C’è anche Matera nel secondo episodio dello spot televisivo di Telecom Italia. Qualcuno potrebbe pensare ad una bufala ma in realtà la chiesa inserita in due immagini del passaggio pubblicitario che racconta la storia della pizza è proprio quella di San Giovanni Battista presente a Matera nella zona del centro storico, anche se la produzione ha utilizzato un’immagine riflessa, probabilmente per cercare di confondere i telespettatori. Ma l’artista materano Franco Di Pede ha prontamente scoperto il “trucco scenico” e ha segnalato alla nostra redazione questa curiosità che naturalmente farà piacere a quanti amano la città dei Sassi, materani e turisti. Chi preferisce ignorare le pubblicità televisive probabilmente non è al corrente che da sabato 25 febbraio 2012 è in onda il nuovo stop prodotto per la tv di Telecom Italia. Si tratta del secondo appuntamento del format denominato “La sorprendente storia d’Italia”, che conferma come protagonista Nicola Savino, conduttore radiofonico in coppia con Linus nella trasmissione “Deejay Chiama Italia” su Radio Deejay e attualmente impegnato in televisione alla conduzione del reality “L’Isola dei famosi” su Rai Due. Nicola Savino nelle vesti di un moderno navigatore del web racconta curiosi episodi della storia nostro Paese cercando e caricando testimonianze in rete grazie a Superinternet di Telecom Italia. E se nel primo episodio Nicola Savino è stato impegnato nella ricerca delle origini di Venezia, scoprendo che su internet è possibile ritrovare una storia davvero sorprendente per spiegare come si sono formati i suggestivi canali della famosa città lagunare, nel secondo il dj e conduttore televisivo confessa di “aver trovato su internet una video con una sorprendente storia sulla forma della pizza: nasce in un ristorante napoletano, dove la consegna ai clienti avveniva come il lancio di un frisbee. Il sistema fallì miseramente ma pur di non rinunciare alla pizza si inventò la consegna porta a porta”. Napoli è dunque la città in cui è ambientato il secondo episodio dello spot di Telecom Italia dedicato all’offerta Internet Senza Limiti di Telecom Italia. Ma nel corso del quindicesimo secondo, praticamente a metà spot, è la chiesa di San Giovanni Battista di Matera a fare da sfondo artistico alla scena rappresentata dai personaggi in costume. Durante i 30 secondi Nicola Savino dichiara di aver scoperto una storia sorprendente che svela la nascita del piatto italiano più famoso al mondo: la pizza lanciata come frisbee. Lo spot è dedicato all’offerta Internet Senza Limiti di Telecom Italia. La regia degli spot è di Marco de Aguilar, la scenografia è di Laura Pozzaglio, la fotografia è di Massimiliano Gatti. La produzione è di The Family. L’agenzia è Santo, con la direzione creativa generale di Sebastian Wilhelm, Maximiliano Anselmo e Pablo Minces. I direttori creativi sono Fabio Andreini e Corrado Cardoni. Tanto creativi da inserire un’immagine della chiesa di San Giovanni Battista di Matera in uno spot ambientato a Napoli, la terra dove è nata la pizza. Un passaggio molto rapido nello spot di Telecom Italia che potrebbe diventare un assist, sia pure involontario, per promuovere Matera a capitale europea della cultura nel 2019. Chissà cosa penserà di questa curiosa apparizione di Matera nello spot che ha girato per Telecom Italia il protagonista Nicola Savino, che ha ricevuto dal direttore responsabile di SassiLive.it un omaggio made in Matera: una targa celebrativa per i 30 anni di Radio Deejay con la skyline dei Sassi di Matera realizzata dall’artigiano materano Massimo Casiello in legno d’ulivo con tanto di logo di Radio Deejay personalizzato per la storica ricorrenza.
Michele Capolupo
In alto il video dello spot tv di Telecom Italia, nella fotogallery l’immagine dello spot in cui si può notare l’immagine della chiesa di San Giovanni da Matera riflessa in modo tale da confondere i telespettatori e l’immagine reale della chiesa di San Giovanni Battista di Matera.
Edificata nel 1233, detta anche Santa Maria La Nova ai Foggiali o delle Nove (Novarum Monialum), questa chiesa è tra i più importanti esempi dell’architettura medievale del sud Italia, ove è possibile ritrovare sia i motivi architettonici tipici del romanico, che i richiami orientaleggianti delle volte.
Durante la visita guidata si potrà ammirare, nella navata destra, l’iscrizione che attesta che fu proprio il Vescovo Andrea a condurre dalla Palestina a Matera una comunità di claustrali, dette le penitenti di Accon.
E’ stata la prima costruzione sacra a sorgere fuori le mura, accanto alla piccola chiesa appartenuta alla Confraternita del Cristo Flagellato o degli Artisti, venuta alla luce di recente per alcuni lavori di restauro.
Considerati poco sicuri per la posizione, la chiesa ed il convento furono abbandonati nel 1480, anno in cui i Turchi espugnarono Otranto, ove morirono numerosi materani accorsi in aiuto dei cristiani.
Le monache trovarono rifugio nei pressi della Cattedrale fino al 1695, anno in cui il Mons. Del Ryos la riapri al culto, col nome di San Giovanni Battista. Altre fonti riportano, invece, che fu l’Arcivescovo F. Zunica a riaprirla al culto nel 1796, riportandovi la parrocchia del rione San Giovanni Vecchio, ospitata per secoli in una malsana grotta nella sottostante e vicina Via S. Rocco.
Per migliorarne la staticità e per il crollo delle cupole, nel 1793 la chiesa ha subito drastiche modifiche, interne ed esterne, tanto che fu necessario spostare il portale d’ingresso, ritrovato durante recenti lavori nell’adiacente convento, in origine sistemato a settentrione, punto cardinale che nel Medioevo simboleggiava le tenebre.
Nella parte superiore dell’odierna facciata romanica è possibile osservare un timpano, al cui centro vi è un rosone fiancheggiato da eleganti colonnine pensili, ricche di figure zoomorfe. Al centro di quattro archi di sostegno, si può ammirare il portale d’ingresso, opera dei maestri Michele Del Giudice e di Marco Di Lauria, materano e leccese, molto ricco di decori e simile alla porta laterale della Cattedrale, detta dei leoni.
E’ giunta intatta la parte esterna dell’abside, ove, al vertice del timpano, vi è un angelo, un grande arco a tutto sesto con due elefanti ai lati, sorretti da mensole. A completare l’esemplare tipicità dello stile romanico, troviamo una bella finestra decorata, con colonnine e figure di animali, dalla quale, tramite una monofora verticale, prende luce l’abside.
Durante la guida vi colpirà l’atmosfera mistica e medievale dell’interno, a croce latina ed a tre navate, ove le colonnine quadrilobate sono ornate da bellissimi capitelli, uno diverso dall’altro, con figure antropomorfe, zoomorfe e vegetali. Per fortuna nel 1926 l’abate Marcello Morelli ha pensato bene di rimuovere gli intonaci barocchi, riportando l’interno alla sua primitiva sobrietà.
Sul primo altare della navata di sinistra, racchiuso da eleganti sculture, forse opera di Altobello Persio o della sua bottega, troviamo l’affresco del XVI di S. Maria La Nova, di anonimo.
Continuando, ecco la cappella dedicata ai Santi Cosma e Damiano, i Medici Martiri, le cui statue in legno con i sontuosi mantelli colorati di verde e rosso, nell’ultima domenica di settembre, vengono portati in processione con i caratteristici ceri votivi.
Nella stessa cappella vi è un dipinto raffigurante S. Antonio Abate, S. Domenico, S. Eligio, S. Cosma, S. Biagio, S. Vincenzo che circondano la Vergine in Gloria, un’opera del 1727 del bravo pittore materano Vito Antonio Conversi.
Più avanti, in fondo alla navata, in una nicchia è riposta una Pietà del 1888, in cartapesta, opera del materano Pasquale Calabrese.
Nella navata di destra troviamo la scultura di Ercole Reduzzi della fonte battesimale, eseguita nel 1929 e, infine, in un’appartata nicchia, vi è la statua in tufo di San Giovanni, opera di scuola materana del 1500, in precedenza posta nell’altare maggiore.
Sulla base di una colonnina della chiesa di San Giovanni Battista c’è una incisione che recita: DIE 29 DEC … INTERFECTUS EST COMES. Si tratta della notizia relativa alla uccisione del Conte Tramontano avvenuta la sera del 29 dicembre 1514, in occasione della messa del vespro.