In Basilicata, delle quasi 10.000 frane cartografate, il 40% sono attive, il 45% quiescenti (che potrebbe riattivarsi) e solo il 15% inattiva; il 4,2% riguarda frane da crollo, il 30% “colate lente”, il 7% scivolamenti e il 66% “creep” e/o movimenti superficiali. Sono questi i dati che Gerardo Colangelo, Presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata, ha presentato in occasione dell’incontro “Fenomeni di crollo: casi di studio e metodologie a confronto” che si è svolto presso il CNR di Tito Scalo alla presenza di liberi professionisti, accademici, ricercatori e amministratori pubblici.
La giornata di studio, Organizzata da IAEG (International Association Engineering of Geology), IRPI-CNR (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), IMAA-CNR (Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale), Università degli Studi della Basilicata e Ordine dei Geologi di Basilicata ha avuto come obiettivo primario quello di illustrare ed approfondire, attraverso l’analisi di casi di studio dislocati su tutto il territorio nazionale, le più recenti ricerche sui metodi e le tecniche per la valutazione dell’instabilità di pareti rocciose e del relativo rischio associato, con particolare riferimento alla gestione e salvaguardia di infrastrutture stradali, centri abitati e tutela di beni culturali. Importante il contributo portato dall’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa e dal Direttore Generale alle Infrastrutture Alberto Caivano i cui interventi hanno riguardato le azioni messe in campo nei diversi settori finalizzati alla tutela del territorio.
Abbiamo affrontato il problema – afferma Luigi Vignola, Vicepresidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata, tenendo conto dei diversi punti di vista: dal ruolo del libero professionista nella mitigazione del rischio idrogeologico, al monitoraggio, dalla progettazione degli interventi, alle problematiche di gestione di infrastrutture stradali soggette a fenomeni di caduta massi, mediante modelli di valutazione del rischio di crolli lungo corridoi stradali, con l’individuazione e la quantificazione dell’incertezza delle analisi di stabilità di pareti rocciose fratturate altamente instabili. Il forte impatto di questa tipologia di fenomeni sulla realtà quotidiana rende necessaria ed opportuna un’attenta attività di analisi, di studio e di confronto delle metodologie fin qui adoperate dagli esperti. Negli ultimi anni si è sviluppata una forte sensibilità nei confronti del rischio che il dissesto idrogeologico comporta per il territorio, soprattutto in una nazione come l’Italia, densamente abitata e geologicamente fragile.
Purtroppo il calo delle iscrizioni registrato dalle Università, le ristrettezza delle risorse economiche disponibili per la ricerca, la mancanza di una parco progetti da parte dei comuni e degli Enti, la preoccupante carenza di cultura geologica diffusa nel nostro paese, i ritardi della P.A. non favoriscono le condizioni per attuare una corretta messa in sicurezza del territorio.
Per Gerardo Colangelo, Presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata, è chiara l’importanza e l’urgenza di intervenire attraverso l’attuazione di piani di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, interventi che attraverso la messa in sicurezza del territorio, darebbero una importante risposta anche al mondo professionale e imprenditoriale. Parole che ripetiamo spesso, dopo ogni evento idrogeologico significativo ma che purtroppo non riescono a diventare un fatto concreto. In tal senso, le parole d’ordine sono sempre le stesse: prevenzione, manutenzione del territorio e delle infrastrutture, monitoraggio, sorveglianza esperta e diretta del territorio attraverso i presidi territoriali, insomma interventi sia strutturali che non strutturali capaci di ridare dignità al nostro territorio.