“Poiché il rischio di distorsioni della concorrenza e della formazione di oligopoli può annidarsi ovunque, ho deciso di interpellare, assieme ad altri colleghi senatori, la Ministra Bellanova in merito ai Centri di assistenza agricola, che fungono da intermediari nella gestione dei fascicoli e quindi nell’utilizzo dei fondi comunitari e ai controlli che Agea effettua su di loro. In base alle nuove convenzioni tra i CAA e l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, infatti, emerge un quadro in cui i centri più piccoli, che fondano il loro lavoro sulla qualità, sarebbero penalizzati a vantaggio di altri e sarebbero bersaglio di controlli volti a restringerne l’attività. Questo finirebbe, come al solito, per danneggiare le piccole aziende agricole e concentrare le risorse verso pochi soggetti. Non a caso, già in passato l’Antitrust si è espressa sulla normativa di riferimento, riscontrando in alcune occasioni restrizioni della concorrenza. Ci auguriamo che la Ministra voglia dare quanto prima delucidazioni in Parlamento in merito a questa questione”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, il quale assieme ai senatori Gregorio De Falco, Carlo Martelli, Paola Nugnes e Maurizio Buccarella ha presentato una interrogazione alla Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali in merito ai CAA e alle nuove convenzioni di Agea. Qui il link all’interrogazione: <http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1143655>.
Se venisse approvata definitivamente la nuova Convenzione, si legge nell’interrogazione “si avrebbe una ‘grave distorsione della concorrenza’ sia per quanto riguarda la prestazione dei servizi professionali, sia nei confronti dei (piccoli) CAA. Tali misure ‘capestro’ avrebbero come effetto immediato quello di far chiudere la maggior parte dei CAA, già da tempo radicati sul territorio nazionale; in particolare sarebbero duramente penalizzati i CAA gestiti da liberi professionisti (Agrotecnici, Agronomi e Periti agrari) che, impostando i loro servizi su un criterio qualitativo anziché quantitativo, si rivolgono per loro natura a un limitato numero di imprese. Il tutto a favore dei CAA di grandi dimensioni numeriche, che sarebbero così messi in condizioni di creare un oligopolio, fare concorrenza sleale ai piccoli CAA e, di conseguenza, controllare il prezzo dei servizi”.
E ancora: “Se è infatti vero che l’AGEA gode di un certo grado di autonomia nella definizione dell’ordinamento dei propri territori, è altrettanto vero che questo potere deve essere utilizzato ai fini di tutelare l’interesse comune e non certo per favorire, direttamente o indirettamente che sia, un’organizzazione piuttosto che un’altra”.
Alla luce di tutto questo, conclude il senatore, “non solo appare sleale da parte di alcune organizzazioni il tentativo di escludere dal servizio di assistenza i piccoli CAA, ma appare altresì ingiustificato intensificare i controlli di secondo livello solo sui piccoli CAA, a maggior ragione se questi hanno provveduto a denunciare irregolarità o ipotesi di reati, in assenza quindi di alcuna obiettiva giustificazione e proporzionalità, che comporterebbero pericolose ritorsioni”.