Sull’emergenza Coronavirus il gastroenterologo materano Nicola D’Imperio, già primario all’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2014, ha inviato alla nostra redazione un’altra nota che contiene ulteriori considerazioni sulla vicenda sanitaria che sta creando il panico anche nella popolazione italiana. Di seguito la nota integrale.
Nicola D’Imperio: “Ospiti del pianeta Terra”
Poco meno di un mese fa c’erano i primi casi di contagio in Italia ed era stata creata la zona rossa del Lodigiano e poi di Vò Euganeo.
Gli uomini di scienza conoscevano il coronavirus già dagli anni sessanta del secolo scorso cheera responsabile dei comuni raffreddori, con qualche variazione clinica in più o in meno, con la piccola epidemia della SARS del 2003, che in Italia passò quasi inosservata. Molti infettivologi, epidemiologi e ricercatori erano ottimisti e lo ero stato io stesso, la stessa commissione tecnico scientifica del Ministero della Salute si era espressa contro le prime misure restrittive che in effetti sembravano più obbedire a giochi politici che a criteri scientifici, inoltre l’epidemia in Cina era già in calo con un numero di contagiati inferiore di gran lunga a quelli di una epidemia influenzale e con una mortalità di poco superiore.
Ma dopo qualche giorno si incominciò ad avere il sentore che questa volta il Coronavirus era cambiato, si stava comportando in modo diverso dal solito e in Italia in modo più aggressivo che in Cina. A tutt’oggi in Italia, con circa 60 milioni di abitanti, si registra un numero complessivo di contagiati di 28.000 (compresi i guariti e i deceduti), con una mortalità del 7,7%, mentre in Cina, dove l’epidemia sembra alla fine, con circa 1 miliardo e quattrocento milioni di abitanti, i contagiati sono stati 80.000 con una mortalità del 3%. La differenza è evidente! Non voglio prendere in esame tutte le possibili cause della maggiore aggressività dell’epidemia in Italia quali il maggior numero di anziani o i comportamenti più disinvolti degli italiani rispetto ai cinesi, ma affermo, senza ombra di dubbio, che è responsabile di ciò anche una mutazione nelle molecole dell’RNA del virus, cioè una mutazione genetica.
Sarà la ricerca scientifica a confermarcelo. Negli studi di ricerca scientifica si segue un metodo ben codificato nelle sue tappe: premesse, ipotesi di lavoro, materiali e metodi utilizzati, risultati, confronto con altre ricerche sullo stesso campo, conclusioni. Infine lo studio, prima di essere reso noto, va validato da almeno tre esperti internazionali del settore che, nella sua analisi, chiedono chiarimenti e fanno obiezioni ai ricercatori responsabili e solo quando è tutto ineccepibile lo studio viene reso pubblico. Una volta conosciuta esattamente la mutazione del nuovo coronavirus potrà stabilirsi una terapia e una prevenzione specifica. Ma i tempi per eseguire dei lavori di ricerca su questo nuovo virus secondo metodi scientifici non sono brevi e non ne basta uno solo.
Non dobbiamo meravigliarci se è cambiata la struttura di una particella submicroscopica; tutto il mondo, dacchè esiste, è soggetto a una continua mutazione dei patrimoni genetici degli esseri viventi e questo accade per riportare nella Natura un equilibrio che è stato in qualche modo cambiato da condizioni esterne, o ritrovarne uno nuovo. La Natura vive in un equilibrio perfettonella struttura dei singoli esseri viventi, non solo, ma èin equilibrio tra le diverse specie viventi, e infine tra questi e l’ambiente in cui vivono: tutto ciò è regolato dal patrimonio genetico. Faccio qualche esempio semplicissimo.
L’uomo, o almeno i suoi progenitori, sembra avere colonizzato la terra circa 70 milioni di anni fa.Le prime tracce umane risalgono a circa 2 milioni di anni fa, in Africa, e il colore della pelle era nero, poi è progressivamente migrato verso nord dove l’irraggiamento solare era inferiore e quel gene deputato a produrre la melanina, che determina il colore della pelle, è progressivamente mutato e la pelle è divenuta bianca perché non era più necessaria la melanina per proteggersi dal sole.
Ancora un esempio sull’evoluzione dell’uomo: 70 milioni di anni fa i primati erano a quattro zampe con dita prensili, animali notturni che si spostavano per brachiazione, cioè con le braccia da un albero all’altro, questo portò col tempo alraddrizzamento della colonna vertebrale e alla diminuzione progressiva della prensilità degli arti inferiori con sviluppo invece di quella degli arti superiori. Inoltre tra 15 e 8 milioni di anni fa un lungo periodo di freddo intenso portò alla trasformazione della foresta tropicale del centro Africa in savana e così si formò progressivamente l’homo abilis che non viveva più sugli alberi e che, avendo sviluppato l’utilizzo delle mani, incominciò a fabbricare utensili in pietra (2 milioni di anni fa), che progressivamente divenne homo erectus, più organizzato e che aveva imparato a usare il fuoco per cucinare e scaldarsi e che incominciò a migrare verso l’Europa e l’Asia, sino a 200.000 anni fa quando si sviluppò l’homo sapiens, o di Neanderthal,ancora più evoluto. Infine, 90.000 anni fa, comparve l’homo sapiens sapiens, cioè l’uomo moderno.
Durante questo lungo cammino l’uomo cambiò la sua morfologia, l’organizzazione sociale, le capacità intellettive, la capacità di sopravvivenza.
Tutti i cambiamenti dell’uomo sono avvenuti per trasformazioni genetiche, cioè il suo DNA mutava e questo continua tuttora.
Ma anche tutto il mondo vivente attorno all’uomo, le specie animali, quelle vegetali, i microorganismi, si modificavano progressivamente per mutazioni genetiche finalizzate a mantenere l’equilibrio non solo all’interno delle singole specie, ma anche tra le specie e tutto il mondo vivente. E, quando c’era un fattore esterno che cambiava in modo stabile,intervenivano, nel tempo, anche i cambiamenti genetici negli esseri viventi che erano in relazione con esso; tutto ciò finalizzato al ripristino o alla ricerca di un nuovo equilibrio. Tutto ciò continua ancora!
Come possiamo immaginare chel’aria che respiriamo, alterata dalla deforestazione del pianeta,dall’inquinamento con monossido di carbonio, con derivati azotati, anidride solforica, benzene, idrocarburi, i cosiddetti gas serra che determinano l’aumento della temperatura del pianeta, possa, oltre a determinare patologie più o meno note, non condizionare mutazioni più o meno veloci del patrimonio genetico degli esseri viventi allo scopo di ricercare un nuovo equilibrio naturale?
Come possiamo immaginare che l’acqua, elemento indispensabile per tutti gli organismi in percentuali che arrivano a superare il 95%,alterata dalle sostanze chimiche degli scarichi industriali e domestici, dagli antiparassitari dell’agricoltura, dalla plastica nei mari e nei fiumi, possa, oltre a determinare patologie e malanni più o meno gravi, non causare mutazioni genetiche atte a ricercare un equilibrio naturale?
Come possiamo immaginare che la cementificazione di vaste aree urbane, l’abbandono dei paesi dell’entroterra montuoso, il mancato controllo dei corsi dei fiumi e dei torrenti, l’inquinamento del suolo da parte di discariche abusive di prodotti antropici, industriali e nucleari, possano non soltanto non causare dissesti idrogeologici e malattie, ma anche non condizionare mutazioni più o meno veloci delle strutture genetiche?
Sottolineoche le mutazioni genetiche possono essere indirizzate in senso opposto, a volte possono portare un progresso, altre un regresso, l’importante è il ripristino dell’equilibrio, inoltre che più una struttura genetica è semplice, come quella di un virus a RNA, più sono facili le sue mutazioni!
In questi giorni la nostra vita è profondamente cambiata, l’informazione pubblica martellante è riuscita ad incutere paura negli italiani e a rintanarli in casa, le città spettrali ricordano la Milano descritta dal Manzoni durante la peste del 1630; c’è già qualche episodio di caccia all’untore tra cui condanno un episodio ignobile: la pubblicazione sui social della foto e dei dati di un medico dell’ospedale Miulli di Acquaviva che non solo ha contratto il virus per curare gli altri ma lo si deve anche trattare da untore. Non spetta ai social fare prevenzione del contagio ma agli organi istituzionali addetti e ricordo che il fenomeno degli untori durante la peste di Milano fu dettato dall’ignoranza! E si ricordino le parole di Manzoni e di Boccaccio: i danni causati direttamente dalle epidemie possono essere irrisori se paragonati a quelli indiretti. Non perdete l’umanità!
Questo periodo di quarantena globale deve servire per riflettere su come stiamo trattando il mondo in cui viviamo, comportandoci da padroni mentre siamo dei semplici ospiti e su come anche la pandemia del SARS-COV-2, con molta verosimiglianza, è una conseguenza del maltrattamento del nostro pianeta.
La storia ci dimostra che le pestilenze e le guerre hanno sempre avuto un effetto catartico, purificatore, la gente diventava migliore, disponibile, umana. Passata questa fase di riflessione prepariamoci anche noi a migliorare il mondo in cui viviamo!