Il Consiglio Nazionale della FIMMG esprime sconcerto per l’abbandono della Medicina Generale da parte delle Istituzioni a ogni livello, a partire dalla mancata fornitura dei DPI che nel nostro caso sono Dispositivi di Protezione Collettiva, per i pazienti che accedono ai nostri studi o che necessitano di visita domiciliare, per quelli più fragili in assistenza programmata domiciliare, per noi e le nostre famiglie, per poter attuare qualsiasi protocollo o linea guida a garanzia dell’assistenza.
La rimodulazione dei modelli dell’attività territoriale, relativamente alla regolamentazione degli accessi, al triage telefonico, ai processi di comunicazione tra servizi, sono stati ignorati vista l’esclusione della medicina generale ai tavoli decisionali regionali e aziendali nella grande maggioranza dei casi.
Richiede con decorrenza immediata l’effettiva dematerializzazione della prescrizione farmaceutica al fine di superare la necessità del promemoria cartaceo e le limitazioni relative all’invio telematico della ricetta o dei riferimenti alla stessa, nonché la necessità di ricetta rossa per molti farmaci, per evitare l’affollamento degli studi medici al solo scopo del ritiro della prescrizione ripetuta.
Chiede l’intervento del Governo rispetto alla semplificazione delle procedure di certificazione della malattia, della quarantena e dell’eventuale astensione dal lavoro dei soggetti più a rischio, al fine di impedire contatti a rischio evitabili o la richiesta di certificazioni non erogabili.
Il Consiglio Nazionale, sentite le proposte di linea guida relative alle misure di prevenzione da adottare negli studi medici, nelle sedi di continuità assistenziale e a domicilio per la protezione dei pazienti, dei medici e del personale di studio, alle procedure di triage, alle flow chart di intervento, all’utilizzo del telefono e altri sistemi ICT per entrare virtualmente nell’ambiente dell’assistito,
si impegna a riproporle autonomamente sul livello locale, soprattutto laddove con le Aziende Sanitarie non vi è stata alcuna collaborazione.
Visto il decreto del 9 marzo che all’articolo 8 istituisce le Unità Speciali di Continuità Assistenziale e condivide le linee guida elaborate dal Settore CA della FIMMG, ne chiede l’attuazione urgente, modulata sulla realtà epidemiologica locale, con il coinvolgimento dei Medici in Formazione quale attività equiparata al tirocinio, così come normato dallo stesso provvedimento per le sostituzioni dei medici di medicina generale che non possono lavorare.
Erasmo Bitetti, responsabile comunicazione FIMMG Basilicata: “Abbiamo finalmente delle linee guida con le misure di prevenzione da adottare negli studi medici e a domicilio per la protezione dei pazienti, dei medici e del personale di studio. Le ha predisposte il nostro sindacato visto che nessuno pareva preoccuparsi del territorio dove, secondo il prof. Galli dell’ospedale Sacco di Milano, va combattuta la vera battaglia perché gli ospedali, ormai al limite dei posti disponibili, dovrebbero essere considerati come le retrovie in cui portare i feriti gravi. In effetti noi medici di famiglia avremmo la possibilità di intercettare quei pazienti fortemente sospetti che, per i rigidi criteri fissati per l’esecuzione del tampone di conferma, rischiano di rimanere senza una diagnosi. Possiamo solo sperare che con l’obbligo di restare tutti a casa (sani e contagiati inconsapevoli) l’ondata di piena dell’infezione non travolga le regioni del sud come è accaduto al nord. La tecnologia e la telemedicina hanno forse l’ultima occasione per affermarsi nel territorio. A nostro parere l’importanza di queste linee di indirizzo è duplice: sul versante della sicurezza e su quello della tutela medico legale (si prevede ad esempio – pur senza dichiararla legittimo – il rifiuto di una prestazione sanitaria qualora il medico non sia fornito dei necessari dpi”.