“Appare abbastanza evidente che abbiamo perso la bussola, non una proposta di politica agricola regionale si riesce ad ascoltare anche nei luoghi dove si dovrebbe, da chi a questo é preposto. Nel dicembre 2018 con gli Stati generali dell’agricoltura di Basilicata, oltre a fare il punto delle azioni concrete messe in campo fino alla fase conclusiva della legislatura precedente, avviammo la discussione sulla nuova PAC. Provammo a costruire l’avvio di una prima piattaforma della Basilicata agricola del futuro che potesse diventare baricentro di un “Modello Basilicata nel Mezzogiorno” che metteva basi solide nella relazione “Ambiente – Agroalimentare e Turismo” puntando sulla sostenibilità in linea con lo schema eco e green richiamato nella nuova programmazione e la resilienza come temi del futuro dell’umanità.”
Lo dichiara il Consigliere regionale Luca Braia, capogruppo Italia Viva.
“Ho presenziato all’intera iniziativa fiducioso che l’occasione dell’incontro sulla nuova PAC organizzato in maniera meritoria da CIA a Matera con la presenza dei rappresentanti nazionali ed europei, potesse essere utilizzato dal Governo Regionale a trazione Lega per la presentazione delle grandi linee di almeno una bozza della proposta politica agricola regionale. Invece ho ascoltato solo rimproveri ad associazioni e professionisti per scarsa qualità progettuale che mettono in difficoltà gli uffici, salvo poi non proporre nulla per migliorare.
Poteva essere il luogo utile sui cui tavoli di lavoro mettere le basi di una discussione che dovrebbe portare, entro la fine dell’anno, alla definizione della “Proposta Basilicata” da sostenere e realizzare anche, ma non solo, con gli strumenti della nuova programmazione comunitaria che, ricordiamo, potrebbe avere, causa Brexit, una dotazione almeno non inferiore al 10% sul PSR e del 3% sulla Pac che per noi significherebbero circa 100 milioni di euro in meno.
La mia attesa è stata delusa ma questo vale poco rispetto a quella della comunità lucana: nulla si é ascoltato rispetto a strategie e visioni che ci facciano immaginare una, quale che sia, direzione di marcia che la rappresentativa del mondo agricolo lucano e nazionale non ha neanche potuto percepire.
Allora ritengo utile rilanciare ancora oggi che sono tre i punti di partenza che devono diventare imprescindibili quali base di ogni proposta politica per il futuro agricolo, e non solo, della Basilicata.
L’agricoltura lucana deve continuare a poter vivere da protagonista assoluta dentro la strategia Regionale complessiva, di cui ancora non c’è traccia, facendo riferimento a risorse diversificate, regionali e nazionali, con una visione anche plurifondo, che si aggiungano a quanto sarà previsto dai programmi Europei.
Dalle intese appena concluse e da quelle da definire si stralci almeno l’equivalente del PIL agricolo regionale pari al 10% per sostenere e finanziare filiere, giovani, promozione, viabilità e infrastrutture utili a rendere accessibile le zone rurali (il 100% della Regione) da far assurgere a brand insieme alla Basilicata tutta e si instauri un fondo di garanzia e di solidarietà per i rischi climatici a gestione regionale.
Bisogna redigere immediatamente la carta vocazionale dell’agricoltura lucana, adesso che il sistema SIARB – messo in campo nel 2017 – è giunto alla quasi completa implementazione. Una carta utile a comprendere la localizzazione delle colture e delle aziende agricole lucane esistenti, dalla quale si possano comprendere i potenziali territori migliori per le colture e sulla base di caratteristiche agro-climatico-ambientali.
Dobbiamo assolutamente difendere il budget europeo per l’agricoltura ma soprattutto combattere per redistribuire in ambito nazionale, tra le regioni virtuose, le risorse non utilizzate oltre che lavorare in direzione della semplificazione da chiedere all’Europa e dell’autonomia regionale da difendere nella programmazione del Piano di Sviluppo Nazionale.
Se non c’è una strategia si prosegua, allora, decisi e determinati nel solco di quanto già fatto in questi ultimi 5 anni per continuare a sostenere, con la stessa intensità e risorse, le pratiche agronomiche sostenibili (integrato, biologico, sodo), stimolando anche le produzioni a residuo zero che rispettano e valorizzano la relazione “Cibo-Ambiente-Salute” che deve caratterizzare insieme alla cultura, alla nostra identità e capacità di accoglienza, l’offerta di una Basilicata competitiva e attrattiva. Questo deve diventare il nostro obiettivo principale.
Spiace che l’assessore all’agricoltura della Lega Fanelli, non esprima mai ancora oggi dopo 11 mesi, alcuna posizione politica né in Consiglio, né in occasione della visita del Ministro Bellanova. Neppure davanti a Salvini o all’incontro CIA. Si dimostri almeno aperto, insieme alla sua maggioranza e al suo Presidente, ai contributi di tutte la parti che sull’agricoltura hanno contenuti seri, frutto di anni di condivisione sul campo, opposizione compresa.
Organizzi immediatamente un ciclo di incontri pubblici sull’intero territorio di Basilicata per ascoltare il comparto agroalimentare e acquisire idee e riflessioni con cui costruire una posizione politica condivisa e le basi della riflessione sulla nuova programmazione.
La sfida dell’agricoltura lucana – conclude Braia – si potrebbe anche vincere almeno questa volta: potremmo utilizzare l’anno in più di questa programmazione attuale che la commissione europea ci sta concedendo. Potrà e dovrà essere l’anno in cui la nostra regione ci troverà pronti per cominciare a utilizzare la nuova programmazione, come accade per le regioni più performanti, a partire dal gennaio 2022.”