ragioni della sentenza definitiva di condanna di Alberto Stasi a 16 anni di carcere in Cassazione per l’omicidio di Chiara Poggi. Sono passati oltre12 anni dall’assassinio di Chiara Poggi. E’ curioso sapere che oggi Stasi lavora come centralinista in carcere per una compagnia telefonica e guadagna 1000 euro al mese. Ma oltre alla condanna in carcere Stasi sarebbe tenuto a versare alla famiglia della sua ex fidanzata un risarcimento di un milione di euro. Una cifra ingente che il killer di Garlasco non ha alcuna intenzione di pagare. A Stasi però gli viene consentito di avere un mestiere e di guadagnare uno stipendio, pur risultando nullatenente al fisco.
Caringella, già magistrato penale a Milano durante “Mani pulite”, è attualmente Presidente di Sezione del Consiglio di Stato nonchè presidente della Commissione di garanzia presso l’Agicom (L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e giudice del Collegio di Garanzia per lo sport presso il Coni.
Pierfernando Panetta, Presidente dell’AIGA di Matera: “Siamo orgogliosi e lusingati di poter ospitare ancora una volta, nella nostra città, un giurista ed uno scrittore di insigne livello. Parlare di giustizia partendo dal delitto di Garlasco costituisce un modo per diffondere la tematica della legalità, tematica a cui noi dell’AIGA siamo molto sensibili e siamo felici di diffondere ai giovani e alla cittadinanza tutta”.
All’incontro con l’autore, coordinato dal Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Matera, Roberto Cataldo, hanno partecipato l’avvocato Nicola Buccico e il Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Matera, Gaetano Catalani.
Il barese Francesco Caringella è autore di molte opere giuridiche e da decenni impegnato nella formazione di futuri magistrati e avvocati. “L’estate di Garlasco” è il titolo del suo nuovo libro che tiene a battesimo, in Italia, un nuovo genere: la “true trial fiction”.
Di seguito l’intervista rilasciata per SassiLive da Francesco Caringella.
“Il libro è di nuovo genere in Italia – dichiara Caringella – perchè rinverdisce una tradizione americana, quella di raccontare attraverso la fantasia i processi veri, quindi un libro doppio come quelli a sangue freddo di Truman Capote. Un libro che narra il processo per il delitto di Garlasco con fedeltà alle tappe della giustizia e quindi un libro giornalistico ma che analizza la psicologia, le emozioni degli uomini e delle donne, quindi i pianeti umani e quindi è un romanzo”.
L’incontro “Il giallo, il processo e la sentenza” di questa mattina a Matera è stato molto bello e ringrazio per questo gli amici materani di Aiga e dell’Ordine degli Avvocati perchè grazie all’avvocato Nicola Buccico e al Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Matera, Gaetano Catalani. l’incontro ha messo in luce tutti gli aspetti di quel pianeta misterioso che è la giustizia: la prova, gli indizi, l’aspetto umano, l’esigenza di giustizia ma anche in fondo la fragilità della giustizia umana”.
Sul riforma della giustizia avviata dal Ministro Bonafede in particolare sul tema della prescrizione cosa ne pensa? “Io comeg giudice non sono uso a commentare le leggi e gli atti dei politici, dico che la prescrizione è un male, specie quando interviene a processo iniziato. Un processo che inizia è una domanda di giustizia che deve avere una risposta. Evitare che un processo venga decapitato dalla prescrizione quando è in corso avanzato di svolgimento è una patologia e la riforma da questo punto di vista è condivisibile. E’ evidente che la riforma è parziale e insufficiente, se vogliamo ingiusta, perchè se può eliminare o ridurre la prescrizione se si accelerano i tempi del processo. Viceversa eliminare la prescrizione senza porre rimedio alla patologia dei processi infiniti che in Italia durano otto anni e in Germania durano otto mesi significa sottoporre l’imputato innocente al rischio di un calvario infinito, rappresentato dal processo stesso”.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro “Il giallo, il processo e la sentenza” con la partecipazione di Francesco Caringella (foto www.SassiLive.it)