Con un’operazione alla quale hanno partecipato circa 200 uomini della Polizia penitenziaria, 70 detenuti del carcere di Melfi, tutti della sezione “alta sicurezza”, che il 9 marzo scorso si erano rivoltati prendendo in ostaggio nove persone fra agenti di custodia e personale sanitario, sono stati trasferiti stamani in altri istituti di pena d’Italia. La rivolta era cominciata, come in decine di altre carceri italiane, per protestare contro le misure, come la sospensione dei colloqui con i parenti, adottate per contrastare la diffusione del coronavirus. I 70 detenuti trasferiti stamani, anche dopo aver rilasciato gli ostaggi, non erano rientrati in cella e la situazione di tensione era rimasta.
OSAPP: “Rivolta nel carcere di Melfi, lo stato e la legalità si riappropriano dell’istituto di pena”
Questa mattina, alle ore 7,00 circa, si è conclusa, da parte dei reparti di polizia penitenziaria una vasta operazione per il trasferimento di alcuni detenuti, i più facinorosi, dalla Casa Circondariale di Melfi ad altre sedi penitenziarie.
A dare la notizia è l’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del Segretario Generale Leo Beneduci, che aggiunge :
“le condizioni del carcere di Melfi dovrebbero essere ritornate nuovamente nell’alveo dei principi di ordine, sicurezza e legalità, anche se dobbiamo constatare – prosegue il leader dell’Osapp – che per raggiungere tale scopo sono servite maggiormente le segnalazioni e gli appelli del sindacato piuttosto che le verifiche e le puntuali disamine dei fatti gravi all’interno dell’istituto da parte del Provveditorato Regionale di Bari e degli organi dell’amministrazione penitenziaria centrale in Roma.
Peraltro – conclude Beneduci – ancora permangono nella struttura penitenziaria dissidi e sovrapposizioni tra i vertici interni che, potendo nuovamente incidere sulla funzionalità del carcere suggeriscono un concreto intervento, pena ulteriori rischi anche per la sicurezza, finalizzati all’avvicendamento di tali organi”.
Uilpa Polizia Penitenziaria: “Trasferiti 70 detenuti della sezione “alta sicurezza”, blitz della penitenziaria nella notte nel carcere di Melfi”
Con la rivolta messa in atto nella giornata del 09 us. dalla popolazione detenuta dell’Alta Sicurezza del carcere federiciano con il relativo sequestro di 4 agenti di polizia penitenziaria e 5 operatoti, lo Stato ha voluto dare una dura risposta con il ripristino delle regole interne, a dichiaralo è Donato SABIA – Segretario Regionale della UILPA Polizia Penitenziaria: “nella nottata sono state impiegate quasi 300 unità della Polizia Penitenziaria e numerosi mezzi, appartenenti al Reparto di Melfi, dei vari Istituti della Puglia e Basilicata e del GOM (Gruppo Operativo Mobile), tutte alle dipendenze dell’Ufficio Regionale UST – Coordinate dal Comandante del NIR (Nucleo Investigativo Regionale della Penitenziaria di stanza a Bari), unitamente al Comandante dell’Istituto Melfese”.
La delicata attività è stata eseguita con il supporto di ulteriori 100 unità appartenenti alla Polizia di Stato – Carabinieri – Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco, che hanno provveduto a presiedere il perimetro esterno del carcere e di supporto ai relativi convogli delle traduzioni programmate.
È stata blindata per una nottata la Città federiciana per il trasferimento di oltre 60 detenuti, personaggi di spicco della criminalità organizzata (SCU- Camorra- Mafia Siciliana e ndrangheta).
Conclude il Dirigente Sindacale – “lo Stato oggi ha vinto, è stato ripristinata la Legalità all’interno della Casa Circondariale di Melfi”
Operazione nel carcere di Melfi, Aldo Di Giacomo (SPP): “Una prova di forza dello Stato necessaria”
Il segretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, ha definito l’operazione che ha portato all’alba di oggi al trasferimento di 70 detenuti dal carcere di Melfi autori della violenta rivolta dei giorni scorsi “una prova di forza dello Stato necessaria. Speriamo – ha aggiunto – che si continui su questa strada perché bisogna mantenere alta la guardia in tutti gli istituti italiani, ancora di più in questo momento segnato dall’emergenza per il covid-19”.
“Nonostante l’Amministrazione Penitenziaria – siamo certi – sia convinta dell’altissimo rischio di diffusione anche nelle carceri del contagio da coronavirus -ha denunciato – dà disposizioni alla polizia penitenziaria di continuare il servizio anche in presenza di casi di probabile contagio. Tutto ciò mentre le 100mila mascherine annunciate dal Ministro Bonafede in Parlamento la scorsa settimana in occasione della comunicazione sulle rivolte negli istituti tardano ad arrivare e non risolverebbero comunque tutti i complessi problemi di sicurezza degli uomini e delle donne in divisa”.
“Se accade qualcosa sappiamo chi sarà responsabile. Qualcuno evidentemente si illude che nelle carceri è tornata la calma, ma purtroppo non è così. Siamo di fronte ad una situazione – aggiunge – di calma solo apparente e tanto meno sarà sufficiente l’arrivo del migliaio di nuovi agenti che dovrebbero essere formati e non mandati allo sbaraglio. Anzi per l’attuale personale penitenziario ci sarà un doppio compito da assolvere: controllare i detenuti e mostrare la massima attenzione perchè i giovanissimi neo colleghi non soccombano.
Continuiamo pertanto, come abbiamo scritto al Ministro dell’Interno Lamorgese e ai Prefetti – dice il segretario del Spp – ad essere fortemente preoccupati perchè le tensioni potrebbero riaccendersi con nuove proteste e rivolte.
Per Di Giacomo “due sono le misure straordinarie e prioritarie: l’utilizzo dei militari fuori delle carceri per consentire al personale penitenziario di poter svolgere il proprio lavoro in condizioni di serenità e soprattutto sicurezza; la dotazione di pistole taser ai gruppi di intervento del nostro Corpo”.
Blitz nel carcere di Melfi, intervento segretario regionale U.S.P.P. Puglia e Basilicata, Vito Messina : “Finalmente lo stato risponde”. Di seguito la nota integrale.
Come è noto in questo distretto si sono registrati gravi disordini. In alcuni casi si sono tradotte in vere rivolte, commesse da detenuti, forse guidati da una cabina di “regia”, la quale ha fatto lievitare l’angoscia sul coronavirus, sicuramente per avere altro effetto.
Sono venute fuori situazioni paragonabili a quelle dei film, che mai avrei sognato di immaginare, hanno demolito interi reparti detentivi e non solo, ne parla chi di fatti fu impiegato anni materialmente nell’apertura dei reparti alta sicurezza nel carcere della città federiciana, immaginate un pò quanta tristezza apprendere tutto questo disastro.
Solo chi ha vissuto, tuttavia, potrà raccontare l’orrore, la preoccupazione, lo sgomento e il grande coraggio del quale hanno dovuto armarsi per far fronte a tanta violenza.
Quanto è accaduto nei giorni scorsi si poteva evitarlo, considerato che altre strutture con problematiche simili ha fatto opera di prevenzione e non “solo” sono riuscite ad evitare tutto questo disastro, senza fare un passo indietro anzi ha difeso l’alto valore di appartenenza allo Stato.
Continua Messina, finalmente lo Stato ha dato una risposta forte, proprio questa mattina durante una vasta operazione di polizia “penitenziaria” tesa ristabilire l’ordine di e disciplina nella struttura , sono stati trasferiti circa 70 detenuti dalla sede di Melfi all’indirizzo di altre Strutture. Una giusta misura ritenuta una prima “risposta” a coloro i quali credono di demonizzare lo Stato Italiano ed il sistema carceri. Ci si aspetta ulteriori provvedimenti seri e concreti da parte della politica e dell’Amministrazione per le veemenze commesse e per gli ingenti danni degli organismi penitenziari” anche nel fare chiarezza per quanto accaduto nonché come è stata condotta situazione del tutta assurda. Sarebbe quanto meno opportuno che ha responsabilità dirette, dia una prova di coraggio e umiltà che non guasta, nel chiedere di essere assegnata ad altro incarico.
Come segretario regionale U.S.P.P. Puglia e Basilicata, nonché come poliziotto, mi è quantomeno doveroso congratularmi con i colleghi che in tutte le carceri hanno dato prova di attaccamento al dovere. Agenti anche se liberi dal servizio (ad esempio i colleghi di Foggia) hanno raggiunto la sede per evitare che la situazione degenerasse sempre di più, mostrando un’altissima professionalità, spirito di sacrificio.