Nel giorno che ricorda l’Unità d’Italia, era il 17 marzo del 1861, e lo spirito che allora portò a condividere i valori di nazione, la UGL Sanità chiede che vengano realmente varati provvedimenti urgenti e mirati a tutela di tutti gli operatori della sanità italiana che dal primo giorno sono impegnati a fronteggiare, su tutto il territorio nazionale, l’emergenza della diffusione del virus Covid-19. Sono queste donne e uomini a non avere un attimo di respiro nell’assistenza ai contagiati. 1.900 è il numero di medici e infermieri che hanno contratto, per assenza delle dovute precauzioni, il virus lavorando senza sosta nei vari presidi. Un numero destinato drammaticamente a aumentare in maniera esponenziale se non si porrà immediato rimedio. Si sbandierano cifre di manovre, si usano parole rassicuranti ma la guerra la continuano a combattere in prima linea gli operatori. “Non c’è nessun dato – dice Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Sanità – che ci consegni, a oggi, un po’ di ottimismo. Da più parti operatori della sanità, che non hanno lesinato dedizione e impegno, mettendo la propria vita avanti a qualunque interesse, lamentano l’inadeguatezza di mezzi di protezione consoni a una emergenza come questa. Scarseggiano o mancano camici, guanti e mascherine. Queste ultime spesso sono distribuite agli operatori nonostante non idonee alla loro attività, mentre quelle a norma, che potrebbero essere utilizzate, sono ferme dopo l’inopinato blocco commerciale alle frontiere di alcune nazioni produttrici. Perché si continuano mandare allo sbaraglio i lavoratori non capendo che la loro protezione è il primo strumento per assicurare a tanti cittadini contagiati adeguata assistenza? A questo punto la UGL Sanità non si limiterà più ai soli accorati appelli alle più alte istituzioni dello Stato. Siamo pronti a intraprendere qualunque iniziativa di tutela che serva a mettere in sicurezza, nel più breve tempo possibile, tutti gli eroici operatori della sanità impegnati in prima linea”.
Mar 17