Coronavirus, Unarma e Fns Cisl: “Più tutele per le forze dell’ordine, tampone per chi presta servizio in Basilicata” . Di seguito la nota integrale.
La morte di una carabiniere di 46 anni a Bergamo a causa del coronavirus (il secondo in poche settimane) ripropone in modo drammatico il tema delle condizioni di lavoro delle forze dell’ordine, particolarmente esposte al rischio di contagio. Nei giorni scorsi Unarma Basilicata (associazione sindacale dei carabinieri) e Cisl Fns hanno scritto al presidente della giunta regionale Bardi per sollecitare misure a tutela degli operatori di polizia e di soccorso pubblico. Le due sigle sindacali chiedono in particolare l’adozione di un protocollo che preveda il “tampone” o altra misura che certifichi la negatività al SARS-CoV-2 per gli operatori delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico che prestano servizio in regione. Una precauzione che Unarma e Fns Cisl giustificano con le caratteristiche del lavoro in squadre o pattuglie che rende altamente probabile la trasmissione del contagio tra colleghi e, di conseguenza, l’espansione dell’infezione tra la popolazione.
“In questo frangente particolarmente difficile a causa del diffondersi dell’infezione da coronavirus su tutto il territorio nazionale, è sotto gli occhi di tutti l’immane sforzo personale e professionale messo in atto sia da tutti gli operatori del servizio sanitario che da parte delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico”, spiegano Antonio Pagano, segretario generale di Unarma Basilicata, e Rocco Scarangella, segretario generale della Fns Cisl Basilicata. “Questi ultimi, in particolare, si stanno adoperando per verificare il rispetto delle disposizioni legislative e garantire, come sempre, l’ordine e la sicurezza di tutti i cittadini. Le donne e gli uomini in divisa impegnati sul campo, purtroppo, possono contare su una disponibilità minima di dispositivi di protezione individuale e l’indicazione è quella di utilizzarli solo qualora il rischio di possibile contagio sia evidente. L’esperienza ci indica che anche le persone asintomatiche possono, in maniera inconsapevole, veicolare il virus”.
Morte Carabiniere Massimiliano Maggi per Coronavirus a Bergamo
Una notizia terribile che la stessa Arma dei Carabinieri, sul suo profilo twitter ufficiale, ha voluto comunicare: un militare di 53 anni di Spezia è morto a causa del Covid-19. Il coronavirus si è portato via Massimiliano Maggi, maresciallo maggiore addetto alla stazione di La Spezia Principale. Maggi era ricoverato per il Covid-19; oggi se n’è andato. L’Arma lo ricorda dicendo che “la sua vita l’ha trascorsa dedicandola al servizio del suo Paese e alla sicurezza della acomunità affidata alla sua responsabilità”.
Il militare, continua il tweet dei carabinieri, “era padre modello di due ragazzi che oggi, nel giorno della festa dedicata ai papà, ne piangono la perdita”. Un lutto terribile che colpisce tutta la comunità spezzina.
«Il Comandante generale e tutta l’Arma – si legge in una nota – si stringono compatti intorno alla famiglia, alla moglie e in particolare ai due figli, che nel giorno dedicato ai papà ne piangono la perdita. Un maresciallo che credeva profondamente nel proprio lavoro, in particolare nel ruolo fondamentale di prossimità alle comunità svolto dalle Stazioni Carabinieri. E proprio dai primi anni ’90, dopo il periodo di formazione, ha prevalentemente prestato servizio alla Stazione. Dal 2011 presso quella di La Spezia Principale». «Una vita dedicata semplicemente, eppur così straordinariamente – prosegue il Comando generale dell’Arma – al dovere, alle Istituzioni, all’umiltà di servire ogni giorno il suo Paese e la sicurezza della comunità affidata alla sua responsabilità, finché oggi il virus si è portato via il suo respiro per sempre. Aveva 53 anni».