Un forum permanente tra associazioni di utenti del servizio sanitario regionale sulle liste di attesa, o meglio i ritardi di cura ai cittadini, è stato deciso al termine di un incontro che si è svolto a Potenza nella sala conferenze del Consiglio Regionale per iniziativa del Comitato “Non siamo un numero” e di Sanità Futura, associazione delle strutture sanitarie private accreditate aperta da tempo all’adesione di pazienti, che hanno raccolto oltre 9mila firme di lucani a sostegno della petizione popolare, consegnata al Presidente Cicala, nella quale le liste di attesa sono la rivendicazione centrale. All’incontro hanno preso parte i rappresentanti di una dozzina di associazioni attive in regione che hanno concordato sulla necessità di “fare rete” e di allargare il tavolo a tutti i soggetti che condividono l’obiettivo di avere un’interlocuzione di maggiore peso nei confronti del SSR per garantire un’assistenza sanitaria mirata, efficace e territoriale. Rosaria Marino del Comitato pazienti affetti da fibromialgia ha raccontato “il dramma di questi pazienti che chiedono innanzitutto il riconoscimento di dignità e che invece sono costretti ad ore di attesa nel Pronto Soccorso dell’Ospedale. Quanto agli esami diagnostici i tempi per una mammografia sono in media di un anno e di sei mesi per un’ecografia”. Gerardo Motta del Tribunale per i Diritti del Malato ha parlato dell’attività svolta in particolare al San Carlo riferendo di essere in attesa di ricevere dalla direzione l’elenco completo delle liste di attesa di alcune prestazioni che sono quelle che registrano i tempi più lunghi. Motta ha anche espresso un giudizio positivo sulla collaborazione tra Tdm e direzione A.O. San Carlo per risolvere i problemi segnalati dai cittadini. Per Antonio Papaleo presidente Alad restano ancora troppo lunghi i tempi per la visita di controllo ai diabetici che costringono alla rinuncia o al ricorso alle proprie tasche. Papaleo ha insistito sulla piena collaborazione tra strutture pubbliche e strutture private accreditate per alleggerire il peso del lavoro che ricade interamente sul sistema pubblico. Dai rappresentanti delle Associazioni Amici del Cuore di Potenza – dottoressa Maria Petruzzi – e di Matera Luigi Bradascio è stata espressa la necessità di intensificare le campagne di prevenzione tenuto conto l’alto numero di cardiopatici che hanno bisogno di visite ed esami diagnostici in tempi brevi. In particolare Bradascio, già presidente della Quarta Commissione del Consiglio Regionale (Politiche Sociali), ha raccontato le attività svolte a Matera dall’ambulatorio dell’associazione “Amici del Cuore” e si è soffermato sulla necessità di iniziativa da parte dell’assessore Leone, persona da lui conosciuta come medico da sempre impegnato in prima linea nel volontariato. Vincenzo Carlone e Alba Montagnuolo dell’Associazione “Dopo di Noi” hanno insistito sulla mancata completa attuazione della legge regionale a favore dei disabili lamentando carenze di assistenza che si verificano appunto a causa delle liste di attesa. Per Giuseppe Di Trana, Associazione Potenza del sorriso, formata da medici odontoiatri per servizi ai disabili, la carenza di anestesisti al San Carlo dal mese di ottobre ha paralizzato l’attività dell’ambulatorio che si occupava di odontoiatria speciale. Nel riferire che in un anno e mezzo è stato possibile garantire cure dentarie ad un centinaio di pazienti disabili, Di Trana ha detto che chi ha bisogno di cure specifiche è costretto a rivolgersi a Matera o a Lagonegro.
Michele Cataldi, per conto del Comitato “Non siamo un numero” e di Sanità Futura, ha rinnovato l’impegno a sollecitare l’adozione delle misure urgenti contenute nel piano “Basilicata Open Care” già presentato all’assessore Rocco Leone su un problema che nasce da lontano ma che può essere sconfitto. Le liste di attesa, in realtà ritardi di cura, sono il fattore principale che allontana i cittadini dalla sanità pubblica e al tempo stesso minano, in termini di sostenibilità sociale, ancor di più, se possibile, il nostro Servizio sanitario regionale. Di qui la proposta di Piano straordinario battezzato “Basilicata Open Care” che si articola in cinque punti.
1. Relativamente alle risorse finanziarie la soluzione può essere rapida e a portata di mano. Vi sono fondi già disponibili ma non utilizzati (compresi quelli sulla mobilità attiva), necessari per azzerare il deficit strutturale di produzione e consentire una coerente rimodulazione/riorganizzazione dell’offerta allineandola con la domanda.
2. L’incremento dell’appropriatezza prescrittiva può essere perseguito con un primo immediato passo, dando semplicemente attuazione a quanto stabilito dall’art. 30 della L.R. 19/2017. Cioè aumentando i medici specialisti prescrittori includendo quelli delle strutture private accreditate, oltretutto si rimuoverebbe così un odioso ostacolo all’equiparazione prevista con l’istituto dell’Accreditamento.
3. La governance operativa delle “liste di prenotazione” finalizzata alla corretta “pulizia” dalle disdette, potrebbe ricevere un notevole contributo per la sua soluzione con 2 interventi veloci e incisivi: la responsabilizzazione delle strutture private accreditate per le proprie agende e l’adozione di adeguate misure deterrenti.
4. Per quanto attiene i servizi teleinformatici e il servizio CUP, i trasferimenti all’uopo destinati dal livello nazionale possono consentire alla nostra Regione di finanziare il necessario investimento per l’infrastrutturazione informatica delle strutture accreditate private. Allo stesso tempo queste potrebbero garantire così un apporto significativo come CUP diffusi sul territorio.
5. Una rapida riedizione del nomenclatore regionale sulla specialistica ambulatoriale che includa i PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) e l’adozione di protocolli di intesa tra ospedali pubblici e strutture accreditate private, potrebbero innescare una soluzione verso una gestione integrata e “connessa” dell’assistenza, in modo che, senza modificare l’autonomia organizzativa e strutturale del sistema, i vari erogatori producano un’unica offerta per quest’unica domanda.
Alla base del Piano tra le osservazioni c’è la conoscenza della domanda che è a fondamento della programmazione dell’offerta, ed è legata prevalentemente alla specialistica ambulatoriale presente sul territorio; la domanda di prestazioni deve arrivare a una piattaforma unica di prenotazione (CUP). I modelli tradizionali di pianificazione o, più propriamente, di messa in lista, tendono ad essere distanti dal territorio, poco competenti nell’informazione e nell’individuazione dei percorsi di cura, proteggendo la capacità del giorno corrente e spingendo una gran parte della domanda di oggi nel futuro. Nella proposta “Basilicata Open Care” le strutture accreditate private avvicinerebbero il sistema ai territori e potrebbero assolvere anche a funzioni just ticket cercando di spingere la domanda del giorno nel giorno stesso proteggendo la capacità del futuro. Le associazioni che hanno partecipato alla riunione convocata proprio sul tema delle liste di attesa si è conclusa con la volontà unanime di fare rete e di continuare a sollecitare la compiuta attuazione delle leggi da troppo tempo inapplicate.
Feb 08