Cia-Agricoltori: “Produzione di miele in forte calo”. Di seguito la nota integrale.
Dopo l’annus horribilis 2019, con le produzioni di miele che sono precipitate, anche l’annata in corso non promette bene a causa di un inverno mite che farebbe presupporre una primavera fredda. Intanto aumentano le importazioni dall’estero di prodotti dalla dubbia qualità. A sottolinearlo è la Cia-Agricoltori Basilicata, che analizza il delicato momento del settore. In Basilicata sono circa 600 gli apicoltori e circa 20 mila gli alveari, con una produzione media di 30 chilogrammi «a famiglia», ovvero per ogni alveare, con un valore della produzione di circa tre milioni di euro l’anno, di cui il nove per cento per il miele biologico: le varietà di miele lucano sono 18, sulle 54 italiane, di cui «ben 6 rare, a testimoniare la ricchezza della biodiversità e un grande indicatore di qualità ambientale».
Con il freddo in primavera, inoltre, le api non escono dalle arnie e gli apicoltori devono intervenire per nutrirle, con un forte aumento dei costi di produzione, in particolare per chi fa nomadismo visto che deve aggiungere i costi del gasolio. «Minore produzione (di miele, ma anche propoli, pappa reale) significa apicoltori che smettono l’attività – aggiunge la Cia –, e quindi meno api, perché senza gli apicoltori non ci sarebbero nemmeno le api. C’è bisogno che la politica a livello europeo faccia un passo in avanti, qualcosa si è mosso (stop ad alcuni neonicotinoidi) ma serve di più»
E poi gli apicoltori devono fare i conti con un prodotto a importazione, con cui è impossibile competere sul fronte dei prezzi: troviamo negli scaffali della Gdo vasetti di miele da mezzo chilo a 1,29 euro, mentre un prezzo remunerativo per la stessa quantità di miele prodotto in Italia è di almeno 5 euro per il millefiori e da 6 euro per il monofloreale.
Fra i problemi principali i costi di produzione che sono molto alti (la prima voce è il personale) superiori di 5 volte rispetto ai paesi extra UE. Quindi oltre a valutare il prezzo del prodotto finale, (che dovrebbe essere maggiore di almeno 5 volte), bisognerebbe analizzare la qualità del miele che arriva da fuori nei nostri scaffali. Il miele importato viene prodotto con regole diverse e questo il consumatore lo deve sapere».Oltre ad annate che possono essere climaticamente negative e con poca produzione, come l’ultima – commenta la Cia – il settore deve fare i conti con la concorrenza del prodotto estero che merita molta attenzione non solo nei confronti degli agricoltori produttori di miele ma anche verso i consumatori. E’ necessario avere regole più attente a tutela del reddito e della competitività delle aziende, partendo dalla definizione di miele fra Europa e Cina».
Feb 12