“Un accordo commerciale come il TTIP, unito al ricatto dei nuovi dazi e alle politiche scellerate extraeuropee in materia di sicurezza alimentare, rischia di uccidere il nostro agroalimentare, fondamentale per l’economia italiana ed europea, mettendo seriamente a repentaglio la salute dei cittadini. L’esperienza ci insegna che questi accordi, lungi dal favorire lo sviluppo, vanno a vantaggio dei paesi con un’agricoltura monocolturale fondata su pesticidi, Ogm, NBT e con regole in materia ambientale e sanitaria quantomeno discutibili. Un cavallo di troia che mina la sovranità degli Stati e salvaguarda solo i diritti degli investitori. Le richieste avanzate di recente dal ministro dell’Agricoltura statunitense Sonny Perdue all’Europa e all’Italia sono irricevibili e le contrasteremo per difendere non soltanto la nostra agricoltura ma la democrazia stessa. In Europa e in Italia vige un principio che è e deve rimanere sacro: il principio di precauzione. È anche grazie a questo se abbiamo tante eccellenze che vanno difese insieme all’ambiente e alla salute. Non devono esserci timori reverenziali verso nessuno, né verso altri governi né verso le lobby dell’agribusiness che si accingono ad introdurre gli OGM mascherati. Ho interpellato il Presidente del Consiglio e i ministri Bellanova e Di Maio, affinché si dichiarino indisponibili a sottoscrivere il nuovo TTIP e assicurino la messa al bando di pesticidi e organismi geneticamente modificati, compresi gli NBT, ispirandosi a quei principi che in teoria sono alla base del Green New Deal e a cui costantemente ci richiama lo stesso Papa Francesco”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, cofirmatario, con il senatore Carlo Martelli, dell’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a cui farà seguito una conferenza stampa che si terrà martedì prossimo alla Camera, per chiedere al governo di respingere il nuovo TTIP.
Alla conferenza stampa dell’11 febbraio, alle ore 10.00 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, parteciperanno, oltre al senatore De Bonis, gli onorevoli Stefano Fassina (LeU); Lorenzo Fioramonti (Misto); Rossella Muroni (LeU); Loredana De Petris (LeU); Carlo Martelli (Misto); Paola Nugnes (Misto); Sara Cunial (Misto). Vi prenderanno parte anche diverse associazioni: Fair Watch; Stop TTIP; Associazione rurale italiana; FLC CGIL; Associazione per l’agricoltura biodinamica; Movimento Terra Contadina; FederBio; Greenpeace Italia; Terra!; Slow Food Italia.
“Basti pensare – si legge nell’interrogazione – che negli Stati Uniti nuovi prodotti e sostanze vengono messi in commercio sulla base di valutazioni fatte dalle sole imprese e i controlli delle agenzie pubbliche scattano soltanto su ricorsi o denunce dei consumatori, vittime degli eventuali impatti negativi. In Europa, invece, si adotta la precauzione per evitare che l’onere della prova ricada sui cittadini a tragedia già avvenuta”.
Ciò che si vorrebbe ottenere è “un indebolimento delle norme sanitarie e fitosanitarie, così come dei limiti massimi di pesticidi e di altre sostanze chimiche nel cibo, oltre al cambio della legislazione europea sugli organismi geneticamente modificati”. Non va dimenticato che “vi è una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (pubblicata il 25 luglio 2018 nella causa C-528/16, dove si impone il rispetto della direttiva 2001/18/CE sugli OGM) che obbliga i prodotti di queste nuove tecniche a sottostare alle normative vigenti in tema di organismi geneticamente modificati. Il Parlamento europeo ha negato alla Commissione europea il mandato di negoziare il commercio dei prodotti agricoli e quello di svendere le regole sulla sicurezza alimentare. Va ricordato anche che Trump non ha sottoscritto l’accordo di Parigi sul clima, sostenendo una concorrenza sleale nei confronti di Paesi come l’Italia, che rispettano a caro prezzo gli impegni europei. Il nuovo TTIP non potrà che far lievitare la produzione di emissioni climalteranti, in contrasto con gli indirizzi verso una maggiore sostenibilità contenuti nel ‘Green Deal’ europeo di cui l’Italia si è dichiarata paladina”.