Il romanzo di Sergio Ragone (Hermaion Edizioni, 2020) racconta i sentimenti e le vite di una generazione precaria, insicura, in perenne attesa.L’amore di Luca per Laura, le difficoltà della precarietà lavorativa che incidono anche nei rapporti sentimentali, la scrittura come cura alla distanza che li divide.
Avere venti anni in una città del Sud e riscoprirsi adulti, a quasi quaranta, alle prese con l’amore digitale, liquido e percepito. La storia di Laura e Luca, scritta dal giornalista e scrittore Sergio Ragone e pubblicata da Hermaion Edizioni, è una fotografia calda e traslucida delle relazioni umane dei nostri tempi, tra sentimenti percepiti e mai realmente vissuti e solo raccontati. La precarietà del lavoro come metafora esistenziale, la vita lontano da casa come unica via possibile per affermare il proprio talento. Nelle pieghe delle lettere dei due protagonisti un sentimento di appartenenza reciproco, fatto di ricordi, illusioni e un bisogno di tenere salde le proprie origini come ferme radici di alberi scossi dal vento. La mancanza perfetta è l’attesa, un tempo sospeso in cui tutto è possibile e che i due protagonisti scelgono per non spegnere la luce calda del loro amore, fino a quando Luca non deciderà di dare una svolta alla sua vita e a quella di Laura. “Una mancanza perfetta” è un romanzo che parla di sentimenti forti in un tempo complicato che amplifica le percezioni, le narrazioni delle singole vite, ma ne esalta le solitudini come unica cifra possibile dell’esistenza umana. Nel libro è possibile leggere uno spaccato autentico ed originale della vita degli under 40 italiani, schiacciati tra ambizioni di carriera e paure sentimentali.
Nella prefazione, firmata dal giornalista e poeta Francesco Cosenza, il libro di Ragone viene presentato così: “Sono parole scritte sulla pelle, consegnate al mondo e poi tornate. Sono fiumi di occhi e mani come mappe e indirizzi disegnati su note di canzoni, cucite negli sguardi come vestiti. Le pagine di Sergio Ragone, fanno una passeggiata nel “fuoco“ interno della pelle di prima toccando geografie e figure, angoli di stanze che sognano il mare arrampicandosi sui battiti di una voce, a volte nitida di nome, altre volte disorientata nei chiaroscuri di “labirinti” ampi di una maturità quasi temuta e ancora lontana. Ci sono gli elementi universali di una generazione, sfogliati, trasferiti e scelti nei linguaggi in fila, come birre scivolate su un bancone, pronte a riempire mani e sere per cercare di vestire un nome in cammino a sfiorare altri nomi. Respirano, nelle descrizioni del libro atmosfere, ponti immaginati come sogni, diversi ed uguali a formare un volto, a riempire un vuoto. C’è poi il tempo che l’autore spoglia e consegna nudo, esposto ai venti, alle carezze e ai dolori. È così il mondo di Sergio Ragone, che gira in macchina per aspettare uno squillo come una carezza in un saluto che racconta e scrive, apre, chiude e disegna. Conta i passi nei viaggi verso città, sessioni di esami in gioco, poggiate sullo sfondo di un sogno altro suo, di tutti. C’è il calcio che si mischia alle note, una poesia di Calvino nella luce di una mail attesa, tra la finestra di casa e la Spagna. C’è un paese che scorre in un blog, come un’autostrada percorsa di notte, a contare le stelle e le labbra, di una ragazza al finestrino, che scrive le emozioni e le paure, quelle dell’autore che diventano nostre. C’è un tessuto umano di reti, amici e sere, giorni a inseguire i giorni. C’è Milano e poi Roma, c’è via Torraca, a Potenza, ci sono valigie nei treni e sentieri. Tutto questo, è il quello che basta, per bere un bicchiere di cielo capovolto su chi, come Sergio Ragone, ha il coraggio delle parole, scritte in alto, dentro la pelle”.
All’interno del romanzo c’è anche il soggetto del cortometraggio “Amore a Distanza”, spin off del volume.
Feb 03