Achille Lauro con la sua “Me ne frego” al 7o° Festival di San Remo non smette di stupire e continua a sfoggiare look in sintonia con ricercate performance teatrali a tema. Dopo aver interpretato la celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi, in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà e rievocato Ziggy Stardust, uno dei tanti alterego di David Bowie per il duetto del giovedì con Annalisa del branod “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini, il cantautore romano per il quale lavora il manager materano Angelo Calculli sfida il pubblico anche nella quarta serata del Festival della canzone italiana. Lauro raggiunge il palco con un copricapo di piume, prendendo anche qualche fischio. Ma lui si attiene al titolo del brano, se ne frega e chiude l’esibizione mettendosi il rossetto. Fiorello si complimenta: “Questo è il senso dello spettacolo. A ogni sua esibizione voglio esserci sempre”. Achille Lauro, attraverso il suo ufficio stampa, ha svelato di aver interpretato la Marchesa Luisa Casati Stampa, una nobildonna figlia di ricchi commercianti di tessuti vissuti tra ‘800 e ‘900, una delle protagonista delle belle epoque, amante di Gabriele D’Annunzio.
Michele Capolupo
Biografia della Marchesa Luisa Casati Stampa
Luisa Casati, nata Luisa Adele Rosa Maria Amman a Milano il 23 gennaio 1881 e moarta al Londra il 1º giugno 1957, è stata una nobildonna e collezionista d’arte italiana.
Seconda figlia del ricco produttore di cotone Alberto Amman e di Lucia Bressi, passò a Milano un’infanzia privilegiata, ma isolata. Durante l’infanzia cominciò ad appassionarsi alla vita di personaggi come Ludwig II di Baviera, l’imperatrice Elisabetta d’Austria, Sarah Bernhardt, Cristina di Belgiojoso e Virginia Oldoini, contessa di Castiglione. Con la prematura morte dei genitori, Luisa e la sorella maggiore Francesca divennero ricchissime ereditiere.
Nel 1900 Luisa Amman sposò il marchese milanese Camillo Casati Stampa di Soncino e nel 1901 nacque la loro unica figlia: Cristina.
La relazione con Gabriele D’Annunzio provocò uno scandalo e Luisa Casati divenne particolarmente eccentrica, a partire dall’abbigliamento e dal vistoso trucco.
Nel 1910 acquistò a Venezia l’abbandonato palazzo Venier dei Leoni, oggi sede della fondazione e museo Peggy Guggenheim. Questo palazzo con ampi giardini fu la sua residenza fino al 1924. Celebre la sua festa dove riservò per una notte l’intera Piazza San Marco, dove, nelle serate «normali», amava passeggiare nuda, coperta da un mantello di pelliccia. Questo accadeva mentre il servitore d’ordinanza reggeva una torcia in modo che i passanti l’ammirassero[2].
In questi giardini Luisa Casati accolse corvi albini, pavoni e ghepardi. Lì si tenevano anche feste ed appuntamenti mondani. Tra il 1919 e il 1920 visse nella Villa San Michele a Capri, inquilina del riluttante Axel Munthe.
Nel 1923 decise di acquistare una casa a Parigi, il Palais Rose da lei soprannominato Palais du Rêve, chateau alle porte di Parigi appartenuto a Robert de Montesquiou. Nel 1930 aveva accumulato, a causa del suo stile di vita, un debito di 25 milioni di dollari; impossibilitata a soddisfare tutti i creditori fu costretta a vendere il Palais e tutti i suoi contenuti furono messi all’asta. Tra gli acquirenti all’asta ci fu anche Coco Chanel.
Da Parigi emigrò a Londra, dove vivevano la figlia Cristina, con la quale aveva sempre avuto un rapporto burrascoso, e la nipote Moorea. Qui visse in povertà fino alla morte avvenuta nel 1957. È sepolta a Londra nel Brompton Cemetery. Il suo epitaffio, scelto dalla nipote, recita: «L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita». Sono le parole che usa Shakespeare per
Il desiderio di divenire lei stessa un’opera d’arte per mezzo del suo stile di vita e del suo aspetto, portarono Luisa Casati a ricercare artisti affermati e giovani talenti che la ritraessero in oli su tela, bozzetti, sculture e fotografie.
Alcune delle opere sono andate perdute, mentre altre appartengono a collezionisti privati. Di lei rimangono ritratti e sculture di Giovanni Boldini, Augustus John, Kees Van Dongen, Romaine Brooks, Ignacio Zuloaga, Drian, Alberto Martini, Paolo Troubetzkoy, Alastair, Giacomo Balla, Catherine Barjansky, Jacob Epstein e foto di Man Ray, Cecil Beaton e del barone Adolph de Meyer.
Fu musa di artisti esponenti del futurismo, come Marinetti, Depero e Boccioni, e insieme a questi ultimi contribuì alla messa in scena di uno spettacolo di marionette su musiche di Maurice Ravel.
La fotogallery dell’interpretazione di Achille Lauro nei panni della Marchesa Luisa Casati Stampa