«Dopo averne passate tante per la “Questione Petrolio”, i lucani ora devono anche sorbirsi, nelle scuole, un corso di formazione su tematiche legate ai delicati equilibri ecologici, coordinato dall’Eni con l’Anp, l’associazione nazionale presidi. Il fatto che il governo abbia annunciato l’ingresso della ex società petrolifera di Stato nella formazione sui temi ambientali e dei cambiamenti climatici nelle scuole di ogni ordine e grado, non vuol dire però, che non ci debbano essere limiti preimpostati».
È la dichiarazione del senatore lucano M5S, Arnaldo Lomuti, con la quale ha annunciato che in settimana presenterà una interrogazione al ministro dell’Istruzione Pubblica, Lucia Azzolina, con la quale chiederà che non sia consentito a una società petrolifera, di formare insegnanti e alunni su un tema delicato dove è in evidente conflitto di interessi. In quanto le società petrolifere sono imprese ad altissimo impatto ambientale, sia per produzione di CO2, responsabile principale del riscaldamento del pianeta, e sia per l’uso nella ricerca ed estrazione petrolifera, di centinaia di sostanze chimiche tossiche ad alto rischio di inquinamento delle falde idriche, dei terreni e dell’aria.
«L’Eni dovrebbe formare su quattro “materie” importanti, come il cambiamento climatico, l’efficienza energetica, i rifiuti e le bonifiche ambientali, verso le quali non c’è attività delle società petrolifere che non creino gravi alterazioni ai micro e macro sistemi ambientali e generali. Dove, proprio per la resistenza delle società petrolifere al cambiamento verso le energie rinnovabili e verso i sistemi di trazione non più a combustibile fossile, il rischio è quello di rallentare i processi di inversione. Che poi è come se raccomandassimo le pecore al lupo».
Il senatore di Potenza, originario di Venosa, componente cella Commissione giustizia e membro della Commissione Eco-Mafie, ha poi anche precisato che, «senza andare troppo lontano nel mondo con gli esempi di disastri ambientali gravissimi determinati dalle attività di ricerca ed estrazione petrolifere, come accaduto in Africa o nel Golfo del Messico, ma anche nel Mediterraneo, vorrei ricordare che a Potenza è in atto un processo proprio contro i dirigenti Eni del Centro Oli Cova di Viggiano, perché hanno perso il controllo di due serbatoi, facendo fuoriuscire ben 400 tonnellate di greggio che ha inquinato 26 mila mq di reticolo idrico. Col sospetto emerso in fase processuale, che la fuoriuscita non controllata di greggio nell’ambiente, durasse da ben 7 anni e che la quantità di petrolio entrato nel terreno e nelle falde sia stata enormemente superiore. Per cui mi auguro che il ministro prenda al più presto una decisione».
Feb 01